La critica è morta, viva la critica! In mezzo ad una pressoché totale geremiade sullo stato della critica, da cui...
Critica
Comincio questa mia recensione della coinvolgente raccolta di Tiziano Broggiato intitolata Sorvoli (Luigi Pellegrini, 2023, p. 118) citando per intero...
Antonella Vairano “Il mondo s’è fatto male”(CSA editrice, 2019)
Lettura di Clery Celeste
La scrittura di Antonella Vairano è un tamburo che batte costante. Non si ferma, non cede neanche per un attimo a mancare il ritmo. Il mondo s’è fatto male è un libro in cui potete leggere le poesie una di seguito all’altra, i versi spesso raggruppati per sezioni di due paiono dare una parvenza di leggerezza alla pagina, sembra arieggiata, lo spazio vuoto tenta di farvi respirare. In realtà a un certo punto sarete costretti a fermarvi, a fare marcia indietro, a ritornare sui testi. La Vairano è calibrata: vi trascina in un mondo che si è fatto male gradino per gradino, sentite la pesantezza della scala solo a un certo punto e vi chiedete come ci siete arrivati. Eppure non vi sembrava di esser scesi tanto.
Questa di Antonella Vairano è una poesia rivolta a un voi, c’è sempre un destinatario espresso nel testo, quasi per una necessità alla vocazione intesa come chiamata, come chiamata necessaria e ultima. La disperazione c’è ma è nel tono dei testi, come se attraverso la parola poetica ci fosse la necessità di una ultima chiamata al bene, di un ultimo grido possibile. “Guardate/ o non guardate/ che nasco figli/ di un cielo bianco./ Ora andate./ Voltatevi/ o non voltatevi/ a vedermi sparire/ con il coltello nell'osso temporale.”
Zacar, Sezioni Ismett nota di Marco Munaro iNcerti editori, 2020 Poesia come frutto, secrezione, effetto collaterale di un trapianto. La...
Un fragile ricomporsi nelle Età del bosco Le età del bosco (Interno Libri, 2024), prima raccolta poetica...
«Camminando si fa il sentiero…»
Nota di lettura a Breviario per vagabondi di Giorgio Sica (Giuliano Ladolfi, Collana Perle, dicembre 2017)
di Eleonora Rimolo
Il vagabondaggio è una condizione poetica essenziale che Giorgio Sica dichiara a gran voce di vivere fin dal titolo di questa sua silloge, Breviario per vagabondi, pubblicata da Giuliano Ladolfi per la collana Perle nel dicembre 2017: come un flâneur spinto dall’intima necessità di un’indagine senza posa sulla propria interiorità, nella prima sezione della sua raccolta si mostra inquieto, dolente. Il libro si apre con un testo di morte e allo stesso tempo di rinascita, in cui il Soggetto tenta con un gesto estremo e definitivo di liberarsi della prigione del proprio corpo per tendere e raggiungere l’Assoluto, attraverso uno Streben che mira ad un rapporto di reciproca appartenenza con l’Infinito, con lo Spirito del mondo:
Carlo Di Legge Tra cinema e filosofia, azione e simbolo: riflessioni su L’età degli eroi, di Edoardo Sant’Elia “Se...
Alessandra Corbetta, Estate corsara, puntoacapo Editrice, 2022: recensione di Giuseppe Martella Quest’ultima silloge di Alessandra Corbetta tratta di un passaggio...
Más allá todavia, Più oltre ancora H. R. Vargas Delta3 edizioni, Avellino 2021 di Carlo di Legge Avviene naturalmente: come...
Bolla 3. Carlotta Cicci, Sul banco dei pesci, L’Arcolaio È un libro mosso, inquieto, divagante, un libro che si...










