Pietro Romano (Palermo, 1994) si è laureato in Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi su Nino De Vita. Ha pubblicato alcune raccolte poetiche, tra le quali Fra mani rifiutate (I Quaderni del Bardo, 2018) e Case sepolte (I Quaderni del Bardo, 2020- pref. di Gian Ruggero Manzoni, postfazione di Franca Alaimo), quest’ultimo classificatosi tra i libri finalisti del Premio Mauro Prestigiacomo. I suoi versi sono stati tradotti in russo («Мой дом — до молчанья», “La mia casa è prima del silenzio”, Free Poetry, 2019, con pref. e traduz. di Olga Logoch, collana di poesia italiana a cura di Paolo Galvagni, traduzione di Fra mani rifiutate), greco, catalano e spagnolo, e inseriti nell’antologia Le parole a quest’ora (Free Poetry, 2019, a cura di Paolo Galvagni).
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Feriti dall’acqua è in uscita da peQuod nella collana ‘portosepolto’ diretta da Luca Pizzolitto.
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Luce di dentro, soglia inesausta del passo.
Mi vedo oltre il sentore che a ogni varco o stanza,
come guardi, io per voi ancora non sia:
come addentro uno sguardo coagulato
su un corpo che muore.
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Refoli di vento, pagine in ombra,
nel fango radici respirano
il tempo della vita
quando ancora a notte era accetta
una nostalgia d’asfalto bagnato,
la resa al silenzio che rompeva
il centro del verso, il chiuso di Dio.
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Questa la terra irreale, questa la viola
sfiorita senza il tempo di quando ti guardo.
Dici del sole che affonda nel chiasmo
di stelle e notti lontane, del volto che alberga
nell’onda come in tanto silenzio la veglia
del lume che sfoca il lenzuolo dopo
per anni avere sostato dentro l’occhio
che posa fra luce e luce.
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Acque di confine agli amen del vento,
in voi si dirada la lontananza, viso
di madre che spezza il nostro dormire.
L’ho vista tornare alla sua veglia,
riconoscermi figlio, poi andare.
Negata alla vita, dissetare il respiro.
Adesso che ogni altrove si è spento
e ogni volto è qui convocato,
addormentate questi occhi devoti
alle candele: destatevi nelle voci
di dentro.