© Fotografia di Francesco Maggiore

Sergio Racanati – Inediti

Sergio Racanati (Bisceglie, 1982) è artista, performer, poeta. Vincitore del bando Italian Council XI edizione 2022, Ambito 3 – Sviluppo dei talenti. Nel 2022, unico italiano, ha partecipato al Public Program della ruruHaus di dOCUMENTA XV a cura del collettivo Ruangrupa con la sua opera filmica WOK/WAJAN. Nel 2021 ha esposto presso Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea a Matera con l’installazione ambientale To futureless memory – possibilità di un memoriale. Ha lavorato all’ interno di progetti di arte pubblica tra cui segnaliamo il progetto ZIP vincitore del bando Creative Living Lab del Mibac, a cura di G. Caroppo, realizzato a Barletta.
Tra le mostre segnaliamo: 2021 NA NA N FRASTEIR, a cura di P. Ugolini, presso AlbumArte, Roma; 2015 Imagining New Eurasia Project, presso The Asia Culture Center, Gwangju, Repubblica di Corea; Sound Scape; Multinatural Histories, a cura di M. Owens e O. Sourel, presso il Museum of Natural History, Harvard (MA). Partecipa nel 2012 alla 7° Berlin Biennal, all’interno del progetto Preoccupied presso il KW Institute for Contemporary Art, Berlin; e in Brasile alla Bienal del Fin del Mundo / Mar del Plata _RA e alla 14a Biennale di Curitiba.
Ha pubblicato: Live for the moment not the memory (Versante Ripido, 2021).
Molti suoi componimenti e testi critici e saggi sull’arte contemporanea sono presenti in diverse pubblicazioni su riviste online tra cui Macchine, per la sezione Forme, curata da Manuela Gandini.

 

*        *        *

 

tra scorpacciate di datteri e litri di Luban
sono emerse le crepe distopiche
della Gabbia dorata
nella costruzione di una catalogazione
di gioielli falsi
-come qualcuno nella
Parigi dei fumi di assenzio aveva scritto-
attraverso le macerie
di un archivio
composto da soggettive multiple
istantanee
come carotaggi
alla ricerca del petrolio
più vicino possibile

 

Muscat/Oman
10112023

 

*

 

indice una sommaria
stesura di note
sbiadite su un’autostrada
di lacrime di Luban

torbida vacanza
tornare indietro sul nastro dei bagagli
ispezionare la pelle
e poi
sciogliere le lingue nelle storie

la lunga veste bianca
addormentata nell’acqua salmastra evaporata
ultimi grani inchiodati sulla parete
tendaggi bruciati dai 44 °C
-oasi dei cuori deambulati-
senza calce
senza odori
senza neppure le urla
dei diari segreti bruciati

 

Muscat/Oman
13112023

 

*

 

benedico Allah e tutte le stelle del Firmamento
ridendo a crepapelle
per avermi fatto fare questo ennesimo viaggio negli inferi

un carotaggio nella pochezza umana
smaltata di ori
avvolta nei fiumi di Luban
inzuppata di cattiverie

il tutto
in nome del Dio in Terra
dentro una fotografia multipla
affissa su qualsiasi parete

mitologia dello strazio
del ricatto
e
dello sfruttamento
di colonie che pregano sul fallo di Shiva
raccogliendo le briciole per restare schiavi dentro le Gabbie dorate

un impero
senza megafoni
disgrazia sussurrata al mondo
troppo impegnato su altri fronti

perversa la Fiaba della democrazia parlamentare
presieduta da mussar tempestati di pietre
Direi
-forse plasticaccia di terzultima categoria
Ma sapientemente copiate nell’amica Cina
per intercessione dell’India

candore post globalizzazione
catrame oggi
-quel turbante-
parente del precedevate
corte di ragazzi sedotti e intrappolati negli scacchi
diseredati del Cielo e dalle calotte glitterate

primo
-ma sicuramente-
ultimo nella classifica su questo lembo di terra
tutto si importa
tranne il testosterone
venduto a barili
nelle aste globali

processi di edificazione
come processi di purificazione
spazio provato
spazio pubblico
o spazio sociale
Stato di sacrilegio

ritrovamento
di chincaglieria
posto sotto controllo da 4 telecamere
spiattellate su maxi schermo

segnale di assenza
laser e scannerizzazioni delle anime
vendute per una verginità
persa dietro le dune di sabbia
alla ricerca delle radure verdi

mito
mitologia
del potere
occhio supremo
di tazzine da caffè
donate dopo l’ennesima stretta di mano
mentre altre donne venivano
sfondate a colpo di batacchio per sfornare altra
miseria per il campo da gioco

linea di demarcazione
e vedo veli neri piangere
affacciati alle finestre
e
maschi chiudere il bunker
e attaccarsi alla bottiglia sgasata
di una qualsiasi
lemonsoda

 

Muscat/Oman
08112023

 

*

 

Fra i destini strani annoveriamo-
in questa notte di stelle filanti
di trenini allucinanti
nastrini rossi annodati nelle anatomie dei corpi disassemblati-
il vissuto dell’umanità
dentro una successione di crisi supreme

il mondo
-nella sua totale disgrazia-
trainato dalla moltitudine storpia
arranca la sua sopravvivenza
tra fuochi d’artificio
e
fuochi di mitragliatrici
tra sofisticati perlage
e
bocche secche e arse
tra piatti sbrodolanti di grasso
e ventri saziati con poche briciole
tenuto insieme nella speranza di superare l’ennesimo rito di passaggio consumato
tra strategie di marketing e speranze di wellness

si chiude
si apre
con queste parole il testamento politico della crudele specie
dotata di sapienza

pochi sparuti uomini e donne
consegnati alla Storia
godono privilegi

sopravvivere a sé stessi
è l’acrobatica scommessa dell’epitaffio da consegnare al futuro

una impermanente scultura
nell’olimpo di instagram

cosa resta di questa Terra
nella notte del travaglio
più lungo dell’anno
nella sottrazione e nell’addizione simultanea
nell’elaborazione dell’ennesimo fottuto algoritmo?

 

*        *        *

 

La personale ricerca artistica sviluppa all’interno della moltitudine di relazioni, idee ed esperienze volte a generare connessioni con il materiale fragile dell’umanità, affrontando la questione degli spazi del sensibile, dei processi comuni e comunitari. In questo quadro la mia pratica guarda alla sfera pubblica e agli immaginari collettivi come luoghi di indagine privilegiati poiché anche i confini dell’arte si sono progressivamente dilatati in uno spazio plurale e trasversale.
Alla base della ricerca (che formalizzo attraverso la scrittura, la performance, l’installazione, cinema) vi è un interesse per le scienze sociali, per gli eventi storici, per la cultura popolare e la cultura di massa, visti attraverso una lente quasi etnografica.
La mia scrittura è una scrittura performativa e performante, fatta di bagliori, immagini in dissolvenza, percezioni fugaci di un mondo compromesso da catastrofi sociali, umane, emozionali, politiche e ambientali.
Intendo la mia scrittura come un possibile archivio espanso di una comunità coinvolta nel suo stesso farsi e disfarsi. Una scrittura come pratica civica, non solo civile, come dispositivo espanso, trasversale e orizzontale, capace di poter ripensare la relazione autore/fruitore non più in un’ottica binaria ma plurale che possa intersecare saperi ed esperienze altre volte a generare nuovi paradigmi e immaginari sociali e culturali.

Sergio Racanati

 

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photo Credit: Courtesy Sergio Racanati, foto di Francesco Maggiore, immagine di ricerca per CANTIERE EVENTO, Ex Biblioteca Sagarrisa Visconti, Bari, 2002.