© Fotografia di Maria Pistoletti

Paolo Pistoletti, “Al di qua di noi” (Arcipelago Itaca Edizioni, 2023)

Paolo Pistoletti lavora nella biblioteca comunale di Umbertide. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. Nel corso degli ultimi anni, suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore e dalle Edizioni CFR. É stato condirettore della collana di scrittura, musica e immagine “La pupilla di Baudelaire” della casa editrice Le loup des steppes. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 – Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d’arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018). Al di qua di noi (Arcipelago itaca Edizioni, 2023) è la sua ultima raccolta. Ha di recente fondato e cura: ILCIPRESSOBIANCO.IT – un blog di poesia, dai prolegomeni all’oltre.

 

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[chi da per sempre
torna chi parte
sono]

 

Io che poi la strada
prende il mio posto.
Tu che poi io
via alberata
sostituisci me.
Che mi fui affidato
da nessuna pietà celeste.
Che chi ho qui ha di nuovo
male alle foglie, alle case
alle mura.
Che da fuori del temporale
ho già l’aria
di chi non c’è.
Dall’incessante giungo.
A lui ritorno.
Fine pena mai.
Si carica un altro mondo
da qualche altra parte
che non so. Così un altro io
che sarò stato
si sottrae dal mio nome.
Mi manchi all’appello mia dispersione
tra gli innumerevoli.
È l’ora
di non esserti più.
È l’ombra di andarsene.
Del mio tempo
verso dentro
una terra liquida
prima di nascere. Postumi dal cielo
amniotico
tra le acque rotte
mi ritrovo ogni volta
nato come dopo una sbronza
di dèi. Ancora un io vuoto
a perdere
un corpo
da ogni mio corpo come un estratto
da ognuno di me.
Mi succedo
dal mio sé.
Dal non ricordo oramai
di quante vite.

 

*

 

È notte il mondo fuori
è uno
schermo buio.
Ma ci moltiplicano i vetri
dove poso lo sguardo
per mille anche se non vedo
cosa ci sia
o ci faccia
la mia di quello che non sono.
Quando volto il mio
verso quello che non è in me
il mio verso più in là
dopo la sedia
– tra bicchieri bottiglie e vasi.
C’era una candela in cucina
per ogni volta che la corrente
partiva. C’era un punto esatto
dal quale la luce se ne andava
da quello che eravamo
tutto occhi.

 

*

 

È tutto un ritorno anche
se non sembra sarà
stata quella su quei binari
la grande ruota dell’essere
riportati qui.
Da di qua su rotaia la nostra
era fin dal principio
un solo luogo presso ogni io

che già stavo alla stazione centrale
di Firenze S. M. Novella con Francesco
in quella volta che si girava
come una terra senza mai
un mare
– d’erba
la nostra Umbria tutta intorno
all’ottantuno. Nell’Hannover
di un altro viaggio in un altro
giorno come di un’altra città
in noi dal fondo
del convoglio sempre più fino
al nostro vano. Chissà se esiste davvero
il nostro posto
ci chiedevamo come
da altre vite.

 

*        *        *

 

 

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© Fotografia di Maria Pistoletti