Copre l’arco di un quarto di secolo questa antologia sulla poesia femminile italiana curata dal poeta vicentino, sempre in bilico tra Vicenza e Città del Messico, per destinarla ad un pubblico che si presume poco familiarizzato con la produzione di casa nostra, vale a dire quello della Spagna e dell’America latina. Strazzabosco seleziona un campione rappresentativo e per niente scontato della produzione femminile nell’ultimo lustro del secolo scorso, differenziandolo opportunamente sia per provenienza geografica, che per classe d’età o per codice elettivo (lingua o dialetti).
Vengono così proposti al lettore ispanico, in lingua originale affiancati alla traduzione ad opera del curatore, testi di Isabella Biagini, Roberta Dapunt, Laura Pugno, Francesca Serragnoli, Saragei Antonini, Francesca Matteoni, Azzurra D’Agostino, Isabella Leardini, Annalisa Teodorani, Mariasole Ariot, Franca Mancinelli, Mariagiorgia Ulbar, Giulia Rusconi, Maria Borio, Giulia Martini, Damiana De Gennaro e, con una scelta coraggiosa vista la destinazione ad un’area culturale notoriamente machista ed omofoba, Giovanna Cristina Vivinetto. Quanto alle tematiche, si va dall’amore, al recupero di un rapporto autentico con la natura, incluso il meno nobile tra gli animali attraverso declinazioni inedite e con inattese aperture al sacro (Dapunt), ai legami familiari, alla denuncia del vuoto esistenziale, alle relazioni in genere, al viaggio, anche interiore, al doppio, al capovolgimento dei ruoli (Maria Borio), fino alla sofferta e lacerante ricerca della propria identità, magari attraverso la rivisitazione del mito di Tiresia.
Ad accomunare tali voci pur nelle rispettive differenze d’accento o di codice, come già anticipa il titolo e come il curatore stesso esplicita opportunamente nell’introduzione, è quel tanto di sfocato e indistinto, ciò che lui chiama il “paradosso di uno spostamento statico”, nel senso che tale rassegna di poetiche finisce per assomigliare all’immagine cristallizzata di uno scatto fotografico che immortala soltanto un istante, a prescindere da tutte le variabili cui può essere soggetto.
Quindi, e a priori, nessuna pretesa di esaustività né di completezza da parte del curatore. E tuttavia spesso le sue scelte si rivelano illuminanti anche per un lettore italofono, senza contare la portata semantica e simbolica nella metafora della scrittura come ombra, da sempre molto congeniale alla tradizione ispanica, e non solo in poesia.
Unico criterio posto dall’editore, un minimo di due pubblicazioni per autrice e 50 anni come limite massimo d’età per tutte. Anche così, senza trascurare la qualità e la fedeltà della resa linguistica nel codice d’arrivo, la proposta di Strazzabosco è meritevole di attenzione.
La panoramica che ne risulta appare quasi del tutto scevra dai condizionamenti di un passato anche recente, aprendo una finestra stimolante sull’originalità e sulle scelte stilistico/tematiche di una campionatura significativa di autrici, note o meno note.
Maurizio Casagrande
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Stefano Strazzabosco (1964) ha pubblicato saggi, edizioni critiche, antologie (come Oikos. Poeti per il futuro, 2020) e raccolte di poesia (la più recente: Brodskij, 2019). È stato invitato a festival in Italia, Messico, Colombia, Romania, Moldavia, Bangladesh, Canarie, Vietnam e ha tradotto e pubblicato in volume poeti come O. Paz, A. Arturo, C. Montemayor, J. Gelman, C. Moro, E. Lizalde, G. Fernández, V. Huidobro (in Italia); T. Guerra, A. Palazzeschi, V. Sereni, V. Giotti, P. Cappello (in America latina). Vive a Vicenza, dove ha diretto gli incontri internazionali di “dire poesia” (2009-2013), e a Città del Messico, dove ha fondato la casa editrice pirata La Vencedora e lavora come docente di Letteratura italiana.
Maurizio Casagrande (Padova, 1961) insegna lettere presso un liceo del padovano. Per le edizioni Il Ponte del Sale ha pubblicato, oltre a un volume di interviste a 20 poeti italiani (2006), le raccolte in dialetto Sofegòn carogna (2011) e Dàssea nare (2019). Del 2015 sono la silloge Pa’ vèrghine ave e la plaquette Soto ‘a nogara, ma fora stajòn; del 2018 In sènare, del 2020 Co ‘a scùria. Ha curato le antologie In classe, con i poeti (2014) e, con Matteo Vercesi, Un altro Veneto. Poeti in dialetto fra Novecento e Duemila (2014). Collabora occasionalmente con le riviste «Letteratura e dialetti», «Il Ponte Rosso», «Verifiche», «Humanitas», «La Terrazza», «La Battana» e «Filigrane».