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Renato Fiorito, Andromeda, Giuliano Ladolfi Editore, 2017
Sul limitar del cielo il canto quiete
Lettura di Giovanni Pistoia
È breve il tempo della nostra vita
ma quando la favilla più non brucia
risplende ancora la brace che l’accese.
R. Fiorito
Poesia colta, versi felpati, tensione lirica, considerazioni filosofiche, religiose o, comunque, spirituali. Narrazione poetica dall’andamento pacato, come un silenzioso calpestio di sentieri. Sul limitar del cielo, ai confini pericolosi e affascinanti dell’esistenza, il canto quieto di Renato Fiorito. Uno sguardo alle stelle oltre le stelle, un perdersi nel cosmo dei misteri, un ritrovarsi nel più piccolo dei semi, nel più invisibile dei batteri. L’io lirico del poeta si manifesta sin dai primi versi, netti, chiari, perentori: scintilla di un attimo, attento e dignitoso verso l’infinito sconosciuto; cenere certo ma non prima d’essere uomo; frammento di tempo, materia e spirito, energia e sostanza di cielo:
Sul limitare del cielo, / io, scintilla di un attimo, / canto l’infinito. / Guardo l’eterno / e prima di essere cenere / misuro da questo / la mia grandezza / e la mia miseria. / Infinite galassie, / origine e fine della creazione, / dimorano nella mente. / Intuisco mondi paralleli / di cui non so nulla. / Vedo la fatica dei padri, / le lotte e le sconfitte, / e so che tutto è avvenuto / perché io esistessi.
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