Maria Azenha è nata nel 1945 a Coimbra, in Portogallo. Si è laureata in Scienze Matematiche all’Università di Coimbra. È stata docente universitaria a Coimbra, Évora, Lisbona e presso la Scuola d’Arte “António Arroio”. È membro dell’Associação Portuguesa de Escritores e della Fundação Lusíada dal 1986. Dal 2014 è membro onorario del Nucleo Accademico di Lettere e Arti di Lisbona. Scrittrice e poeta, il suo primo libro è Folha Móvel, pubblicato nel 1987 dall’editrice Átrio. Il suo ultimo libro, Num sapato de Dante, è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice brasiliana Escrituras. In uscita in Brasile le pubblicazioni As Mãos no Fogo e A Casa de Ler no Escuro (edizione bilingue portoghese-spagnolo). I suoi testi sono presenti in varie antologie sin dal 1982. Collabora regolarmente con il sito Triplov (triplov.com), attraverso la Revista Triplov de Artes, Letras e Ciências.
Maria Azenha
da De amor ardem os bosques
traduzione dal portoghese di Daniela Di Pasquale
*
Não sabes, leitor, como estou rodeada de silêncio
há uma ave onde este texto se apoia.
fecho os olhos, e o poema traz para este lugar
o búzio dos cofres
escrevo em filigranas de ar
secretas harpas de sombras
onde as primeiras letras ousam pousar.
durante anos treinei o lúmen do coração
em cântaros de sol subindo os primeiros degraus
depois habituei-me à confidência das aves
pousadas na inteligência dos bosques
movidas a vento e água,
acácias entre mãos
por último a ciência da respiração
no sumo das auroras
Non sai, lettore, come sia circondata dal silenzio
c’è un uccello dove questo testo si poggia.
chiudo gli occhi, e la poesia porta in questo luogo
il suono di conchiglia degli scrigni
scrivo in filigrane d’aria
segrete arpe d’ombra
dove le prime lettere osano posarsi.
per anni ho allenato il lume del cuore
in anfore di sole salendo i primi gradini
poi mi abituai alla confidenza degli uccelli
posata sull’intelligenza dei boschi
mossi da vento e acqua,
acacie tra le mani.
infine la scienza dei respiri
del succo delle aurore
*
Estou na página. neste falso regaço materno
neste assombro de navegar e dar a volta ao mundo
da maneira mais estranha
as crianças vêm aconchegar-se aqui
quase sempre tristes,
esmagam a luz nos olhos
de tanto sonho e escuridão
só quero sentir esta luz. esta luz que amei
e perdi
Sono sulla pagina. in questo falso grembo materno
nello sgomento di navigare e fare il giro del mondo
nella maniera più strana
i bambini vengono a rannicchiarsi qui
quasi sempre tristi,
calcano la luce negli occhi
per tanto sogno e buio
voglio solo sentire questa luce. questa luce che amai
e persi
*
Recordo os roseirais do tempo, as esmeraldas, as suas memórias
o verde é a cor das árvores seculares impenetráveis
ouço as noites cantar pelos campos dentro dos cedros
a morte acende dois castiçais movendo a pupila dos olhos
de um lado para outro há um agitar alto de crateras
a lua abre os lençóis da luz aos lábios dos vulcões da noite
poemas que se entranham noutros poemas dentro da aragem
e fundem-se as vozes dos jardins das corolas
anjos da eternidade pedalando para sempre
cantando em aéreos violinos o perfume dos lilases
encontro-me na posição da chama que se desliga do corpo
sou uma paisagem vertical e grande
atravessada por um instrumento cirúrgico
sou uma limalha de sons uma borboleta ávida
que magneticamente atrai outras palavras ao tato e à vidência
um renascimento uma lembrança uma vocação tremenda
pontos de água e fogo alimentam a boca-ânfora de uma criança
amor é o seu nome, um abstrato nome.
em grandes bosques do silêncio eu amo esta criança
dentro da aurora infantil dos seus dedos
pelas ramagens verdes o fresco fulgor das galerias de sombras
o mistério atravessa-a numa pedra acesa
da sua boca brota o arbusto de um relâmpago uma flecha
em todo o seu lento e científico clamor
oh secretos lábios da minha amada infância
que rebenta em magnólias incendiadas em flor
e quando me inclino sobre os diques dos poentes
o fogo me recolhe em seus barcos de licor e mel
caio brutalmente latejando numa gruta aberta
perdida entre as altas torres das cidades
e as suas negras portas
os objetos parecem vozes nas pontas dos lápis
lá fora os semáforos estão cheios de fórmulas
apagamos as mãos mutilando os gestos
pela noite descem rosas de neve nos bosques
corro então alucinadamente para onde sou visível
os meus gritos mostram raras joias na chaminé das casas
milhares de homens passam incessantemente
é nas palavras que me deposito em cinzas
uma raiz da noite aprende a respirar. estou acordada
vejo com outros olhos as aves e a pupila dos astros
dom que ascende da clareira dos bosques
Ricordo i roseti del tempo, gli smeraldi, le loro memorie
il verde è il colore degli alberi secolari impenetrabili
odo le notti cantare per i campi dentro i cedri
la morte accende due candelabri muovendo la pupilla degli occhi
da una parte all’altra c’è un agitarsi alto di crateri
la luna apre le lenzuola della luce alle labbra dei vulcani della notte
poesie che s’addentrano in altre poesie dentro la brezza
e si fondono le voci dei giardini delle corolle
angeli dell’eternità che pedalano per sempre
cantano in aerei violini il profumo dei lillà
mi trovo nella posizione della fiamma che si libera dal corpo
sono un paesaggio verticale e grande
attraversata da uno strumento chirurgico
sono una limatura di suoni una farfalla avida
che magneticamente attrae altre parole al tatto e alla vista
una rinascita un ricordo una vocazione tremenda
punti d’acqua e di fuoco alimentano la bocca-anfora di un bambino
amore è il suo nome, un astratto nome.
in grandi boschi di silenzio io amo questo bambino
dentro l’aurora infantile delle sue dita
per la ramaglia verde il fresco fulgore delle gallerie d’ombra
il mistero la attraversa su una pietra accesa
dalla sua bocca sgorga l’arbusto di un lampo una freccia
in tutto il suo lento e scientifico clamore
oh segrete labbra della mia amata infanzia
che esplodono in magnolie incendiate in fiore
e quando mi sporgo sulle dighe di ponente
il fuoco mi raccoglie nelle sue barche di liquore e miele
cado brutalmente ansimando in una grotta aperta
persa tra le alte torri delle città
e le sue nere porte
gli oggetti sembrano voci sulla punta delle matite
là fuori i semafori sono pieni di formule
cancellammo le mani mutilando i gesti
nella notte scendono rose di neve nei boschi
corro allora allucinatamente dove sono visibile
le mie grida mostrano rari gioelli nei camini delle case
migliaia di uomini passano incessantemente
è nelle parole che mi deposito in cenere
una radice della notte impara a respirare. sono sveglia
vedo con altri occhi gli uccelli e le pupille degli astri
dono che ascende dalla radura dei boschi
Maria Azenha è nata nel 1945 a Coimbra, in Portogallo. Si è laureata in Scienze Matematiche all’Università di Coimbra. È stata docente universitaria a Coimbra, Évora, Lisbona e presso la Scuola d’Arte “António Arroio”. È membro dell’Associação Portuguesa de Escritores e della Fundação Lusíada dal 1986. Dal 2014 è membro onorario del Nucleo Accademico di Lettere e Arti di Lisbona. Scrittrice e poeta, il suo primo libro è Folha Móvel, pubblicato nel 1987 dall’editrice Átrio. Il suo ultimo libro, Num sapato de Dante, è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice brasiliana Escrituras. In uscita in Brasile le pubblicazioni As Mãos no Fogo e A Casa de Ler no Escuro (edizione bilingue portoghese-spagnolo). I suoi testi sono presenti in varie antologie sin dal 1982. Collabora regolarmente con il sito Triplov (triplov.com), attraverso la Revista Triplov de Artes, Letras e Ciências.
Daniela Di Pasquale si è laureata in Lettere Moderne nel 2002 (Università di Milano), con una tesi in Lingua e Letteratura Portoghese e ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Letterature Moderne e Comparate nel 2006 (Università di Genova), con una tesi di comparatistica letteraria luso-italiana (Metastasio al gusto portoghese. Traduzioni e adattamenti del melodramma metastasiano nel Portogallo del Settecento, Aracne, 2007). Dal 2007 al 2013 è stata borsista di post-dottorato presso il Centro de Estudos Comparatistas dell’Università di Lisbona, dove ha condotto un progetto di ricerca sulla ricezione di Dante in Portogallo. Traduttrice letteraria dal portoghese all’italiano, ha lavorato per Cavallo di Ferro e ha recentemente tradotto la silloge poetica di Ricardo Gil Soeiro (L’apprendista di enigmi, Aracne, 2012). Ha svolto attività di docenza universitaria in Portogallo nell’ambito della cultura italiana e della traduzione, con particolare interesse per il teatro, l’opera lirica e la poesia.Molteplici sono i riconoscimenti ottenuti per la sua attività di prosatrice. In poesia ha pubblicato Mater Babelica (Faloppio, LietoColle, 2014).
Per Atelier ha tradotto: Manuel de Freitas; Simao Valente; Ricardo Gil Soeiro; Susana Araújo;