Daniela Attanasio
da Vicino e visibile
(di imminente pubblicazione per Aragno)
Ho trascurato di dire qualcosa che mi riguarda
Ho trascurato di dire qualcosa che mi riguarda
ma che riguarda anche voi se mi siete vicini.
Amo la luce che indietreggia quando gli alberi
flettono le foglie nel vento simili ad aironi verdi,
mi commuove l’orizzonte di mare
che emerge dal buio come un ricordo
e il sole che arriva a toccare l’acqua senza scalzarla,
vorrei parlarvi dei miei percorsi sotto i portici di
piazza Vittorio dove ristagna il fiato di tante voci
e del raccoglimento della luce quando scende sulla
tavola apparecchiata ma anche della prima vastità del giorno
o della prima oscurità del giorno quando un antifurto
mette in scena la scintilla dell’idea
io sono una che raccoglie sassi
ma non sono una collezionista
li stringo in pugno per ricordare il
corpo, scrivo dialoghi di lunghe
frasi con la vita per non sprofondare
scrivo per ingraziarmi la morte –
sono una sospesa nella paura
che prima di spalancare la finestra
e sparire nei cunicoli della notte
allagherà di luce le pagine dell’infanzia.
La prima generazione
E’ una giornata molto fredda per Roma
quasi di ghiaccio, le notizie arrivano da schermi ciechi
e parlano dell’usuale tragedia della vita.
Faccio parte di una generazione che non conosce la
guerra, da oltre mezzo secolo è una generazione
esperta di pace ma anche di strategie politiche
per governare le guerre più o meno vicine ai nostri mari
è una generazione ragionevole, che nella gravità del male
vorrebbe volare verso terre nuove, ammarare in isole
assolate, varcare comunque confini lontani
è la prima generazione nel tempo della storia
che non ha mai pregato con la testa
tra le mani per l’orrore del
fuoco e dei forni.
Aspira alla salvezza del sistema
riconosce gli altri stesi sul fondo del
mare o gonfi di sale
e spesso piange per amore.
Un corpo nero
Sotto il portico, lungo il binario del marciapiede
si accuccia la macchia di un corpo nero.
Lo ricordo appena arrivato dal Nord Africa –
alto, al semaforo, fazzoletti di carta nelle mani.
In pochi mesi di silenzio è diventato una tomba di stracci
cartone appassito su un telo di plastica azzurra
con la testa fasciata da un cappuccio nero, la faccia
sigillata dalla follia e due cerchi di luce gialla negli occhi
puntati su una buccia di banana.
Daniela Attanasio è è poeta, critica letteraria e traduttrice. Ha pubblicato La cura delle cose (Empiria, 1993), Sotto il sole (ibid.; 1988 – Premio Dario Bellezza e Unione Scrittori Italiani), Del mio e dell’altrui amore (Ibid.; 2005 – Premio Camaiore ), Il ritorno all’isola (Nino Aragno, 2010). Sue poesie sono presenti nell’Almanacco dello Specchio Mondadori 2009, in Nuovi Poeti Italiani 6 (Milano, Einaudi, 2012) e in numerose antologie italiane e straniere. Ha tradotto 1989, Love Poems, di Anne Sexton per il volume antologico La doppia immagine (Editore Sciascia). Dal 2007 cura per la Fondazione Tercas “Teramopoesia, rassegna sulla poesia moderna e contemporanea”. Collabora con quotidiani e riviste letterarie. Una selezione di inediti è stata pubblicata in Atelier nel maggio 2016 (leggi)
Fotografia dell’autrice di Dino Ignani