Emanuele Canzaniello, “In principio era la paura” (Pequod, 2023) – Anteprima editoriale

Emanuele Canzaniello è nato a Napoli nel 1984. Ha pubblicato per le edizioni Oèdipus il libro di poesia Per l’odio che vi porto (2017) e I migliori film mai girati (2017) una raccolta di recensioni a film che non esistono. Dottore di ricerca in letterature comparate, ha pubblicato saggi di teoria e critica letteraria in riviste e in volume, e la monografia sull’influenza estetica del totalitarismo in Francia e in Italia Crimini della bellezza. Un canone del romanzo fascista (Aracne, 2016).

 

*        *        *

 

Anche la scelta di dormire di notte
E di stare in piedi di giorno
È vecchia di 230 milioni di anni in noi.
Dai rettili l’abbiamo ereditata.
Animali a sangue freddo,
Hanno trovato l’equilibrio
Restando fermi nel buio
E muovendosi nella luce,
Prima che le prime scimmie si muovessero
Sotto il sole.

E dentro il nostro dna,
Nella sequenza di noi stessi
Si trovano incistati,
Incassati nella notte
Antiche di milioni di anni
Sequenze di virus che oggi sono là,
Fossili
Nella struttura dell’essere.

 

*

 

I film danesi.
È già successo
Come se tutto fosse già successo
Come avviene tutto nei film danesi
Solo lo sguardo e il vedere
Lo stare, e nient’altro
Nessuna musica, nessun commento
La morte del logos e pure il logos
Dentro la visione
Che scorre e che nemmeno scorre.
Il sospetto di quelle candele
E del calore, lo stare fuori.
Però anche il sospetto perenne
Che rimane e fa il sangue e gli organi.
Sei a caccia con tuo figlio e i tuoi
Nella luce brunita e d’oro
Tra i rami qualcuno ha cercato proprio te
Forse solo tu gli eri destinato
Non il cervo che appare chiamato dal suo nome
Per sempre sarai condannato a sospettare
Che qualcuno vuole ucciderti.
Per sempre sarai tu ad essere cacciato.

 

*

 

Presto sarò donna,
Lo dice il mio corpo
Che dopo i trenta sperimenta
Orgasmi continui inanellati
Al cerchio magico del glande.
E stamattina, il diluvio
Mi scolora e svuota
Sin dai sogni della notte,
Ricchi di una polluzione densa.
Ricco di un mare lucreziano
E di idola dal ventre di seta.
Dopo ore, nel traffico
I segni di un nuovo orgasmo
Pulsano dall’inguine, si diramano
Si acuiscono, si concentrano
Mentre sfilo, solo, accanto al Maradona
Nel primo anniversario della morte,
E festeggio l’ascesa al cielo.

 

*

 

Nessuno può dire reale
Quello che rende la vita
Irricevibile o rigettata,
Pena il disarticolare
Il venire meno.
Per questo tutta l’arte
Ha come sottofondo unico e costante
Questo indicare, alludere
Indicare e basta
Quello che rende la vita irricevibile,
Quello che la rende forse
Un errore nell’universo.

 

*

 

In fondo vorrei solo fottervi
E fottervi e darvi un equivalente
Sensoriale e sonoro
Un equivalente universale
Che è il porno.
Provate a vederlo dopo anni
Di realtà,
Si squadernerà l’equivalenza
Universale
Come nel supplizio dei cavalli
Che strappano gli arti sulla piazza.
Si aprirà l’orlo
Rossa anatomia dell’irreale,
La duplice o triplice ostensione
Lo saranno labbra non più organiche
E pochi resteranno ad aver visto l’uomo.
E tutto sarà l’equivalente universale
Che cerchiamo
Di fondo in fondo,
Penitus in penitus,
Finzione su finzione,
Di qualcosa che non c’è.

 

*        *        *