Stefano Simoncelli (Cesenatico, 1950). È stato redattore e ideatore con Ferruccio Benzoni e Walter Valeri di “Sul Porto”, una rivista di letteratura e politica che catturò negli anni Settanta l’attenzione e la collaborazione di poeti come Pasolini, Bertolucci, Caproni, Sereni, Fortini, Raboni e Giudici. Dal 2008 dirige a Cesenatico con Walter Valeri la rassegna internazionale di poesia “Il porto dei poeti”. Tra le raccolte poetiche, ricordiamo: Via dei Platani (Milano, Guanda, 1981 – Premio Internazionale Mondello Opera Prima), Poesie d’avventura (Roma, Gremese, 1989), Giocavo all’ala (Ancona, peQuod, 2004 – Premio Gozzano), La rissa degli angeli (1986-1996) (Ibid., 2006), Terza copia del gelo (Ancona, Italic PeQuod, 2012) e le plaquettes: Stazione remota (Milano, Quaderni di Orfeo, 2008), Le visite di nessuno (Milano, Il ragazzo innocuo, 2008) e Ho ripreso a fumare (Due Lire). Le ultime raccolte pubblicate sono Hotel degli introvabili (Ancona, Italic PeQuod, 2014) e Prove del diluvio (Ibid., 2017).
Stefano Simoncelli
da Confine Morigi
(inediti)
I
Cercavo di invecchiare con cura
e molta parsimonia. Cercavo
non ricordo più che cosa
inseguendoti di bufera in bufera
nella rovinosa avanzata degli inverni.
Può darsi che desiderassi ibernarmi
e la neve cancellasse le mie tracce
sulle aiuole e il fango dei giardini,
ma mi ritrovo qui contro un muro,
un altro muro e poi una piazza
o il rimpianto di una piazza
e più avanti una galleria
attraversata da ombre
incappucciate di gabellieri o monatti
che una di queste notti mi trascineranno via,
sempre e soltanto qui a respirare l’aria
che hai respirato mentre passavi
per caso o per sbaglio.
II
Io che non ho mai avuto rimpianti
rimpiango le occasioni perdute
arrivando qualche secondo
prima o subito dopo, ma mai,
dico mai, nel momento preciso
in cui passavi illuminando una strada,
una piazza o il buio di una vetrina,
fino al mattino di un’altra epoca,
altro secolo e millennio
in cui mi si sfila via
da non so dove la vita,
tardi forse, troppo tardi,
ma con che leggera destrezza
da prestigiatore o ladro di strada
attimo dopo attimo ti scippo al futuro
prima che sia notte per sempre il mio giorno.
III
E’ vero, non ci eravamo mai visti
o forse sì, soltanto di sfuggita
nella ressa di una festa
o nel foyer di un teatro
di qualche sogno mondano.
Un incrocio fortuito di sguardi
e via, uno a destra e l’altro a sinistra:
cosa rimane più tardi al risveglio?
Spesso la struggente nostalgia
per un cane o uno sconosciuto
spariti per sempre con il sogno,
ma io ricordo benissimo la volta
che ti ho vista dietro la vetrina
di una modista o cappelleria
in una antica via di Milano,
o qui, al confine Morigi
e come ti supplicavo
che non svanissi.
Ulteriori nediti sono stati pubblicati nell’agosto 2014 (qui)
Fotografia di proprietà dell’autore.