Michelangelo Zizzi è performer, critico letterario e ideatore di Scuola Pound.
In poesia ha pubblicato La casa cantoniera (2001), La primavera ermetica (2002), Del sangue occidentale (2005) e La resistenza dell’impero (2016).
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Incistato come il saio da tarme che il tempo
come un vecchio monaco vi deposita
attendo in catabasi di vecchi libri
e così spreco, posso, del verso
la vena vera non vana
ora che la poesia è un cadavere eterizzato
ed un mio io è fuggiasco
da quando la fanciulla pubica svestii
davanti ad opaco specchio orientale
e la salda bellezza sviava in frattale
in ombre e in lacerti di carne.
Lo lascio il verso, questa mimica.
Ve lo lascio alla vanità dell’aria
al passante che l’occhio rigira straniero
sullo spiedo delle vetrine accese
in balìa d’insegne, saldi efficaci
risorse del tempo piegato,
quello che s’accende di meraviglia se vede oltre
se sale come un templare all’albero di Natale
che alla vertigine del primo piano svetta
nella foresta intermittente
di luci in sfere di sere.
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Così dell’Amor Pagano la resistenza dell’Impero al modo moderno oppongo
come dai Fedeli d’Amore non l’onore è tolto mai e neppure arretra
così scendendo fino al vicolo sotto casa, al bar o nella forma non riottosa delle cose eterne
tu starai
non in disparte, in dispensa ma come colui che la reggia tiene,
violando del centro una facoltosa ombra.
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Così proseguendo ghiacciati della caldaia
d’infiammati lupi democratici
noi sfiatammo l’alito greve
che di rutilanti eclissi di sole ai primordi inversi
della vita si nutrì
all’ombra delle metropolitane cocciute e delle folle umide
noi sfiatammo quel vapore esiziale
che non consentiva che una morte
alle vetrine agghindate alle feste di Natale
che non consentiva che abbigliarsi per futili vene di sera
oh noi stornammo pertanto ai padri sovrani una retta
agli alti auspici
e i grani spaccammo di ogni citazione
d’ogni laboratorio
molinandoli nei denti digrignanti
contro ogni falsa teoria di libreria persa ad Alessandria,
una volta.