Ángeles Mora – Due poesie

Traduzione di Valentina Colonna

Ángeles Mora è una delle voci più significative della poesia spagnola contemporanea. Nata a Rute (Cordova), vive a Granada dall’inizio degli anni Ottanta. Ha pubblicato nove libri di poesia con i quali ha ricevuto importanti riconoscimenti, come il Premio Nacional de la Crítica e il Premio Nacional de Poesía de España. Ha ricevuto inoltre il Premio Rafael Alberti e il Premio Ciudad de Melilla.

In Italia sono usciti tre libri, due dei quali con traduzione di Elena Palumbo Mosca: Contraddizioni, uccelli (Edizioni dell’Orso, 2005) e Finzioni per un’autobiografia (Medinova, 2022).

Casa dell’acqua. Poesie 1983-2023, edito da Animamundi, è la prima antologia italiana della sua opera poetica, tradotta e curata da Valentina Colonna.

 

***

 

Saber de ti

Frío cristal, cómo te introduces entre yo misma y yo.
Sylvia Plath

La soledad llega un día
y sabe a ti,
es algo tuyo ya,
como el sonido de tu voz
que sólo tú oyes desde dentro
y nunca nadie más conoce
cómo suena tu voz en ti,
cómo sabe tu soledad.

La soledad viene poco a poco
pero de pronto un día abre la puerta
y es como si la estuvieras esperando
desde siempre.
Entonces se convierte en tu doble,
se viste con tu ropa,
tiene tu rostro,
ama como tú misma
la luna en la ventana del verano,
mira con tus ojos
el espejo del alba,
mastica el dolor o el amor
en tus labios.

Pudo pasar de largo desgranando
nuevos olvidos y reclamos de ti,
pero llega
para quedarse un día.
Se amolda a tu sonrisa triste.
Te deja su amargura
o su dulzor inconfundible
—sólo cosa tuya—.

La reconoces,
la estabas esperando.
Es tu soledad, sabe a ti,
sabe de ti.
En el agua de tus ojos
se baña.

 

*

 

Sapere di te

Vetro freddo, come ti introduci tra me stessa e me.
Sylvia Plath

La solitudine arriva un giorno
e sa di te,
è qualcosa di tuo ormai,
come il suono della tua voce
che soltanto tu puoi sentire da dentro
e mai nessun altro conosce
come suona la tua voce in te,
come sa la tua solitudine.

La solitudine arriva a poco a poco
ma all’improvviso un giorno apre la porta
ed è come se la stessi aspettando
da sempre.
Così si trasforma nel tuo doppio,
indossa i tuoi vestiti,
ha il tuo viso,
ama come te stessa
la luna alla finestra dell’estate,
guarda con i tuoi occhi
lo specchio dell’alba,
mastica il dolore o l’amore
sulle tue labbra.

È riuscita a sfuggire sgranando
nuove dimenticanze e richiami di te,
ma arriva
per restare un giorno.
Si modella sul tuo sorriso triste.
Ti lascia la sua amarezza
o la sua inconfondibile dolcezza
– solo cosa tua –.

La riconosci,
la stavi aspettando.
È la tua solitudine, sa di te,
sa cose di te.
Nell’acqua dei tuoi occhi
si bagna.

 

***

 

Bajo la alfombra

Las ruinas se pasean por debajo
del techo. Son las moscas,
están como en su casa.
Se escabullen también bajo la alfombra,
si quieres esconderlas.
Sin duda son molestas pero uno
acaba acostumbrándose. Con ellas
es difícil vivir, pero, ay, sin ellas
cómo reconocerse en el espejo,
pensar el cielo azul detrás de las ojeras,
el suelo de las horas que amanecen,
el vaho en los cristales,
la soledad, el paseo,
la mancha que me anegó la falda.
Las ruinas son así. Son nuestra sombra
a la hora de vivir, lavo los platos,
escribo, leo un poco, oigo la radio
y ellas están ahí, siempre acechando,
polvo de los pasillos, compañeras.
Por más que lo intentemos no hay manera
de poder prescindir de nuestras ruinas.
Como la piel se adhieren y caen
y se renuevan, te persiguen,
ojos de gato, pasos blandos de gato
con uñas escondidas.
No hay manera de esquivar su arañazo.
Decirles buenas noches, simplemente,
y tratar de dormir hasta mañana.

 

*

 

Sotto il tappeto

Le rovine passeggiano
sotto al tetto. Sono le mosche,
stanno come a casa loro.
Si intrufolano anche sotto il tappeto,
se provi a nasconderle.
Indubbiamente sono fastidiose ma poi uno
finisce per farci l’abitudine. Con loro
è difficile vivere, ma, ahimè, senza di loro
come riconoscersi allo specchio,
pensare il cielo azzurro dietro le occhiaie,
la terra delle ore che albeggiano,
l’alone alle finestre,
la solitudine, la passeggiata,
la macchia che mi ha inondato la gonna.
Le rovine sono così. Sono la nostra ombra
al momento di vivere, lavo i piatti,
scrivo, leggo un po’, ascolto la radio
e loro sono lì, sempre in agguato,
polvere dai corridoi, compagne.
Per quanto ci si provi, non c’è modo
di potere fare a meno delle nostre rovine.
Come la pelle si attaccano e cadono
e si rinnovano, ti inseguono,
occhi di gatto, passi morbidi di gatto
con unghie nascoste.
Non c’è modo di scampare al loro graffio.
Dire loro buonanotte, semplicemente,
e provare a dormire sino a domani.