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Dal 1985 cura la rassegna, e antologie, Donne in poesia; le rubriche Scrivere al buio, Le Silenziose (Book City Milano), Muse, Autori Resurrezioni (Expo cultura), Casa cultura Milano, Essere autrice / essere curatrice ( Sormani, Palazzo Marino). Ha curato convegni: Bambini in rima/ la poesia nella scuola dell'obbligo, Atti su Alfabeta 1988, Coppie del ‘900 in poesia/Un altro canone italiano, Pilotta-Palatina 2018, Parma.
Tra i premi: Cittadella, Alghero Donna, Nosside, Borgomanero, Montano, Città S.Vito, Contini, Alda Merini, Pontedilegno, Città di Como, Europa in versi. Cinquina al Viareggio. Tradotta in numerose lingue. Conduce laboratori lingua italiana a Lettere, Università agli studi di Milano.
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Nella penisola iberica e pentagonale arriva il maltempo quando Campbell si mostra capace di tifare Franco durante la sua permanenza a Toledo durante la guerra civile. D’altronde, dopo essersi fatto terra bruciata attorno mandando a quel paese il patrio establishment (Auden, Woolf, Isherwood) schierarsi per la violenza nera al posto che rossa non costava troppo in termini di reputazione: per impegno, invece, eccome se costava di più.
Per l’eminenza grigia del cosiddetto pensiero conservatore, Roger Scruton, “al tempo che i traditori comunisti si crogiolavano nelle loro belle nicchie del servizio diplomatico lavorando per il fascismo rosso che - per Campbell - era tanto minaccioso per l’Inghilterra quanto il socialismo nazionale alla Hitler; mentre Stephen Spender si era accasato al civil service e Louis MacNeice stava in BBC, l’unica cosa che Campbell potesse fare in segno di protesta era rampognare con fierezza 'la bolsa superbia di Auden, Spender, / e altri di stessa pasta e stesso gender, / che tengono per astuzia il fortino delle lettere per signori / finché verrà il trionfo finale dei veri migliori’”.
Con gente del calibro di Campbell è troppo forte la tentazione di infiorare la vita di aneddoti. Infatti la sua è brevissima, muore (come Svevo) in un incidente d’auto nel 1957 in Portogallo. Ma fa a tempo a vedere estinto il contingente di Bloomsbury coi suoi compañeros.
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Negli anni spagnoli Campbell si dava allo scavo d’archivio scoprendo le lettere di san Giovanni dalla Croce, del quale (non contento) si mette a tradurre le poesie. Ancora con le parole di Scruton: “Quando morì in un incidente d’auto la sua reputazione era ottima quanto quella degli altri poeti. La sua personalità da diamante grezzo e la sua tessitura verbale senza macchia erano ben accette nell'ambiente letterario di una Londra sottomessa e sottotono. Una volta Campbell salì sullo stesso palco dove si trovava Spender e stava per farci a pugni. Per Evelyn Waugh, era ‘un selvaggio naturale - grande e meraviglioso, semplice e dolce'. Per Laurie Lee era invece ‘uno dei nostri ultimi poeti byroniani, di quelli che stanno prima di ogni tecnologia e si buttano tutti nella ressa, scrittori di liriche squisite e capaci di poesie che siano parte del loto impegno fisico e vitale'. Fu ammirato da Eliot che gli pubblicò il primo libro di poesie: eppure oggi lo si stampa poco, i suoi libri sono introvabili, la sua Londra letteraria è sparita così come si è dissolta la Spagna mistica che Campbell voleva ricostruire (...) Doveva venire qualcuno cresciuto con gli Zulu in Sudafrica per capire che il narcisismo britannico era lo stesso del nichilismo bolscevico in azione nella guerra civile spagnola: entrambi i moti sarebbero passati insieme. L’intuizione di Campbell vale anche oggi: ortodossia leftist e sensualità sibaritica dominano la cultura e ora come allora è rischioso gettarsi a sfregiarle".
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Su questo punto di morale sarebbe spregevole esporsi. Meglio celebrare Campbell col suo Flaming terrapin, la sua poesia sulla Tartaruga fiammante del 1924, a soli 23 anni. Aveva lasciato il Sudafrica da un quinquennio e ancora lo portava negli occhi.
Al suo sguardo la cricca di Bloomsbury doveva essere insopportabile. Nel 1931 riusciva a castigarla nel poema satirico Giorgiade – per Campbell i vari Auden e Woolf erano letterati da impero, manco degni di rientrare in uno stile dal nome proprio, fin nel nome obbedivano al re regnante di turno. È una satira potente che in un passo dice: “e ora la primavera, che dolce lassativo i treni sotto re Giorgio, quando si affrettano e portano per le arterie la letteratura, / quella di casa nello Stato d’Inghilterra che dischiude le sue porte / ai fanciulli effeminati che suonano il piffero e si scuotono, annoiati, / mentre il trenino li conduce fuori porta per il fine settimana / dove questi spazzini letterati si radunano per masticare roba grassa, a buon pro... / fin qui affluisce la folla abbandonata dall’amore / intellettuali ma senza intelletto / gente senza un sesso i cui sessi si trovano a metà”.
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Al nostro uomo espatriato dal Sudafrica questi raffinati studiosi dovevano apparire tutti come vulcani, niente di diverso, dei crateri scoppiati in perfetta sincronia col momento quando invece gli introversi cominciano ad avere l’acne e attraversano con lo sguardo le pianure di un altro continente, dove le forme in cielo si confondono e pare di vedere le tartarughe in mezzo alle nuvole, ma avvolte dalle fiamme.
Andrea Bianchi
![pietro romano](https://atelierpoesia.it/WP/wp-content/uploads/2020/01/www.atelierpoesia.it_portal_images_pietro-romano.jpg)
Attualmente frequenta il Corso di Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna.
Stefano Simoncelli è nato nel 1950 a Cesenatico, ma da diversi anni vive a Acquarola sulle colline di Cesena. È stato uno dei redattori di «Sul Porto», la rivista di letteratura e politica che catturò negli anni Settanta l’attenzione e la collaborazione di poeti come Pasolini, Bertolucci, Caproni, Sereni, Fortini, Raboni e Giudici. Nel 1981, con la raccolta Via dei Platani (edita da Guanda con la presentazione di Raboni e postfazione di Fortini), ha vinto il Premio Internazionale Mondello Opera Prima. Nel 1989, è uscito il libro Poesie d’avventura nella collana Gli Spilli, diretta da Enzo Siciliano e edita da Gremese. Nel 2004 ha pubblicato con Pequod la raccolta Giocavo all’ala (Premio Gozzano) e nel 2006 (sempre per Pequod) La rissa degli angeli. Nel 2012 ha pubblicato Terza copia del gelo (Premio biennale “Diego Valeri” giuria popolare) presso le edizioni Italic Pequod, e nel 2014 Hotel degli introvabili. Nel 2015 è uscito il racconto in prosa poetica Il collezionista di vetri (ed. Italic arte) con fotografie di Daniele Ferroni e la plaquet notizie interferenze sibili edita dai Quaderni di Orfeo e curata da Marco Rota. Nel 2017 è uscita, sempre presso l’Italic Pequod, la silloge Prove del diluvio con cui ha ottenuto il premio “Europa in versi“ e “Città di Fabriano“. Nel maggio 2018 ha letto sue poesie nella trasmissione radiofonica “Fahrenheit”: e nell’ottobre, presso Pequod, è uscita la silloge Residence Cielo. Nel 2019, sempre presso Pequod, la plaquette La paura dei tuoni con chine del pittore Silvano Barducci e introduzione di Mario Santagostini.