Claudio Borghi — Inediti

 

Claudio Borghi è nato a Mantova nel 1960. Laureato in fisica all’Università di Bologna, ha insegnato matematica e fisica in un liceo mantovano. Ha pubblicato diversi articoli scientifici su riviste specializzate nazionali e internazionali, in particolare sul concetto di tempo e la misura delle durate secondo la teoria della relatività di Einstein. Presso l’editore Mimesis sono usciti, nel 2018, i saggi “Dagli orologi al tempo” e “Il tempo generato dagli orologi”, nel 2020 “L’ipotesi generativa; presso Neri Pozza, nel 2023, “Presente e divenire”. È in uscita in Neri Pozza, a marzo-aprile, il saggio “L’ordine generato”. Ha pubblicato le raccolte di versi e prose “Dentro la sfera” (Effigie, 2014), “La trama vivente” (Effigie, 2016), “L’anima sinfonica” (Negretto, 2017), “Dialogo della coscienza e della polvere” (Ensemble, 2021) e la raccolta di frammenti filosofici e teologici “Aforismi di luce” (Negretto, 2020). Nel dicembre del 2018 è uscita, presso l’editore newyorkese Chelsea Editions, l’antologia bilingue di versi e prose “The still flight”, con alcuni inediti. Nel 2023 l’editore Puntoacapo ha pubblicato “Fiato metafisico”, che raccoglie la versione integrale delle sillogi uscite in Effigie ed Ensemble, con diverse e significative varianti testuali.

 

 

 

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Oltre l’alveare

Oltre l’alveare delle creature
che sanno il cielo
e sondano aria, acqua
e terra e si abbandonano
al fuoco che i sensi incendia,
oltre la materia e l’idea,
le forme dell’intelligenza,
i ricicli di armonie
che la natura concepisce
e conserva nel suo seno –
il cuore fertile
moltiplicandosi dura.

 

 

 

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Ordine panico (estratti)

Sul marciapiede la spoglia della rondine – lacerata inerte leggera, per sempre inespressiva – materia residuale del volo nella chiarità dell’aria.
Altrove, sparsi lasciti del transito sulla terra o nell’abisso dell’acqua – corpi spenti, luoghi occasionali di creazione e rivelazione: nell’accadere chiuso si congela il battito – la fantasia si ferma.
La visione, illuminata dal centro, dopo aver balenato nello spazio lascia tracce di presenza. La scia della memoria, spontaneamente, svanisce.
Il visto e il vedente si incontrano nella sintesi sensibile: coincidenza del mondo nel punto da cui il tutto si genera. Lo spazio è l’apertura, il tempo il persistere di immagini e fenomeni: nel flusso dei processi metabolici, la vita.
Cristallizzata nella stasi ultima la creatura rientra nella sostanza della terra, dell’aria, dell’acqua e del fuoco – cenere inerte leggera di un vasto pensiero.
L’idea torna a chiudersi nel seme – in cerca di altro frutto – o dello sboccio nel vero.

 

 

 

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La carcassa dell’animale – dell’uomo dell’uccello del rettile del cane del gatto del ratto, del pesce emerso o spiaggiato – inerte residuo di un dinamismo vuoto, della volontà di oltrepassarsi, sollevarsi in volo nell’aria più rara oppure sondare – solcando la terra, immergendosi nell’acqua – luoghi inaccessibili, spazi impercepibili, antri dell’immaginazione.
Si fa cupa la linfa che naviga i corpi – alimento del metabolismo che filtra il nutrimento e tiene insieme il respiro, intonato il battito –, si chiude la sorgente, si arresta il flusso, l’irraggiarsi dal centro che ogni cosa viva anima e ispira.
Tutta diffusa la vita vuole conoscersi fino alla moltitudine iperdensa delle microcreature – nube sparsa di esistenze che la tramano come un coro – e saranno spenta spoglia, lascito irreale della necessità potente di superamento della forma.
Ridotta all’immobile la materia si libera della coincidenza, si stacca dalla paura.

 

 

 

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