E spengo la luce e poi dormo. “Il corpo di mio fratello era morto, l’immortalità era morta con lui”...
Critica
ISSARE LE VELE VERSO L’ETÀ DELL’ORO: LA SPECIE STORTA DI GIORGIOMARIA CORNELIO E GIUDITTA CHIARALUCE «Via… usciamo dal centro...
Il seguente saggio si propone di suscitare un dibattito sugli attuali metodi di interpretazione artistica, la maggioranza dei quali si...
A cura di Antonio Fiori Massimiliano Bardotti educa lo sguardo e il respiro per vedere oltre la nebbia, nebbia che...
Davide Brullo - "Gries" (Nino Aragno editore, 2019)
Lettura di Clery Celeste
La poesia di Brullo non ci fa stare sereni. Se volete una poesia che non chieda, che non scavi nel dubbio, che non vi bruci, leggete altro, non leggete niente di Davide Brullo. Gries è una narrazione in versi che chiede continuamente attenzione, che passa dalla visione alla denuncia, alla folgorazione. Brullo è un creatore di mondi, dalla parola fa nascere creature animali e umane che convivono tra realtà e simbolismo.
I livelli di lettura di ogni singolo verso possono essere molteplici e contemporanei, la poesia di Davide ti trascina un verso dopo l’altro in questa foresta intricata di immaginazione. Non è però un verso che procede solo per costruzione di immagini: Brullo inserisce dialoghi, frasi che sono folgorazioni e denunce dal tono profetico. Stiamo assistendo all’utilizzo più delicato della parola, l’enunciato è un monito continuo. Nell’esatto momento in cui ci stiamo immergendo tra ghiacciai e giaguari ecco che irrompe un verso che apre la pagina, siamo costretti a tornare indietro. Come siamo arrivati a questo? Quando Brullo ci fa sentire al sicuro nella sua visione, la stiamo finalmente abitando anche noi, è esattamente quello il momento della caduta, e nella caduta o sentiamo freddo o sentiamo troppo caldo. Nella sua poesia non si sta comodi, non si sta mai a proprio agio.
Su “L’assedio” di Enza Silvestrini Ad alcuni sembra difficile parlare di un contemporaneo: come se non ci fosse spazio oltre...
ALEX RAGAZZINI
LA SISMA E AL SPE? (Il Vicolo, Cesena 2019)
Lettura di Clery Celeste
LA SISMA E AL SPE? (Il Vicolo, Cesena 2019)
Lettura di Clery Celeste
Alex Ragazzini in questa delicatissima rosa di quartine in dialetto romagnolo “L’ansietà e le spine” tradotto in italiano, pubblica Il vicolo (Cesena, 2019), affronta con capacità tecnica il sottile limite tra piacere e dolore.
La rosa è infatti il simbolo per eccellenza che manifesta bellezza e rischio; la rosa è bella da toccarne i petali, da annusarne il profumo ma ti ferisce se ti avventi incauto, si protegge con una linea verticale di spine. Questo di Ragazzini pare il percorso in versi di una formica che risale lo stelo: come spina dopo spina le poesie si snodano in una fatica che ha un sapore dolce-amaro, di tensione fisica fino al morbido dei petali. “Che cosa è che così ci danna/ Uguale al male infine?/ La fitta che ci pare lontana/ Il lieve toccarci delle spine.” Nelle poesie di Alex Ragazzini il poeta è un uomo piccolo, minuscolo, che si mette al servizio della bellezza. Pare che il poeta qui abbia una lingua tutta sua, ritirata al necessario, fatta di nodi semantici centrali, di pianeti attorno cui ruotare incessantemente. Pare una stessa poesia riscritta, rivoltata infinite volte. Ma cosa è la voce del poeta se non un cercare quel suono che rende riconoscibile la richiesta? Ragazzini con queste quartine risponde concentrandosi sui temi come “ansia, dolore, guadagno, giovinezza e vecchiaia, amore e perdita”, ci dice lui stesso dalla nota finale al libro.
Valerio Cuccaroni, con la sua prima raccolta poetica Lucida tela, pubblicata nel marzo 2022 nella collana “Nuova Poetica 3.0” di...
Riccardo Delfino Il sorriso adolescente dei morti Prefazione di Antonio Bux RPlibri, 2021 . Un bell’esempio di esordio felice, seppure...