“La poesia panica della romena Ana Blandiana”
“Dovremmo nascere vecchi,
già dotati d’intelletto,
capaci di scegliere la nostra sorte in terra,
quali sentieri si avviano dal crocevia d’origine
e irresponsabile sia solo il desiderio di andare avanti.
Poi, andando, ringiovanire, ringiovanire sempre più,
maturi e forti arrivare alla porta della creazione,
varcarla e nell’amore entrando adolescenti,
essere ragazzi alla nascita dei nostri figli.
Sarebbero più vecchi di noi comunque,
ci insegnerebbero a parlare, per addormentarci ci cullerebbero,
e noi scompariremmo sempre più, divenendo sempre più piccoli,
come un chicco d’uva, come un pisello, come un chicco di grano…”.
Scrive Ana Blandiana nella poesia “Dovremmo” (“Un tempo gli alberi avevano occhi”, Donzelli, Roma 2004), racchiudendo, in questi pochi versi, il cuore della sua poetica, che si caratterizza per la capacità di vedere al di là di ciò che lo sguardo scorge. Lo stile di Blandiana -una delle maggiori poetesse di lingua romena viventi- è infatti attento all’invisibile e panico, capace, cioè, di sentire ciò che le altre forme di vita percepiscono, calandosi nel microscopio e nei mondi apparentemente inanimati. Del tutto anti-antropocentrica, l’autrice s’immerge nel contesto naturale e animale, assorbendone la bellezza e comprendendone la sofferenza.
Non mancano infatti poesie i cui protagonisti sono gli animali, vessati dall’indifferenza egoistica dell’uomo, come il cavallo, con il quale la scrittrice s’identifica, patendo con la bestia il fatto di non poter alazare lo sguardo al cielo, poiché gli occhi dell’animale sono perennemente costretti verso il basso dal cocchiere. La poesia di Blandiana si fa dunque cosmica e raccoglitore della voce dell’intero universo, portatrice di un messaggio di speranza che tutto accomuna, oltre che richiamo al tempo in cui anche gli alberi avevano gli occhi.
L’autrice gioca infatti con le metamorfosi, immaginando di essere stata anche lei, in una qualche vita precedente, una pianta, che scorgeva l’accadere senza esser vista dagli uomini distratti. Un altro dei motivi ricorrenti di Blandiana, che ama dilettarsi con i paradossi, è lo scorrere del tempo, a cui la poetessa dedica vari componimenti, dai cui traspare una profonda saggezza nell’accettazione della condizione mortale e vulnerabile che segna la vita su questa terra. L’autrice impiega pertanto la vulnerabilità come motore della propria ricerca e nei suoi componimenti fa sentire al lettore cosa significhi carnalmente essere fragili. Definirei quindi la poetica della scrittrice “ecologistica ed umanistica” al contempo, poiché motivo dominante è l’idea che ogni forma di vita sia legata all’altra, in una rete di compassione, per cui l’universo risponde, in un modo o nell’altro, al grido d’aiuto lanciato dalle sue parti.
Con il suo stile originale e riconoscibile, nella semplicità delle espressioni che impiega, Blandiana riesce a creare immagini potenti, che sono vere e proprie riflessioni filosofiche attorno al tema dell’ esistere, e lo fa sempre con una estrema delicatezza, che non abbisogna di sperimentalismi o forzature, riuscendo, proprio in virtù della semplicità, a sconvolgere il lettore.
Lucrezia Lombardo