Di fronte all’ampollosità di certa poesia moderna, figlia bastarda di un coacervo raffazzonato di classicità e modernità spesso priva di...
Critica
A cura di Daniele Maria Pegorari Nella sua antologia della Poesia civile e politica dell’Italia del Novecento (2011) Ernesto Galli...
Giuliano Ladolfi La notte oscura di Maria Puntoacapo, 2021 . Secondo il poeta Rilke la caratteristica che “il mistico ed...
Matteo Zattoni, I figli che non tornano, Ancona, peQuod, 2021, «Quai de Boompjes», 158 pp., € 15,00. Romanzo di...
A cura di Antonio Fiori Quello alla salvezza è un apprendistato che dura tutta la vita; ne dà prova...
Le macchine del diluvio di Stefano Massari A cura di Antonio Fiori Stefano Massari ritorna quest’anno alla poesia dopo un...
Silvae, Gabriella Mongardi, Ladolfi editore, gennaio 2019 Silvae di Gabriella Mongaerdi è un libro costruito con grande eleganza a cominciare...
Da un vuoto a un volto: l’itinerario poetico di Gabriele Guzzi La raccolta di poesie di Gabriele Guzzi, dal...
«Questo spentoevo sta finendo» scrive Gianfranco Lauretano. Si riferisce alla nostra epoca scialba, dominata dal perbenismo e avente come risposte...
Antonella Vairano “Il mondo s’è fatto male”
(CSA editrice, 2019)
(CSA editrice, 2019)
Lettura di Clery Celeste
La scrittura di Antonella Vairano è un tamburo che batte costante. Non si ferma, non cede neanche per un attimo a mancare il ritmo. Il mondo s’è fatto male è un libro in cui potete leggere le poesie una di seguito all’altra, i versi spesso raggruppati per sezioni di due paiono dare una parvenza di leggerezza alla pagina, sembra arieggiata, lo spazio vuoto tenta di farvi respirare. In realtà a un certo punto sarete costretti a fermarvi, a fare marcia indietro, a ritornare sui testi. La Vairano è calibrata: vi trascina in un mondo che si è fatto male gradino per gradino, sentite la pesantezza della scala solo a un certo punto e vi chiedete come ci siete arrivati. Eppure non vi sembrava di esser scesi tanto.
Questa di Antonella Vairano è una poesia rivolta a un voi, c’è sempre un destinatario espresso nel testo, quasi per una necessità alla vocazione intesa come chiamata, come chiamata necessaria e ultima. La disperazione c’è ma è nel tono dei testi, come se attraverso la parola poetica ci fosse la necessità di una ultima chiamata al bene, di un ultimo grido possibile. “Guardate/ o non guardate/ che nasco figli/ di un cielo bianco./ Ora andate./ Voltatevi/ o non voltatevi/ a vedermi sparire/ con il coltello nell'osso temporale.”