I giovani e la poesia: un esempio da imitare

A cura di Giulio Greco

I giovani e la poesia: un esempio da imitare

 

Per me non rappresenta una sorpresa assoluta in considerazione dell’esperienza personale, ma devo aggiungere che, dal periodo in cui frequentavo il liceo a oggi, sono passati tredici anni e il mondo della scuola è cambiato. Lo leggo sui giornali e lo sento ripetere dalle persone che conosco: l’irruzione dei social e la pandemia hanno travolto il sistema educativo tradizionale.

Perché per me non rappresenta una sorpresa assoluta l’evento del 16 novembre scorso svolto nella comunità scolastica dell’IISS “Licei Canudo-Marone – ITI Galilei” di Gioia del Colle nell’ambito dell’iniziativa “Libriamoci – Giornate di lettura nelle scuole”?

Il mio Dirigente Scolastico era Giuliano Ladolfi, il quale da più di un decennio dirigeva la rivista di poesia «Atelier» e, quando andavo a parlare con lui in presidenza, vedevo sul suo tavolo l’ultimo numero della pubblicazione e, quando invitava tenere conferenze studiosi e letterati, non mancavo mai di partecipare.

Riconosco che la mia esperienza è assai particolare, infatti non ho mai più avuto notizie di una simile passione durante gli anni universitari e poi nel mondo del lavoro nel settore dello spettacolo… fino a qualche giorno fa quando ho letto la testimonianza della prof.ssa Rita Greco, autrice del testo La gioia delle incompiute, pubblicato dalla casa editrice Giuliano Ladolfi nel luglio del 2021, che intendo riprendere parola per parola:

«Ciò cui ho partecipato mi è sembrato appartenere a un mondo parallelo al nostro, fatto perlopiù di adolescenti cresciuti a pane e Tiktok, per i quali la poesia è, nella migliore delle ipotesi, un’entità remota, lontanissima dalle loro vite, nella peggiore, uno spauracchio in vista dell’interrogazione.

L’incontro si è svolto al di fuori dell’orario scolastico, nel pomeriggio, in modo che per ciascuno la presenza fosse una libera scelta e non un’imposizione. È stato quasi sbalorditivo osservare i volti attenti e concentrati del centinaio di ragazze e ragazzi che gremiva l’aula magna: niente sbadigli, niente parlottii, nessun cellulare in circolo, al suo posto un librino di poesie con l’immagine dell’alba in copertina. Un librino che era stato aperto, letto, abitato nelle settimane precedenti, che aveva stimolato curiosità e interrogativi, grazie alla guida solerte, nonché alla luminosa lungimiranza, della professoressa Grazia Procino – poeta lei stessa – e delle colleghe che l’hanno seguita aderendo all’iniziativa.

E non era la prima, e non sarà l’ultima, dal momento che al Canudo-Marone è d’abitudine proporre incontri di questo genere, che adoperano la poesia come strumento di crescita per gli studenti, come occasione per sviluppare la loro intelligenza emotiva – qui sta la lungimiranza, la visione, qui, a me pare, si applichi già quella “educazione al rispetto e all’affettività” di cui si parla tanto in questi giorni – e, insieme, realizzano il sogno della poesia di essere ripulita dalla polvere della noia che talvolta ricopre i libri di scuola, essere risvegliata nelle vite di chi tocca, farsi seme di un possibile fiorire.

Sono stata sommersa di doni: il garbo, la gentilezza, la sensibilità di questi ragazzi, la profondità delle domande poste, a svelare un vissuto interiore già ricco, le riflessioni condivise che hanno permesso di intessere un dialogo emotivo sul binomio imprescindibile poesia-vita, il bellissimo cartellone, quasi un dipinto, con alcuni testi tratti dalla raccolta, il video con le letture dalla loro viva voce, il segnalibro, davvero un “fiore di luce schiuso nelle mie mani”, perché restasse un segno tangibile del loro passaggio nella mia vita, la videointervista che ha preceduto la presentazione, il fiume dolcissimo di volti e sguardi per il firmacopie che l’ha conclusa.

Chi mi conosce lo sa, ho la lacrima facile, e mi sono commossa più volte mentre ero lì a ricevere così tanta bellezza, e mentre scrivo la commozione torna a galla, insieme all’ammirazione per il prezioso lavoro che si porta avanti in questo liceo, che è molto più di un progetto educativo finalizzato alla mera acquisizione di conoscenze, che è cura della crescita dell’essere umano nella sua interezza, in un’età tanto delicata.

E torna la gioia che questo libro continua a donarmi, per la quale sento di dover ringraziare, oggi più che mai, l’editore Giuliano Ladolfi che due anni fa volle accordare fiducia alle mie parole.

Poesia come seme di un possibile fiorire, dicevo. È certo che in me questo incontro ha portato una fioritura rigogliosa e la mia gratitudine resta smisurata».

Come ho detto, mi è sembrato veramente significativo riportare parola per parola il discorso dell’autrice, perché la passione per la poesia qui è unita alla passione per l’educazione, grazie alla quale riesce a trasmettere i grandi valori umani.

Aggiungo la testimonianza della prof.ssa Grazia Procino, organizzatrice della manifestazione, anch’essa poetessa e professoressa:

«Il 16 novembre 2023 è l’approdo al percorso di lettura della silloge di Rita Greco La gioia delle incompiute; ben prima è iniziata l’avventura di immersione nei suoi testi. Già alla fine di settembre ho introdotto la silloge nelle classi in cui insegno italiano nel Liceo Classico “P. Virgilio Marone” di Gioia del Colle, e a partire da quel giorno ogni giorno ho aperto le lezioni mattutine con la lettura di un testo. Si è trattato di scavare nelle parole di Rita Greco, ma soprattutto di immergere le giovani menti nelle proprie emozioni, facendole incontrare con lo sconosciuto che si annidava dentro di loro e, spesso, con il grumo indistinto e pauroso delle proprie zone d’ombra. La lettura poetica è multisensoriale, se viene praticata in classe con una persona che legge e gli altri ascoltano ad occhi chiusi; si accarezzano le parole, si esegue un corpo a corpo con il testo che smuove e commuove. È da diversi anni che metto in campo questa esperienza; ho iniziato nel periodo della pandemia quando ho avvertito la necessità di introdurre la lettura della poesia contemporanea durante le lezioni di didattica a distanza. Abbiamo dialogato on line con alcune poetesse, di cui gli studenti e le studentesse avevano letto le sillogi; mai c’era stata l’occasione di incontrare di persona una poetessa. L’incanto della poesia ha operato miracoli, aperture e scoperte inaspettate e profonde, rivelazioni ed epifanie straordinarie che sono continuate oltre l’incontro e continuano ancora. Infatti, gli studenti e le studentesse mi hanno chiesto di proseguire il percorso con la lettura di poeti contemporanei. È un successo didattico, è una buona pratica da condividere in altre scuole italiane? Credo di sì. L’Italia è Paese di scrittori e poeti, ma non di lettori forti, come avviene in altri Paesi europei; se vogliamo invertire la tendenza, bisogna praticare a scuola l’educazione alla lettura di testi poetici e di narrativa. Offro la testimonianza di Anna Di Fonzo della I B, alla fine del percorso sulla silloge, che esprime tutta la ricchezza e la profondità a cui si può giungere».

A questo punto la riflessione di Grazia Procino trova conferma nelle parole di una splendida alunna:

«A dire il vero, non avevo mai aperto la mia mente e il mio cuore alla poesia. Non avevo mai preso in considerazione questa splendida forma d’arte, che mi ha aiutato a esternare le mie emozioni. Grazie a questa raccolta di poesie, La gioia delle incompiute di Rita Greco, ho imparato ad apprezzare questo nuovo mondo.

Mi vergogno un po’ a dirlo, ma i soliti e inutili pregiudizi sulla poesia avevano interessato anche me. Lo consideravo un mondo strano, difficile da comprendere, e proprio per questo avevo deciso, quasi inconsapevolmente, di non interessarmene mai. Mi sembravano parole scollegate tra di loro, versi che sembravano appartenere a concetti totalmente diversi.

Forse avevo solo bisogno di essere guidata da qualcuno che di poesia ne capisse davvero. Beh, ecco, finalmente ho imparato, anche se penso che la strada per la totale comprensione di una poesia sia ancora lunga, a collegare le parole, a far comunicare i versi nella mia mente, ma soprattutto sono riuscita a scacciare via i pregiudizi su questa arte. Giorno dopo giorno, poesia dopo poesia, ho aggiunto un tassello al mio bagaglio culturale e di emozioni. Per la prima volta sono riuscita a comprendere ciò che provavo realmente leggendo qualcosa e soprattutto ad esternarlo agli altri.

Sicuramente il significato di questa silloge mi ha aiutata, poiché è un argomento molto profondo e significativo, che mi sta a cuore: avere il coraggio di rimanere “incompiuti” in un mondo che non tollera “l’incompiutezza”. Un tempo frenetico che rincorre la perfezione e che a volte dimentica che l’incompiutezza è un dono di ogni essere umano e che va custodito gelosamente, perché ci identifica.

“Mi sono sentita compiuta parlando di incompiutezza”. Questa frase, detta dalla poetessa durante l’incontro di giovedì 16 novembre, a parer mio, racchiude molti concetti, tra cui l’incompiutezza di cui parlavo prima, il valore immenso della poesia, intesa dalla Greco come forma di liberazione, ma soprattutto la bellezza: l’argomento che più mi ha colpito. La bellezza come via di fuga dell’umanità, come liberazione, ma anche come “cura”. In un mondo che passa avanti senza fermarsi a guardare, la bellezza continua gradualmente a essere messa da parte fino a scomparire. Un mondo che non riesce a sfruttare la bellezza, che non riesce a curarsi con la bellezza; sì, perché la bellezza è in grado di guarirci da dentro, di curarci.

In conclusione, mi sento di ringraziare la poesia e le persone che mi hanno guidata in questo percorso; la professoressa Procino che ci ha aperto la mente verso questo nuovo orizzonte e la poetessa Rita Greco che, con i suoi meravigliosi componimenti, ci ha indirizzati su questa via fornendoci, durante il pomeriggio in cui abbiamo avuto l’occasione di dialogare con lei, preziosi consigli e aneddoti sul mondo poetico».

Non c’è bisogno di commento a queste parole, ma di riflessione da parte dell’intera società: dagli operatori scolastici a tutti i livelli, ai giornalisti, ai critici letterari e soprattutto a coloro che hanno a cuore il futuro dei nostri giovani.

Non tutti hanno avuto la fortuna mia e di questi allievi, ma tutti possono trarre esempio da questa iniziativa per restituire alla poesia il valore umano che ha conservato per quasi tremila anni.