Matteo Fantuzzi è nato nel 1979 a Castel San Pietro Terme (Bologna), e vive a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna. Ha pubblicato Kobarid (Rimini, Raffaelli 2008, Premio Camaiore Opera prima, Premio Penne Opera prima). Suoi testi sono apparsi su molte riviste tra cui “Nuovi Argomenti”, “Il Verri”, “Yale Italian Poetry”, “Italian Poetry Review”, “Gradiva” e antologie tra cui Jardines Secretos. Antologa de la joven poesa italiana (Sial 2009) e Poeti italiani del Duemila (Palomar 2011). È co-direttore delle sezioni “Creative Writing” e “Anthologies” della rivista “Mosaici” della St. Andrews University (Scozia), direttore della collana di poesia contemporanea della Ladolfi Editore, coordinatore delle redazioni della rivista “Atelier”. Oltre ad essere creatore del portale UniversoPoesia, ha curato La linea del Sillaro sulla Poesia dell’Emilia-Romagna (Udine, Campanotto 2006), La generazione entrante sui poeti nati negli anni Ottanta (Borgomanero, Ladolfi 2011) e, assieme a Isabella Leardini, Post ’900. Lirici e narrativi (Ibid., 2014). Scrive sulle pagine online del quotidiano “l’Unità”. Il testo qui prsentato è estratto dalla raccolta La stazione di Bologna in uscita il 21 marzo 2017
Matteo Fantuzzi
da “La stazione di Bologna”
(anteprima editoriale della raccolta in uscita oggi per Feltrinelli, collana Zoom Poesia)
Il senso di una strage
C’è un attimo avvenuta
l’esplosione, tra le macerie
e i vetri, in cui si quieta tutto
prima delle grida, delle sirene
concitate: è un attimo
nel quale non si crede veramente
che sia accaduto quello che si vede.
È lì che si comprende
il senso di una strage,
quando il silenzio avvolge e copre
senza scelta e senza distinzione
come la gente attorno a una stazione
che prende il treno per lavoro
o per le ferie, a inizio agosto
di mattina, come sempre.
(la redazione ringrazia le edizioni Feltrinelli per il permesso alla riproduzione).
Fotografia dell’autore di Daniele Ferroni