Filitsa Sofianou-Mullen
Da Prophetikon
(Sofia, Scalino, 2014)
Traduzione dall’inglese di Francesca Benocci
XX. (Daybreak or Suicide)
The foghorn’s treble blasts him out of sleep
the night’s alluring briny hands are calling
recalling for him
those days
when his own hands
would pull the fishful boat onto the shore
how everyone envied
his legs planted like rocks into the ground
his sinewy arms
his savage hair
how everyone feared
the rage nesting in his brain
(unforeseen like summer gale at sea)
He’ll search the kitchen for its knives
but his two sisters thought of that before
and that small terrace is actually too low
he’ll ramble down the five blocks to the beach
(that sea has made a man of him)
But he will flinch—so childish still—at
rose-fingered dawn’s stern gaze
(then, how can a fisherman drown?)
So he’ll return
(the deed undone)
unlock the door
walk quietly in
a pale bleach bottle greets him on the floor
(nothing more silent than this)
They’ll find him later
thus
sitting on his cot
his head abandoned on his chest
his eyes vacuous and slow
his slippers tottering on his toes
“I was ashamed,” he’ll say
I am ashamed to live in this Herculean body
inside a mind that so desires the end.
Thessaloniki, 26 January 2012
XX. (Aurora o Sucidio)
L’acuto della sirena da nebbia lo sveglia di soprassalto
la notte ha mani salmastre allettanti che evocano
rievocano per lui
quei tempi
in cui le sue mani
traevano a riva la barca piena di pesce
come tutti gli invidiavano
le gambe piantate come massi nel terreno
le braccia nodose
la chioma selvaggia
come tutti temevano
il furore che aveva annidato in testa
(imprevisto come la burrasca estiva in mare)
Frugherà la cucina per i coltelli
ma le sue due sorelle ci hanno già pensato
e in effetti quel terrazzino è troppo basso
vagherà per i cinque isolati fino alla spiaggia
(il mare ha fatto di lui un uomo)
Ma avrà un sussulto — ancora così puerile — allo
sguardo severo dell’alba dalle dita rosa
(poi, come può un pescatore affogare?)
Allora ritornerà
(l’atto incompiuto)
aprirà la porta
entrerà piano
lo accoglie una bottiglia chiara di candeggina sul pavimento
(niente di più silenzioso)
Più tardi lo troveranno
così
seduto sulla sua branda
la testa abbandonata sul petto
gli occhi inutili e lenti
le ciabatte che gli dondolano ai piedi
“Mi vergognavo,” dirà
mi vergogno di vivere in questo corpo erculeo
dentro una mente che tanto brama la fine.
Salonicco, 26 gennaio 2012
XXX. (Pythia’s Pendulum)
happiness
is neither
male nor female
this
splash of
little
blue-shod
feet under
one
large red
umbrella
leaving
in April
worms
intact
and
wriggling
wriggling
and
intact
worms
in April
leaving
the umbrella
large and red
one
feet under
blue-shod
little
splash of
this
male nor female
( )
happiness
Thessaloniki, 17 April 2012
XXX. (Il pendolo di Pythia)
felicità
non è né
maschio né femmina
questo
schizzo di
piccolo
calzato di blu
piede sotto
un
ombrello
grande e rosso
che lasciano
in aprile
vermi
intatti
e
contorcentisi
contorcentisi
e
intatti
vermi
in aprile
che lasciano
il grande e rosso
ombrello
un
piede sotto
calzato di blu
piccolo
schizzo di
questo
né maschio né femminia
( )
felicità
Salonicco, 17 aprile 2012
XXXI. (Pythia)
Towards the end of her labors, Pythia decided to go
back and put in all the commas in their right places.
But it was too late. Her prophecies had already been
fulfilled because she had spoken them. And then she
had a revelation. Time punctuates itself. I, too, speak
with a forked tongue. That’s why my walls splinter
and crack at night. I’m not just one; I’m two.
Thessaloniki, 18 April 2012
XXXI. (Pythia)
Verso la fine delle fatiche, Phytia decise di farsi
daccapo e di inserire tutte le virgole al loro posto.
Ma era troppo tardi. Le sue profezie si erano già
realizzate poiché le aveva pronunciate. Poi ebbe
una rivelazione. Tempo punteggia se stesso. Pure
io ho la lingua biforcuta. Per questo le mie mura si
crepano e incrinano. Non sono una sola; sono due.
Salonicco, 18 aprile 2012
Note ai testi: la raccolta Prophetikon è un diario poetico di 33 frammenti sparsi su sette giorni di visioni e memorie. Il libro è stato scritto in sequenza a cavallo tra il Dicembre 2011 e l’Aprile 2012. Dei 33 frammenti, 32 recano la numerazione romana e tentativi di titoli (messi tra parentesi) a mostrarne le connessioni l’uno con l’altro quant’anche di ognuno l’autonomia sia tematica che stilistica.
Filitsa Sofianou-Mullen è nata in Germania ed è cresciuta a Salonicco (Grecia) dove ha studiato Filologia Inglese all’Aristotle University proseguendo poi alla Kent State University in Ohio, USA, ateneo dove ha poi insegnato passando poi all’American College di Salonicco (ACT) e per gli ultimi dieci anni all’American University in Bulgaria (AUBG). Prophetikon, pubblicata dalle Edizioni Scalino di Sofia nel 2014 è la sua prima raccolta poetica. Altri lavori sono stati pubblicati in Voices from the Attic (nella collana “the Creative Society” della ACT, da lei co-diretta per tre anni), in Fly in the Head (la rivista letteraria dell’ all’American University in Bulgaria) nonchè in diverse and suites e plaquette oltre che online. Scrive indistintamente in Greco o Inglese.
Francesca Benocci (1985) ha conseguito una laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Siena, dove ha poi completato un Master in Traduzione Letteraria. Sta per intraprendere un dottorato in Traduzione Letteraria (poesia femminile neozelandese) presso il New Zealand Centre for Literary Translation della Victoria University of Wellington in Nuova Zelanda. Sue traduzioni sono apparse su La Libellula e Journal of Italian Translation. Per Atelier cartaceo ha tradotto con Eleonora Bello la poeta australiana Lucy K. Holt. È anche autrice di poesie e racconti. Informazioni sulla sua attività al sito www.francescabenocci.com
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