Da Atelier 76 (Gennaio 2015)
ANTIPODALE
Eleonora Bello e Francesca Benocci traducono la poetessa australiana L.K.Holt
sia pure partendo dalla sensibilità e dalla cultura del lettore,
a ritrovare non dico l’intenzione dell’autore, ma l’intenzione del testo,
quello che il testo dice o suggerisce in rapporto alla lingua in cui è espresso
e al contesto culturale in cui è nato.”
(Umberto Eco)
Durante la traduzione abbiamo attraversato due fasi distinte, seppure talvolta contemporanee: da una parte gestire la natura intrinseca della lingua di partenza; dall’altra prestare la massima attenzione alle idiosincrasie proprie dell’autrice.
Tradurre ci pone di fronte a scelte ardue, molte delle quali hanno a che fare con il mantenimento del ritmo, il rispetto delle rime e dei suoni, del tono generale del testo, del registro – che nel caso di Holt è volutamente piuttosto alto. Il lessico è ricercato, il ritmo molto chiaro e la sintassi magistrale. Tutte caratteristiche che contribuiscono a definire l’identità del testo fonte, insieme alle scelte tematiche, e che vanno pertanto rispettate quanto più possibile.
Affrontando la traduzione, ci siamo date come obiettivo principale quello di ricomporre la struttura diegetica delle poesie, privilegiandone il contenuto e cercando di mantenere la lunghezza dei versi, a scapito qualche volta delle rime e della sintassi frammentata del testo.
Riteniamo che il nostro approccio, ovvero lasciare quanto più possibile intatta l’ambiguità per il lettore italiano, sia in generale la metodologia auspicabile e anche, molto spesso, la scelta più saggia da fare nel rispetto del testo.
Rispettare lo stile e l’intenzione generale dell’opera è cruciale per la comprensione delle minute sfaccettature di questa poetessa, che ci restituisce un’immagine quasi onirica del nostro vecchio mondo, visto attraverso la meraviglia di chi sa da dove proviene e non esita a celebrare il ricongiungimento con quell’altro, che poi così altro non è, riassumendoci tutti in un unico individuo, che si meraviglia della propria umanità (…).
Eleonora Bello, Francesca Benocci
THE MOUNTAIN
must be an alchemist, an everyman,
to be both the leaden and the golden.
Past the glossy way of its water past the wooden house
with a balcony we walk straight up
where the fresh bear-scat laid a more
evolved traverse. The mountain
must remain down-weighted,
Pieta-shaped, to be a mountain,
it must know, to be a mountain,
only carrion on Calvary.
We stop near the summit,
we turn to face the Sangre de Cristo, our feet
we set on the slope that tips us toward the view
we should long to meld with,
to be both the leaden and the golden,
the black branch we passed reverberating,
raining pent rain and its fragrance.
LA MONTAGNA
dev’essere un alchimista, un uomo qualunque,
per essere sia il plumbeo che il dorato.
Oltre la luccicanza delle sue acque oltre la casa di legno
con balcone andiamo dritti verso dove
gli escrementi freschi dell’orso hanno tracciato
una più evoluta traversa. La montagna
deve restare zavorrata,
pieta-forme, per essere una montagna,
deve sapere, per essere una montagna,
solo carogna sul Calvario.
Ci fermiamo quasi in cima,
ci giriamo verso il Sangre de Cristo, i piedi
sul declivio che ci inclina verso la vista con cui
dovremmo agognare di fonderci,
per essere sia il plumbeo che il dorato,
il ramo nero che abbiamo passato riecheggia,
piove pioggia repressa e di essa il profumo.
La versione integrale dell’articolo e le poesie della poeta australiana L.K.Holt sono leggibili nel nr. 76 della rivista Atelier (Giugno 2015 – “Tradurre tradendo).
Fotografia di proprietà dell’autrice.
Sue traduzioni sono apparse su La Libellula e Journal of Italian Translation. È anche autrice di poesie e racconti. Informazioni sulla sua attività al sito www.francescabenocci.com
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