Maria Pina Ciancio, “D’argilla e neve” (Giuliano Ladolfi editore, 2023)

Nota a cura di Annamaria Ferramosca

Percorro le pagine di questa ultima raccolta della poetessa di origini lucane Maria Pina Ciancio e mi convinco di come sia possibile un canto limpido dedicato alla terra delle origini, che non sia edulcorato da eccessi nostalgici e/o soste paesaggistiche, ma solo incentrato sull’imprinting  sedimentato nell’interiorità di chi scrive. E argilla e neve sono la materia che l’autrice sceglie per esprimere il contrasto  tra la dimensione materna della propria terra, densa di simboli e memorie, ma dalla bellezza facile a disfarsi come l’argilla, e quello stato  di disorientamento che il vivere sradicati fatalmente comporta, come durante una tormenta.

Le perdiamo ogni giorno le certezze di noi  – afferma Ciancio- / oltre la terra dei padri e il paese, e questa evanescenza delle nostre certezze porta inevitabilmente alla consapevolezza dell’effimero che siamo, costretti ad assistere all’inaridirsi della vita e alla perdita della sua grazia. Una sorta di amarezza nel vedercii diventati qualcos’altro, qualcosa di diverso da quel che si poteva essere restando nella terra delle origini, sogno destinato a svanire.

Con una consumata sapienza lessicale e grande dominio del ritmo la poetessa costruisce testi di grande impatto emotivo, dove i titoli sono anche frasi assertive o folgoranti citazioni di autori amati, come nel testo di pag.19,  dove la lapidaria frase di Cioran: L’attributo dominante della saggezza è il disincanto, introduce la figura – folgorante come un mito – dell’uomo sul muretto che ingoiava stelle in mezzo ai boschi per suo figlio nato muto, a dirci che da qualche parte esisterà pure un umano prodigioso, per cui vale la pena sentirsi vivi e non consegnati alla rassegnazione .

Il paese originario, dove è trascorsa infanzia e giovinezza, diviene dunque terra dell’anima, centro del mondo, luogo-ossessione da cui si parte e cui si torna ogni volta, conservandone nella carne lo stigma.. E lo starne lontano è vissuto come un lutto emotivo, così devastante da deformare lo sguardo sul mondo, perché si sente di esistere come con una mutilazione, con un corpo sgraziato e muto, incapace di sguardo poetico e di canto, avendo perduta la vitale capacità visionaria.

Eppure l’argilla del luogo originario paradossalmente può riuscire a trasmutare la sua componente metaforica di fragilità in resistenza, poiché sono proprio le radici a nutrire e fortificare cuore e mente con una linfa misteriosa che protegge e sutura le ferite del vivere. É forse  questa la chiave di magìa dei contadini  per entrare nel mondo, di cui parla Carlo Levi, che Ciancio sapientemente ricorda.

La poetessa trova poi una modalità di resistenza decidendo di allontanare volontariamente il fardello delle memorie con l’unico mezzo possibile, quello dell’aprirsi concreto alla fratellanza, all’incontro largo.  Ed è questa la luce che la Poesia, nonostante ogni privazione esistenziale, è sempre capace di proiettare sul mondo, suggerimento che  la realtà tormentata dell’oggi non può non seguire.

Così la salvezza dalla neve che destabilizza non può che essere quella data dall’incontro, anche quello dell’amore di coppia, quando esso è capace di insegnare la casa e soprattutto far rinascere nella parola. Sono queste due altissime espressioni poetiche, che da sole rendono memorabile la raccolta.

Quanto mai adeguata poi la scelta di chiudere il libro con cinque poesie in dialetto lucano, che in forma di brevi luminose fiabe schiudono un tempo-spazio andato, denso di note umanissime, a sottolineare il senso primo di questa poesia.

 

                                                                                Annamaria Ferramosca

 

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Maria Pina Ciancio di origine lucana è nata in Svizzera nel 1965. Trascorre la sua infanzia tra la Svizzera e il Sud dell’Italia e da qualche anno vive a Roma nella zona dei Castelli Romani. Viaggia fin da quand’era giovanissima alla scoperta dei luoghi interiori e dell’appartenenza, quelli solitamente trascurati dai grandi flussi turistici di massa, in un percorso di iappropriazione della propria identità e delle proprie radici. Ha pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla saggistica. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo ‘Il gatto e la falena’ (Premio Parola di Donna, 2003), ‘La ragazza con la valigia’ (Ed. LietoColle, 2008), ‘Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro‘ (Fara Editore 2009), ‘Assolo per mia madre’ (Edizioni L’Arca Felice, 2014), ‘Tre fili d’attesa‘ (Associazione Culturale LucaniArt 2022), ‘D’argilla e neve’ (Ladolfi Editore, 2023). Nel 2012 ha curato il volume antologico Scrittori & Scritture – Viaggio dentro i paesaggi interiori di 26 scrittori italiani. Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in cataloghi, antologie e riviste di settore. Recentemente è stata inserita nelle collettive: ‘Orchestra’ (a cura di Guido Oldani) LietoColle 2010; ‘Il rumore delle parole – 28 poeti del Sud’ (a cura di Giorgio Linguaglossa), Edizioni EdiLet 2015, ‘Sud – Viaggio nella poesia delle donne‘ (a cura di Bonifacio Vincenzi) Edizioni Macabor 2017, ‘Il sarto di Ulm, Bimestrale di poesia’, Macabor Editore, luglio-agosto 2020, ‘Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020′ (a cura di Mario Fresa), Società Editrice Fiorentina 2021. Ha fatto parte di diverse giurie letterarie, ha vinto svariati premi e al Festival Internazionale di Poesia in Versi, in occasione del Premio Nazionale di Poesia “Calabria-Veneto 2023” I edizione, le è stato conferito il Premio alla Cultura per la Poesia. È presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt e su internet cura il Magazine LucaniArt. Sito web: https://cianciomariapina.wordpress.com/

 

Annamaria Ferramosca nasce in Salento, a Tricase, alla confluenza dei mari Adriatico e Ionio, di fronte all’Albania. Frequenta il Liceo classico a Lecce. In questi anni inizia la sua passione per la letteratura antica, soprattutto per la poesia degli autori greci e latini, ma ben presto scopre anche i contemporanei. Uno studio che proseguirà poi senza pause, contemporaneamente mettendosi alla prova con la scrittura poetica. Da sempre affascinata dal mondo naturale, decide di proseguire gli studi universitari nel campo della Biologia. Si trasferisce a Siena dove si laurea brillantemente in Scienze Biologiche. Si trasferisce a nel 1970 a Roma, dove si sposa e ha un figlio, cui mette nome Manuel in omaggio alla poesia spagnola contemporanea che in quel periodo monopolizza la sua lettura. Per molti anni insegna Scienze Naturali nei Licei romani. Intanto studia Fitoterapia e si specializza in Scienza dell’Alimentazione, abbandonando poi l’insegnamento e dedicandosi al lavoro di Nutrizionista e contemporaneamente alla scrittura, mai abbandonata, di poesia. Decide di pubblicare solo dopo uno sterminato chilometraggio di letture poetiche e su sollecitazione del poeta Plinio Perilli, che introduce e presenta la sua prima raccolta dal titolo Il Versante Vero, nel 1999. Dopo l’esito lusinghiero di questo suo libro d’esordio. che ottiene il Premio Opera Prima Aldo Contini Bonacossi, pubblica negli anni le successive raccolte. Con il volume Curve di Livello, edito da Marsilio nel 2006, che riceve numerosissimi riconoscimenti dalla critica, l’autrice diviene nota nel panorama italiano poetico contemporaneo. Le recensioni critiche evidenziano nel loro complesso la capacità della poetessa di evocare, con un linguaggio originale che fonde impronte di classicità e richiami dalla scienza, la visione possibile di un’umanità capace di abbandonare l’errore per volgersi verso l’incontro solidale planetario. Consistente si fa negli ultimi anni anche la sua attività di scrittura critica su poeti contemporanei e la collaborazione con riviste di poesia, anche in rete, come La ClessidraPoesiaGradivaLa Mosca di MilanoLe voci della LunaPoieinBlanc de ta nuqueRebsteinCarte AllineateNeobar, e sul territorio con l’Associazione culturale romana Villaggio Cultura-Pentatonic. Ha fatto parte della redazione del portale Poesia2punto0.com, dove è stata ideatrice e curatrice per molti anni della rubrica Poesia Condivisa. L’incontro con il poeta ed editore Alfredo de Palchi è decisivo per diffondere la sua poesia in terra americana e in ambienti anglofoni grazie alla pubblicazione, nel 2009 per Chelsea Editions, del volume antologico bilingue Other Signs, Other Circles nella prestigiosa collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti (traduzione della poetessa irlandese Anamaría Crowe Serrano). Altri suoi libri pubblicati sono: Il versante vero (Fermenti, 1999), Porte/Doors (Edizioni del Leone, 2002), Paso Doble (Empiria, 2006), La Poesia Anima Mundi (puntoacapo, 2011), Ciclica (La Vita Felice, 2014), Trittici – Il segno e la parola (Dot.comPress, 2016), Andare per salti (Arcipelago Itaca, 2017), Per segni accesi (Giuliano Ladolfi Editore, 2021), Luoghi Sospesi (Puntoacapo Editrice, 2023). Suoi testi sono inoltre presenti in numerosi volumi collettanei e antologie. Ha curato la versione poetica in lingua italiana delle poesie dell’autore romeno Gheorghe Vidican nel volume antologico 3D – Poesie 2005- 2013 (CFR, 2015). Ha presieduto il Premio di poesia De Palchi-Raiziss e fatto parte delle giurie dei Premi: Davide Maria Turoldo, Don Milani, Il Giardino di Babuk. Si sono interessati alla sua poesia: Franca Alaimo, Luca Benassi, Donatella Bisutti, Maria Grazia Calandrone, Luigi Cannillo, Marcello Carlino, Manuel Cohen, Antonio Devicienti, Donato Di Stasi, Marco Ercolani, Francesco Filia, Antonio Fiori, Elio Grasso, Stefano Guglielmin, Gianmario Lucini, Dante Maffia, Luigi Manzi, Gregory Pell, Plinio Perilli, Alfredo Rienzi, Anna Maria Robustelli,Paolo Ruffilli, Fabio Simonelli, Donato Valli. (vedi dettagli in Bibliografia). Numerosi testi in traduzione inglese appaiono sulle riviste: Gradiva, Freeverse, World Literature Today, Inverse, Salzburg Poetry Review, Italian Poetry Revue, Fire. Testi tradotti anche in francese, spagnolo, greco, romeno, arabo, sono pubblicati su riviste straniere, anche on line (vedi Bibliografia). Sono di recente pubblicazione Sud I Poeti-Annamaria Ferramosca-Poesia per “riscrivere vita”, volume monografico critico per le edizioni Macabor,2022 e due libri di poesie scelte: Volver a escribir la vida per la Casa editrice argentina Abisinia Editorial, 2023 (traduzione di Antonio Nazzaro) e Va veni Oceanul per Editura Cosmopoli, 2023 (traduttrice in romeno Eliza Macadan). Sue letture registrate di poesie sono conservate a Firenze, nell’Archivio della Voce dei Poeti, a cura di Multimedia. Ha collaborato con l’Accademia Nazionale di Danza per l’evento DanzANDo sull’Appia Antica https://www.youtube.com/watch?v=sc9bGrgJZZo Dal 2019 è Voice Ambassador di Italia e Puglia per il progetto Poetry Sound Library, mappa sonora che diffonde in rete le voci di poeti da tutto il mondo. Nel 2021 riceve il Premio Internazionale IPLAC Voci Città di Roma e nel 2022 il Premio alla Carriera conferitole dalla Giuria del Premio Paesaggio Interiore, Iesi (AN).