Sergio Bertolino, “Resistenza e sparizione” (Avagliano, 2023)

Nota di Antonio Fiori

“Sono arrivato ad un passo da tutto. E qui resto, lontano da tutto, ad un passo”: queste parole di Antonio Porchia – che l’autore ha scelto in ex-ergo di questa raccolta – ci dicono con misteriosa chiarezza dove anche Sergio Bertolino si reca in cerca della poesia. Sono i luoghi metafisici della memoria e del sogno, o quelli concretissimi dell’esattezza dell’istante, dove si sentono vicine le persone lontane, dove si possono ricostruire – seppure a frammenti – vita e pensiero, dire la rabbia e dire l’amore.

Ne derivano testi a metà strada tra rendiconti e preghiere, tra rese e resistenze; versi fluidi, che invitano subito alla rilettura, per risentirne la musica o scoprirne un segreto nascosto. Giancarlo Pontiggia, nella postfazione, pur sottolineando che l’autore esercita “la propria resistenza dentro un paesaggio e una lingua coerenti e definiti”, è costretto ad ammettere che “a volte si ha la sensazione che Resistenza e sparizione sia un libro di miraggi”.  Un’intera sezione – “Calata” – è in dialetto reggino, lingua necessaria per muoversi nella memoria più remota e dirompente, per attutire la troppa luce: I troppu celu mori nu cardiddhu./ Di troppo cielo muore un cardellino.

Pensiero lucido dentro una poesia visionaria,  questo il dono di Sergio Bertolino.

 

Antonio Fiori

 

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Mi dici in sogno
il volo necessario,
in che palude hai gli occhi buoni
e come credi sia peccato
solo splendere di noia
nel digiuno. Non l’alcol,
non il fuoco delle croci
o l’edera avvinghiata alla mia estate,
sei tu che acceleri l’arcano
in questa terra che mi torce
e mi assicura, il tiepido lunare…

 

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Ecco,
perché l’ombra
di un pensiero la afferri e non finisca
questa notte, questa voglia, gelando
il primo grido,

farei di lei la foglia che frinisce,
nessun mistero oltre la pelle

 

*

 

Come un chiasso improvviso
uno scompiglio tra le foglie verrà
con labbra gonfie cupocenere a sfinirti.
– C’è troppa delusione nel sereno.

Balugina la piazza semivuota
se mi cerchi. (Io non sono più quel desiderio
di torri e di fruttiere. L’anima vecchia
un talismano per le morti che attraverso,
colori e porte che non ho.) Dovunque
in nessun luogo il sole mi avvicina.

Però che delusione nel sereno.
Al nulla di chi tace presti fede, adesso,
come al pendolo e alle ossa, ti sospendi.
Sarà vero un altro giorno – vigliacco.
Ubriàcati piuttosto.

 

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Sergio Bertolino è nato a Reggio Calabria nel 1984. Laureato in Filologia moderna presso l’Università degli Studi di Torino, è docente di Lettere, cantautore, co-fondatore e co-direttore di Avamposto. Ha pubblicato le raccolte di versi Chiave di volta (Nulla Die, 2018) e La sete (Marco Saya, 2020 – Premio Umbertide XXV Aprile 2022 e menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano 2021). Suoi testi sono apparsi su antologie, riviste e blog letterari.

 

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