Marco Nicastro, “Poesia in (s)vendita. Saggi irriverenti sulla poesia, l’editoria e la critica letteraria in Italia” (Ladolfi, 2024)

Nota di Giulio Greco

 

Appena mi sono accinto a leggere l’opera di Marco Nicastro, Poesia in (s)vendita. Saggi irriverenti sulla poesia, l’editoria e la critica letteraria in Italia (Borgomanero, Ladolfi, 2024, pp. 84, 10 euro), sono stato catturato dall’argomento, dal momento che riguarda il mondo in cui lavoro da quasi quindici anni. Non è la mia occupazione principale, perché il cinema e lo spettacolo mi attraggono in modo irresistibile, ma la passione per la poesia, per la critica e per l’editoria non mi è mai venuta meno e, per quanto posso, mi impegno a seguirne l’evoluzione.

L’autore si propone un obiettivo molto preciso che persegue con molto scrupolo: «L’intento è quello di provare a dare una visione un po’ diversa rispetto a quella prevalente dell’esistenza di un mercato editoriale sano, di una critica militante efficace e onesta, della presenza di scritture di qualità, di un genere letterario (quello della poesia) vivo e in salute». Pertanto, non esita ad affondare la lama nelle piaghe più nascoste dell’attuale situazione: “Il libro come merce. L’impoverimento culturale dell’editoria contemporanea”; “Poesia in (s)vendita”; “La banalità della poesia”; “Perché non credo più nella critica militante in Italia”.

Marco Nicastro non è nuovo a riflessioni e a ricerche del genere; infatti, nel 2019 ha pubblicato sempre con Ladolfi la raccolta di saggi La resistenza della scrittura, nella quale, con un piglio di carattere psicologico, invitava il lettore a «resistere attraverso una forma d’arte, in questo caso la scrittura, alle tendenze omologanti e alienanti della nostra società, trovando uno spazio d’espressione per la propria soggettività. Resistere alle inclinazioni automatiche e primitive della nostra mente per elaborare faticosamente un pensiero capace di sondare altre strade e di essere condiviso. La resistenza, dunque, come forma di opposizione creativa, uno sforzo personale continuo per avvicinarsi a sé stessi e trovare la propria strada nel pensiero e nell’azione».

Nel testo attuale, tuttavia, pare scomparire ogni prospettiva positiva per lasciare il posto al puro e semplice sconforto. «Si può ancora amare la nostra poesia?» si domanda nel primo capitolo. È un interrogativo che ci siamo sentiti ripetere e che, a nostra volta, ripetiamo spesso noi di «Atelier». Da quasi trent’anni la rivista lotta per un tipo di poesia fondata sui valori umani e si scontra con la realtà descritta da Nicastro, dove prevale soltanto il marketing. Egli ne documenta con acribia i limiti e le conseguenze. La poesia ne esce prostrata, negletta, “banalizzata” anche per «assenza della dimensione del sacro», ridotta a prosa frammentata. Alla base di questa situazione ci sta la mancanza di un’autorevole critica militante. Come è stato documentato sugli ultimi numeri della rivista, la “recensione” è stata volta in “promozione”, alla cui base mancano chiari principi teorici.

Non esiste, quindi, un spiraglio di speranza? L’autore, recuperando l’esperienza personale, la intravede in una corretta educazione del giovane scrittore, basata sulla lettura e sulla scrittura e non sui videogiochi o sulla televisione, un’educazione capace di valorizzare il talento, supportata da un saldo bagaglio culturale e dal tesoro delle esperienze di vita.

È un testo di grande valore etico, che non lascia indifferenti e che coglie il nocciolo del problema, di quel problema cui anche noi dedichiamo studio e attività. Pertanto, sentiamo Nicastro come un alleato nell’obiettivo di riformare il mondo della poesia, lanciando a lui il messaggio che esistono anche persone che da anni non si lasciano sedurre dalle sirene del successo.

«Molte riviste o blog culturali, magari sulle ali dell’entusiasmo, partono inizialmente con l’idea di dire le cose come stanno, di cercare cioè una maggiore obiettività e imparzialità nella propria azione di critica culturale, ma poi finiscono gradualmente per parteggiare per qualcuno, sia per non infastidire i personaggi più importanti, sia perché quei personaggi potranno essere utili nel tempo a garantire una maggiore visibilità e un appoggio a quelle riviste, aiutandole in qualche modo ad affermarsi».

Frequento l’ambiente di «Atelier» fin dagli anni del liceo e posso garantire che nessuno dei due fondatori ha tratto benefici di tal genere dal lungo e difficile lavoro; non hanno riverenza per nessun personaggio importante, come testimoniano le “stroncature” di autori famosi, e non ambiscono ad affermarsi. Senza dubbio una simile posizione ha causato loro una certa emarginazione.

Questa mia testimonianza non è finalizzata a difendere una realtà che conosco bene, ma scaturisce da una sola intenzione e cioè dal desiderio di documentare che non tutto è marcio. Se apriamo gli occhi per vedere anche il bene, potremo recuperare la speranza nel futuro della poesia.

 

 

Giulio Greco

 

 

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Marco Nicastro vive e lavora a Padova. Da anni si occupa di psicoanalisi e poesia. Ha pubblicato articoli di argomento clinico su riviste scientifiche oltre ad alcuni libri, l’ultimo dei quali è Non di solo pane. L’uomo e la ricerca del senso (Diogene Multimedia, 2022). Ha scritto, per il sito Studenti.it, un commento a quaranta poesie di Montale dal titolo Ti presento Eugenio Montale. Riscoprire il piacere della poesia (2020). Suoi contributi sono usciti su diversi blog e riviste culturali online tra cui «Le parole e le cose», «La Balena Bianca», «Antinomie», «Kasparhauser», «Atelier», «Pangea», «Psychiatryonline».

 

Giulio Greco (Milano, 1991), laureato in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, giornalista pubblicista, ha frequentato diverse scuole di recitazione in Italia, in Francia e a Los Angeles. Ha lavorato in radio e in televisione ed è stato interprete di alcuni film, tra i quali On air. Storia di un successo (2016) e Tafanos (2018), Diana in love (2023), Comandante (2023), e della serie televisiva di Netflix Supersex. Nel 2010 ha fondato con Giuliano Ladolfi la casa editrice che porta il nome del socio. Dirige diverse collane e ha steso la prefazione di numerose opere poetiche. È direttore marketing di «Atelier», rivista sulla quale ha pubblicato numerosi saggi e alla cui poetica e alla cui storia ha dedicato uno studio: Atelier: il rinnovamento della poesia italiana (Borgomanero, Ladolfi, 2014). Del 2015 è il romanzo In concerto (Borgomanero, Ladolfi).

 

 

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