Federica Gullotta, “Why do you call me bad?” (Delta3 Edizioni, 2023) – Anteprima editoriale

Federica Gullotta nasce a Faenza (Ra), frequenta il Liceo Classico e si laurea in Sociologia presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna nel 2016. Pubblica il suo libro d’esordio, “La bestia viziata”, nel 2016 per LietoColle nella Collanina Apolide diretta da Mary B. Tolusso; il libro è finalista al Premio Maconi nel 2017. Nel 2019 viene pubblicata la seconda silloge poetica, “Gli angeli bianchi escono dai frigoriferi”, all’interno del libro a quattro mani con il poeta portoghese Manuel De Freitas presso EdB Edizioni nella collana Poesia di Ricerca diretta da Alberto Pellegatta.
Successivamente escono alcune sue poesie sulle riviste Gradiva e Il Segnale e su blog letterari online.
Ha partecipato come finalista al Cetonaverde Giovani e alle antologie “Planetaria (27 poeti del mondo nati dopo il 1985)” di Taut Editori, “Abitare la parola (poeti nati negli anni 90)” di Giuliano Ladolfi Editore a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello e “Pier Paolo Pasolini: 6 domande a giovani poeti” curata dai professori Angelo Fàvaro ed Eleonora Rimolo per Delta3 Edizioni.

 

*        *        *

 

Pur esponendosi autobiograficamente, la poesia di Gullotta non si piega su sé stessa, in un lirismo sentimentale o esclusivamente introspettivo, ma va in tutt’altra direzione, va verso il mondo, chiede e vuole il mondo, lo penetra, lo studia e lo canta, con toni a volte liquidi, onirici, e a volte roboanti, come di lamiere sconquassate da una tempesta.

(dalla prefazione a cura di Federico Italiano)

 

*        *        *

 

Non vogliono
il giovane e l’adulto arrossiscono
hai sempre vissuto in grandi città?
dovresti piegare le tue volontà
essere realtà senza vergogna
o non rivelarti
Disprezzi ciò che precipita?
Il corpo, il cervello in quali immondizie li getti,
in grandi immondizie?
Ti farai giovane e adulto
su una stessa strada stellata?
a chi devi perdonare questa
banalità?
Hai sempre vissuto in grandi città?

 

*

 

Come animale sento
e come sento, odoro
e odoro quello che penso
Come animale, un tempo
mi adoravano tutte le mani e tutti i
respiri
di freccia in furia
fra gli alberi sonori

Come animale spacco
e come spacco, celo
e celo quello che penso
Un tempo, orgogliosa come
un palo fulminato
e risoluta, scortecciata,
piena di umori
riavvicinai la terra
scoperta e lunga

 

*

 

Ecco che abbiamo dissolto la
cornice
che non abbiamo forma né
uguaglianza
stiamo appartati nella storia
stiamo appartati
in un rumore grandioso

ecco che ci riabilitiamo
la ragione è un’acqua mostruosa
come una lotta chiara e profonda
è così nitida questa fine