Una valanga di scintillanti poesie, tutte senza titolo alcuno, si snocciola in queste pagine, tutte avvolte dalla freschezza dell’aria aperta, aria nella quale, suggerisce l’autore, queste sono state scritte al tavolino del bar, o seduto placidamente su di una panchina, o accostato ad un ripiano del gazebo, in una atmosfera, immaginiamo, di incanto che i suoi limpidi ottantacinque anni gli offrono con serenità.
E la certezza di immergersi con energia ancora nella quotidianità con lo slancio della immediatezza e della contemporanea fascinazione delle illusioni si traduce per Emilio Paolo Taormina nell’incastonare con energia il gusto della rappresentazione ed il riverbero delle memorie in un continuo canto, che diviene al momento stesso poemetto da recitare a voce alta.
«si disfà la corda che mi lega
al tempo
non ho presente e passato
il futuro è senza orizzonte
la barca è ferma
il mio mare ha perso l’odore
salmastro i miei boschi
il profumo dei frutti selvatici
quando dalla spazzatura
una bambola rotta mi guarda
con occhi innocenti
sono i tuoi occhi
se i giorni della merla sono pochi
la tua voce tornerà a riscaldare
il mio orecchio».
La poesia si rivolge allo scorrere del tempo, alla meraviglia che il corrodersi riesce ad incidere nelle nostre contorsioni, alla risonanza dell’imprevisto ancora possibile, incastonando moltitudini e associazione con la natura, sempre presente nello sguardo policromatico del poeta.
Anche la materia memoriale riesce a scandire emozioni tra una rassegnazione più dolce e una saggezza più umana, che si traducono in un ritmo incalzante del verso quasi come una commozione da vena elegiaca distesa in una nuova dolcezza paesaggistica. Sogno e realtà si fondono nella bellezza delle immagini, trepida e pura conquista dei sentimenti, tra passione e delicatezza, tra foga del sillabare e aggressione del silenzio, in cui il vissuto ritorna e diviene nuova avventura.
L’amore per la compagna non si affievolisce nell’assenza, nella cenere di un fascio di passioni, ma cerca appigli tangibili umanamente riconoscibili. Ella è presente nei lineamenti che potremmo accarezzare, nelle parole d’amore che sembra ancora sussurrare, nei lampeggi delle apparizioni in un contatto con la meraviglia.
«come faccio a cancellarti
dagli occhi
se le mie mani ogni cosa
che toccano
toccano te
sei la cravatta la sigaretta
la tazzina del caffè la matita
il taccuino le rose del giardino».
In varie proiezioni ritornano alcuni momenti che coinvolgono: il cavalluccio di legno dalle briglie colorate, i colombi che spiumano su balcone, «il tramonto che fuma la pipa di terracotta sul comignolo», il compagno di giochi nella solitudine, la solfatura delle vigne con gesti e suoni antichi di secoli, il fonografo che gracchia motivi antichi, la farfalla sul fiore dell’ibisco.
Scrive fra l’altro Guglielmo Peralta in prefazione: «Potenza della Poesia che toglie le antiche illusioni e certezze, ma non il gusto della felicità suprema che essa rappresenta per il Nostro e che è anche il frutto dell’amore per la donna e per la bellezza, che non ha mai smesso di accompagnarlo, e che egli ha cantato e declinato in tutte le espressioni, vivificandolo ed eternandolo in tutte le sue opere. “Qui e ora”, come non mai, è la Poesia, che tutto sostanzia e volge in meraviglia; che dell’«aria aperta» ha il respiro in questa silloge, dove ogni spazio ed elemento della natura…s ’infinitano nell’intimo legame fra lo spirito e il corpo…».
L’avventura poetica di Emilio Paolo Taormina trova la sua personale espressione proprio nel ricamare versi attraverso un intimismo che non è ripiegamento ma un semplice metro per rivivere le stagioni precedenti.
Scrittura scorrevole, nel ritmo incalzante della musicalità che viene da una squisita espressione letteraria, degna di una poesia immersa nella urgenza tumultuosa del pronunciarsi, tra l’innesto del vecchio tronco e il connubio tra espressione e frammentazione, nella orgogliosa scaltrezza della tecnica e del simbolo.
Antonio Spagnuolo
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Emilio Paolo Taormina è nato a Palermo nel 1938. Sue opere sono state tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, greco, tedesco, spagnolo, ebraico. Ha pubblicato molti libri di poesia e sei romanzi, tra cui Archipiélago, ed. Plaza & Janés, con testo a fronte spagnolo di Carlos Vitale, Barcellona, 2002, Dopo Il fonografo a colori del 1970 ed. Siculiana, Palermo, ha pubblicato molti quaderni e libri con il logo l’arciere del dissenso e la Forum quinta generazione di Giampaolo Piccari. Da cinquanta anni non partecipa a premi letterari. In prosa ha pubblicato: Elvira des Palmes, Palermo 1991 (ristampa Giuliano Ladolfi, 2022), La pioggia di agosto, Marina di Patti, 1993, Il giusto peso dell’anima, Palermo, 1999, Inchiostro, Sesto San Giovanni. 2011, Passeggiata notturna, ed. l’arciere del dissenso. emiliopaolo@taormina-bendrien.it
Antonio Spagnuolo è nato a Napoli il 21 luglio 1931. Ha fondato e diretto negli Anni Ottanta la rivista «Prospettive culturali|», alla quale hanno collaborato firme autorevoli. È redattore della rivista «Realtà al tempo» di Aldo Capasso e Lionello Fiumi. Ha fondato e diretto la collana “L’assedio della poesia”, dal 1991 al 2006. Pubblicando autori di interesse nazionale. Attualmente dirige la collana “Frontiere della poesia contemporanea” per “La valle del tempo” editrice, e la rassegna ”poetrydream” in internet = ( http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com ). Presiede il premio “L’assedio della poesia 2020”. Ha vinto numerosi premi letterari, è tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo, rumeno, arabo, turco, e ha pubblicato più di cinquanta volumi di poesia.