A volte il mondo dei morti si mescola con quello dei vivi. The Others, Alejandro Amenábar, 2001 ...
Critica
Chiudere gli occhi può avere tanti significati: prima di tutto, non vedere più quello che succede intorno a noi...
Annamaria Ferramosca Per segni accesi Prefazione di Maria Grazia Calandrone Giuliano Ladolfi Editore, 2021 pp.92, euro 12,00 . Annamaria Ferramosca,...
NOTA CRITICA “L’impronta degli asterischi” di Claudio Pagelli. Mi è gradita l’occasione di esprimere alcune note critiche in merito all’ultima...
[…] Quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi,...
Presentiamo qui un estratto di una nota di lettura che sarà pubblicata nel prossimo numero cartaceo di...
A cura di Maurizio Casagrande La silloge della poetessa colombiana, in cui confluiscono testi inediti e liriche già incluse...
Luca Pizzolitto Crocevia dei cammini Pequod, 2022 – Il crocevia in cui arriva il poeta è il luogo dove nasce...
Antonella Vairano “Il mondo s’è fatto male”(CSA editrice, 2019)
Lettura di Clery Celeste
La scrittura di Antonella Vairano è un tamburo che batte costante. Non si ferma, non cede neanche per un attimo a mancare il ritmo. Il mondo s’è fatto male è un libro in cui potete leggere le poesie una di seguito all’altra, i versi spesso raggruppati per sezioni di due paiono dare una parvenza di leggerezza alla pagina, sembra arieggiata, lo spazio vuoto tenta di farvi respirare. In realtà a un certo punto sarete costretti a fermarvi, a fare marcia indietro, a ritornare sui testi. La Vairano è calibrata: vi trascina in un mondo che si è fatto male gradino per gradino, sentite la pesantezza della scala solo a un certo punto e vi chiedete come ci siete arrivati. Eppure non vi sembrava di esser scesi tanto.
Questa di Antonella Vairano è una poesia rivolta a un voi, c’è sempre un destinatario espresso nel testo, quasi per una necessità alla vocazione intesa come chiamata, come chiamata necessaria e ultima. La disperazione c’è ma è nel tono dei testi, come se attraverso la parola poetica ci fosse la necessità di una ultima chiamata al bene, di un ultimo grido possibile. “Guardate/ o non guardate/ che nasco figli/ di un cielo bianco./ Ora andate./ Voltatevi/ o non voltatevi/ a vedermi sparire/ con il coltello nell'osso temporale.”








