Alma Spina – Inediti

Alma Spina (Savona, 1991) è laureata in Letterature moderne e spettacolo presso l’Università di Genova, città dove vive e lavora. Fa parte del progetto Alle Ortiche con il quale collabora dal 2020 per la rigenerazione urbana e culturale di una parte dell’ex vivaio del Comune di Genova e per la quale cura la rassegna di poesia performativa Rapsodie (2023). Ha esordito nel marzo 2018 con la raccolta poetica, Rovi (Eretica Edizioni). Dal 2022 ha iniziato un processo di ricerca intorno alla poesia orale con il Collettivo Zonamargine.

 

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Mi guardo spesso e molto fissamente
farmi altro – altra da me stessa.
E ogni qual volta accade penso:
oggi non tornerò più a casa.
Ma poi ritorno ed è una metamorfosi –
sto nelle pietre, nel posto dei duri
prima che vengano, lente, le morbidezze.

Tocca impastarsi come il pane.
Tocca stare a cullarsi un po’.

Mi prendo da dentro la bocca la guancia
con le dita: mi stringo in un abbraccio piccolo.

 

*

 

Mentirei se ti dicessi che sono normale:
ho, infatti, un molare superiore a cinque cuspidi.
Una cosa rara. L’igienista dentale
col suo occhio di luce mi chiede:
«Posso fotografarlo? Guardi che pago».
Non resta che un diniego per preservarmi
in qualche modo. Ma quello
ci rimane molto male: si aspettava,
penso, che abboccassi.

                                             Quando usciamo
infilo un dito nella bocca e mi tocco:
ho i denti crepati sgraziati montagne
mi sanguina la lingua se ci passo.
E poi succede che lo trovo e premo
il polpastrello in tutti i punti.

Si crea un improbabile entusiasmo
una scoperta evidentissima di me
e avviene tutta una muta delle penne.

 

*

 

Ho testa braccia pancia vulva gambe piedi.
Ho tantissime cose attaccate.
Il colore della pelle light rose.

Sollevo in aria una mano:
ha cinque dita e unghie mangiate.
Ho sognato una volta che un tale
con gran disinvoltura srotolava
i sette metri che mi stanno in pancia
e con un righello mi diceva:

è lungo trenta metri.
Vederlo tutto lungo lì disteso
mi scuote il corpo e la mente.

/

Non si dice – non si dice!
Ma cosa? l’intestino!

Ma tu lo sai che è lungo sette metri?
Cinque virgola trentasei
metri più di me e ci sta.

Pensaci.