Santos Dominguez Ramos (n. Cáceres, Spagna, 1955) è un critico letterario e poeta, la cui opera è apparsa in numerose antologie e in diverse riviste americane spagnole, europee e ispanoamericane, come quella pubblicata in Francia nel 2008: Inuit dans la jungle. 25 Poètes d’Espagne, una selezione dei poeti più significativi degli ultimi cinquant’anni. Dalla raccolta d’esordio Pórtico de la memoria (Colección Alcazaba. Badajoz, 1994) sono seguita a cadenza regolare numerose pubblicazioni tra le quali si ricordano Las Provincias Del Frio (2006); Luna y ciencia nocturna (Premio Alegría del Ayuntamiento de Santander. Icaria. Barcelona, 2010); El dueño del eclipse (Premio Ciudad de Badajoz. Editorial Algaida. Sevilla, 2014); Reloj de sombra (Premio Fernando de Herrera. Editorial Guadalturia. Sevilla, 2015). Numerose le traduzioni in francese, inglese, arabo, ungherese, italiano, armeno, greco e russo. Quasi ogni raccolta è stata insignita di prestigiosi premi nazionali o internazionali.
Santos Dominguez Ramos
(inediti)
traduzioni dallo spagnolo di Marcela Filippi Plaza
Marea llena
Y también los días que creíamos
que nunca nos llegarían, están aquí ya.
(K. Rexroth)
Un día, de repente, vemos subir el mar.
Vemos que la marea que habíamos olvidado
ha empezado a subir hacia nuestra precaria
consistencia de arena.
Estábamos dormidos y nos sobresaltaron
verdemente las olas
con su amenaza de algas, su furia de ceniza.
Pero el pánico blanco de la espuma imparable
ya no nos precipita.
Tras el primer temblor miramos a lo lejos
y hay una levadura de dulce mansedumbre
brillando en la tristeza corporal de las olas,
en la respiratoria cadencia del reflujo,
perdiéndose en el cielo como el pájaro tímido
que es entonces la tarde de las velas latinas.
Y ahora el verano ofrece carnal al sol del tiempo
su desolada sed esbelta de palmeras
en donde el quinto viento furtivo da la vuelta.
Mientras en una orilla oscura y cardinal
un corazón se pudre sin rencor ni esperanza
y va inventando un barco que vaya a ningún sitio
y flote sobre el tiempo mientras estemos vivos
con el temblor secreto de las cristalerías.
La muerte, poco a poco, se ha parado en la orilla.
Alta marea
E anche i giorni che credevamo
non sarebbero a noi mai giunti, sono già qui.
(K. Rexroth)
Un giorno, all’improvviso vediamo salire il mare.
Vediamo che la marea che avevamo dimenticato
ha iniziato a salire verso la nostra precaria
consistenza di sabbia.
Eravamo addormentati e ci fece sobbalzare
la verzura delle onde
con la loro minaccia di alghe, la loro furia di cenere.
Ma il panico bianco della schiuma inarrestabile
ormai non ci precipita.
Dopo la prima scossa guardiamo lontano
e c’è una lievitazione di dolce mansuetudine
che brilla nella tristezza corporale delle onde
nella respiratoria cadenza del riflusso,
che si perde nel cielo come l’uccello timido
che è dunque la sera delle vele latine.
E ora l’estate offre carnale al sole del tempo
la sua desolata sete sottile di palme
dove il quinto vento furtivo gira.
Mentre su una sponda buia e cardinale
un cuore marcisce senza rancore né speranza
e va inventando una nave che vada a nessun luogo
e galleggi sul tempo mentre siamo vivi
con il tremolio segreto delle cristallerie.
La morte, poco a poco, si è fermata sulla sponda.
Crepúsculo español de Casanova
Hay tanto adiós delante de tu rostro
(G. Schehadé)
Cae la tarde amarilla, se va precipitando
la sombra tras las copas espesas de los pinos.
Y estos paisajes hondos, este otoño de viñas
me hablan muy lentamente del final de la hoguera,
de estas brasas que huelen a una dulce tristeza.
Me consuela la calma que tiene el campo ahora.
Me miro en el silencio interior del crepúsculo
y en el agua del río,
en el agua que corre somera y transitoria,
oigo hablar a los muertos que fueron mis amigos.
El final de la tarde, con esta luz serena,
con esta mansedumbre de las convalecencias,
me entrega su piedad a la hora del espanto.
A esta edad la Fortuna ya no mira a los hombres:
mi equipaje es un hueco, un baúl de extravío,
lo que saldan las horas, un bagaje de humo
que pesa más ahora que cuando estaba lleno.
Mira otra vez. Quizá
solo es esto la vida:
Un túmulo de arena al sur de la ventisca,
la estatua indiferente en donde posa un pájaro
su frágil tiempo de aire,
la sombra del caballo contra un muro de agua.
Sí. Quizá los minutos, como las caracolas,
son huellas de cristal sobre la nube,
el péndulo marino que duerme en las campanas.
Tal vez la vida sea más un lugar que un tiempo.
Un lugar que confunde la máscara y la piedra,
la vigilia y la lluvia, los días y los nombres
en la hora de la esfinge y las inundaciones.
Tal vez la vida es esto:
la voluntad de nieve que hay en las pesadillas,
el espíritu áspero de una emulsión de lodo,
un incendio que sube por el acantilado,
cenizas y pavesas sobre las olas verdes,
la confusa blancura de las constelaciones.
Quizá sólo sea eso lo que la vida quiere:
fluir y atravesarte
como un inconsistente apócrifo del viento.
Mis ojos sólo miran el lugar de su ausencia.
Crepuscolo spagnolo di Casanova
C’è così tanto addio davanti al tuo volto
(G. Schehadé)
Cade la sera gialla, precipita
l’ombra dietro le fitte chiome dei pini.
E questi paesaggi profondi, questo autunno di vigne
mi parlano molto lentamente dello estinguersi del fuoco,
di queste braci che hanno l’odore di una dolce tristezza.
Mi consola la calma che ora ha la campagna.
Mi guardo nel silenzio interiore del crepuscolo
e nell’acqua del fiume,
nell’acqua che scorre in superficie e transitoria,
sento parlare i morti che furono i miei amici.
La fine della sera, con questa luce serena,
con questa mitezza delle convalescenze,
mi porge la sua pietà, al momento dello spavento.
A questa età la Fortuna ormai non guarda più gli uomini:
il mio bagaglio è una cavità, un baule di smarrimento,
ciò che retribuiscono le ore, un carico di fumo
che pesa più ora di quando era pieno.
Guarda di nuovo. Forse
è solo questo la vita:
un tumulo di sabbia a sud della bufera,
la statua indifferente dove posa un uccello
il suo fragile tempo di aria,
l’ombra del cavallo contro un muro d’acqua.
Sì. Forse i minuti, come le conchiglie,
sono tracce di cristallo sulla nuvola,
il pendolo marino che dorme nelle campane.
Forse la vita è più un luogo che un tempo.
Un luogo che confonde la maschera e la pietra,
la vigilia e la pioggia, i giorni e i nomi
nell’ora della sfinge e delle inondazioni.
Forse la vita è questo:
la volontà di neve che c’è negl’incubi,
lo spirito aspro di un’emulsione di fango,
un incendio che sale dalla scogliera,
ceneri e scintille sulle onde verdi,
il confuso biancore delle costellazioni.
Chissà sia solo ciò che vuole la vita:
fluire e attraversarti
come un inconsistente apocrifo del vento.
I miei occhi guardano solo il luogo della sua assenza.
La lentitud del pájaro
Se ha detenido un pájaro en el aire
(Octavio Paz)
Nos salva cada tarde
la lentitud del pájaro,
sus dos notas aladas,
el hueco en el aire
va dejando su vuelo.
La breve levedad de su memoria,
su intuición del espacio,
la inconsciente mecánica instintiva
que le dicta la luz,
la inconsistencia
del aire elemental en el que flota inerme
son acaso
la verdadera cifra de todo lo que vive.
Como una flor escueta, ese vuelo amarillo
regresa cada tarde
con su clave secreta
a la cadencia roja de la luz que se muere
bajo el ángel tendido del ocaso
y al incendio lejano de su espada de fuego.
Cada tarde nos salva
su lenta levedad en el espacio.
La lentezza dell’uccello
Si è fermato un uccello nell’aria
(Octavio Paz)
Ci salva ogni sera
la lentezza dell’uccello,
le sue due note alate,
il buco che nell’aria
va lasciando il suo volo.
La breve levità della sua memoria,
la sua intuizione dello spazio,
l’inconscente meccanica istintiva
che gli detta la luce,
l’inconsistenza
dell’aria elementare nella quale galleggia inerme
sono forse
la vera cifra di tutto ciò che vive.
Come un semplice fiore, quel volo giallo
ritorna ogni sera
con la sua chiave segreta
con la cadenza rossa della luce che muore
sotto l’angelo disteso del tramonto
e dell’incendio lontano della sua spada di fuoco.
Ogni sera ci salva
la sua lenta levità nello spazio.
Marcela Filippi Plaza (1968) è una traduttrice cilena che vive in Italia, i cui studi e traduzioni hanno contribuito in maniera importante alla diffusione della letteratura latinoamericana, spagnola e portoghese in Italia. Il suo alto grado di conoscenza delle lingue romanze e dell’inglese le è servito per poter sperimentare anche nuove attività editoriali. Ideatrice del progetto delle antologie bilingue Buena Letra 1 (2012) e Buena Letra 2 (2014) di scrittori ibero-americani tradotti per la prima volta in italiano, e della collana bilingue Fascinoso Verbum. Attualmente si occupa della traduzione di poesia medievale italiana. Inoltre, sta preparando l’antologia bilingue Letras (ex Buena Letra), e l’antologia trilingue (portoghese,spagnolo, italiano) per la collana Letras che includerà i più prestigiosi poeti portoghesi contemporanei.
Per Atelier ha tradotto Edmundo Herrera e Marta López Vilar.