Iole Toini, “Niente di tiepido” (Pietre Vive, 2023)

Nota di lettura di Valentina Furlotti

La natura non è tiepida e nemmeno sentimentale nel terzo libro di Iole Toini. È «branchi di rocce al galoppo», denti che sbranano, galline sgozzate. È un superlativo assoluto: «stravivente», «stralucente», «altissima», «verdissima». È un’onomatopea: «puff», «cricri», «Sbam. Sbadabam». Fa paura, eppure chiama a sé, richiede una fusione totale, a cui Toini aderisce con slancio, quasi in risposta a un istinto o a una necessità. Così, del resto, fanno tutte le specie animali e vegetali sapientemente menzionate: il pino mugo, la robinia, la lince, la soldanella, il cardellino… La ricompensa è una gioia traboccante di gratitudine, un inno al sole.

Niente di tiepido, diviso in tre sezioni, seppur dominato da luoghi alpestri incontaminati, ospita al centro la città e i suoi abitanti, in un paesaggio urbano che lo avvicina a Spaccasangue. Compaiono vicoli sotto casa, bambine in bicicletta, musei con avventori che tossiscono ed escono dalla porta sbagliata. Qui la scrittura si fa meno astratta, ma conserva la sua densità. È nell’ultima parte che i versi, solitamente ipermetrici o addirittura somiglianti a prose poetiche, si fanno invece più rarefatti, a eccezione del testo che chiude la raccolta. Il tema rimane misterioso: è di amore che si tratta? Di carnalità? Di certo tornano gli spazi aperti, i travasi «in altro da sé», gli artigli dell’aquila.

Una suite di impressioni agresti quanto feroci, dunque, in cui il bianco, il verde, l’azzurro e il giallo si alternano per «toccare il molto dei volti, l’ordigno che dà fuoco al canto».

 

Valentina Furlotti

 

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Come una capra ho belato alla tua gola.
La tua gola beduina, la tua gola meticcia
rovesciandomi ha falciato cinghie
che tenevano salde l’azzurro,
ha capovolto la grande terra, l’ha
precipitata fino alla porta oscura.
Da lì, ora, selve ruminano le foglie nuove e
molte e più cose svernano contro i denti,
ringhiano rose.

 

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Il giallo a toccarle la nuca,
un legno a legarle i capelli,
la lentezza del prato in inverno per salirla dentro le onde
del corpo commosso,
del corpo levato alla luce

per le volte che la tiene battuta al respiro,
come una pietra sul collo la porta in Cina

una bambina dagli occhi a farfalla,
una bambina

 

*

 

Poi mi investe il groppo di quest’aria terrestre che fa scempio di prati e
versi e del sublime incontro.
La molotov è chiaramente lanciata dalla mia mano destra.
Senza follia non ho riparo da niente.
Mi viene in soccorso il dubbio che comignoli e tetti non siano per niente
parenti; che le piscine possano legarsi alle paperelle e partire per le cascate
del Niagara; che i treni siano dita che hanno tutto a che vedere con la
dolcezza.
Così – nel dubbio – io resto fedele alle ali e alle vette e al pensiero che
anche tu, sì, anche tu.

 

 

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Iole Toini (1965) vive sul lago di Iseo e lavora presso la segreteria dell’istituto superiore Serafino Riva di Sarnico.
Ad oggi ha pubblicato due raccolte, Spaccasangue (Le Voci della Luna, 2009) e Dei colori dei luoghi (Terra d’Ulivi Edizioni, 2014).
Altri testi sono usciti in vari lavori collettivi, tra cui Confronto a dieci. Poeti e pittori in visioni contemporanee (Associazione Culturale Città d’arte, 2010).
Francesca Maffioli ha curato una traduzione francese di «Sulle montagne, un cuore sperticato» per i Cahiers de l’Approche (Angoulême, 2020).

 

Valentina Furlotti nasce a Parma nel 1993. È laureata in Filosofia. Fosforescenze (Interno Libri, 2023) è la sua prima raccolta poetica, con prefazione di Valerio Grutt. Ne hanno scritto su la Repubblica di Bari, ReWriters, Versolibero, Poetarum Silva e Fara Poesia. Suoi versi appaiono sul nono Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, 2022) e su vari lit-blog e riviste. Fa parte della redazione di Atelier; collabora con Rivista ClanDestino. Co-organizza Vianino in Poesia con Eleonora Conti.

 

 

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