Adriano Engelbrecht, “la tramontanza” (Diabasis, 2023)

Nota di Valentina Furlotti

«Cos’è la tramontanza?» ho chiesto ad Adriano Engelbrecht in un salotto dai divani verde acceso. «Uno stato del sentire» mi ha risposto, con lo sguardo vibrante che lo caratterizza. «Allude a un processo lento» scrive Giovanni Ronchini nell’introduzione, un processo simile a quello delle foglie che ingialliscono, si staccano dai rami, volteggiano e si posano a terra, o a quello dei fiocchi di neve che planano dal cielo. È un congedarsi, dopo una lunga estate, un rallentare, prestando attenzione alle proprie ossa, alla pioggia, con la calma di chi può dire: «siedi qui e / nasci un poco».

La silloge, divisa in sette sezioni, evoca ciò che accade tra Luglio e Settembre, quando si bevono cedrate e ci si perde tra lettini, «ombrella» e gambe al sole, a Cesenatico o in città deserte. L’autore dipinge ciò che ascolta e che vede con zoom imprevisti e riprese dall’alto. Seguiamo un flusso di immagini senza capire mai esattamente cosa accada, eppure ci sentiamo avvolti da un’atmosfera ben riconoscibile, come una musica.

La musica ha, del resto, un ruolo centrale nella vita di Engelbrecht, le cui poesie reclamano più di altre di essere lette a voce alta. Ne la tramontanza il verso pronunciato si fa carne e tremore, conferendo non di rado al testo un duplice senso, un’ambiguità (i «prat’aranci» che «s’offrono» improvvisamente soffrono, in questo donarsi che è felice lacerazione). L’impressione è che le parole siano state scelte più per il loro suono che per il loro significato, in una ricerca linguistica molto sottile che preferisce neologismi e, al contrario, termini degni di un vocabolario dell’Ottocento a parole più quotidiane, percepite forse come inflazionate o vuote. Ne emerge così una lingua unica, ricca di espressioni in tedesco, che ogni tanto affiorano come da una radiolina o un vecchio giradischi, irrompendo nella scena e rendendoci estranei, stranieri – non a caso. È proprio questo, a mio avviso, uno dei meriti di Engelbrecht: l’aver coltivato un approccio alla lingua tipico di chi è nato ascoltandone due, per cantare, nella spaccatura che si crea, «l’appartato circostante» dove la vita si rivela.

 

Valentina Furlotti

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un po’ démodè o
quantomeno diseguale
une allemande risuonava in anfratti
di sguardi smerigliati
slacciata
la lingua
correva canina su bassi caseggiati

 

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sguardando oltre
le capocchie d’impagliati ombrelli
ho rubato azzurre dizioni
a gabbiani sospesi oh! l’ali loro!
immote lamine in vortici
e ritrosie di correnti
sprua Tritone di rientro al porto
distorce imbellettati inviti
a relitti bagnanti

a garriti versi che non spiccano

(Cesenatico, agosto 2021)

 

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dove mi scrivo?
se non per precipitati soliloqui
tra argini di cigli
o nel cavo sterno
d’incisa pietra
               stein und stein
in greto di voci
spazzate anche le fronde

 

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Adriano Engelbrecht nasce in Germania nel 1967, vive a Parma. Poeta, artista, musicista, attore, ha pubblicato Dittico Gotico per Cultura Duemila Editrice (1993), Lungo la vertebrata costa del cuore (prefazione di Pierluigi Bacchini) per I Quaderni del Battello Ebbro (2003), Tristano per la rivista «L’Ulisse» (LietoColle, 2007), La piscina probatica per Fedelo’s Editrice (2009). Nel dicembre 2015, insieme alla poetessa Ilaria Drago, esce Ubicazione Ignota, sempre per Fedelo’s Editrice. Del 2020 è la plaquette Di_versi assenti.. Un requiem per LOFT Scritture. È presente nell’antologia critica Le nostre (de)posizioni. Pesi e contrappesi nella poesia contemporanea emiliano-romagnola di Enzo Campi e Sonia Caporossi per Bonanno (2020). È stato tradotto in diverse lingue.
Parte della sua produzione poetica, dopo un lungo e articolato percorso di ricerca tra verso e rappresentazione teatrale, si è specificata nella forma installativa/espositiva e sonora indagando il rapporto tra parola, segno visivo e composizione musicale.
Il suo lavoro è stato presentato in numerosi teatri, musei, gallerie e festival tra cui ParmaPoesia, RicercaRe, GenovaPoesia, Natura Dèi Teatri/Lenz Fondazione, Ermocolle.
[Biografia riportata sul retro di copertina]

 

Valentina Furlotti nasce a Parma nel 1993. È laureata in Filosofia. Fosforescenze (Interno Libri, 2023) è la sua prima raccolta poetica, con prefazione di Valerio Grutt. Ne hanno scritto su la Repubblica di Bari, Poetarum Silva e Fara Poesia. Suoi versi appaiono sul nono Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, 2022) e su vari lit-blog e riviste. Fa parte della redazione di Atelier; collabora con Rivista ClanDestino. Co-organizza Vianino in Poesia con Eleonora Conti.

 

 

© Fotografia di Mauro Brandolini.