Deanna Young, Reunion / Ritrovarsi – Anteprima editoriale (Il ponte del Sale, 2022) – Traduzione e cura di Gabriele Codifava

Deanna Young (London, Ontario, Canada, 1964) è autrice di quattro libri di poesia. Ritrovarsi fu pubblicato originariamente in inglese, in Canada nel 2018, col titolo Reunion. La silloge fu selezionata per il Premio Pat Lowther Memorial, conferito annualmente dalla Lega dei Poeti Canadesi ad un libro di poesia scritto da una donna canadese. Il suo testo ‘House Dream’, pubblicato nel 2014, è stato selezionato per numerosi premi, compreso il Trillium Book Award for Poetry, il principale riconoscimento per la poesia della Provincia dell’Ontario. Nata e cresciuta nel sud-ovest di quella Provincia, vive in Ottawa, Canada, città per la quale fu ‘Poeta laureato’ dal 2019 al 2021.

 

DEDICATION
And this, a story
For all the children whose lives
Begin burning down
Though the lamp’s just been lit –

Who ask themselves
Daily, Why be born for this?
Who crawl under the smoke
But don’t find the door.

For those who survive, hope.
For the others, infinite love.

 

DEDICA
E questo, una storia
Per tutti i bambini le cui vite
Iniziano a consumarsi
Sebbene la lanterna sia appena stata accesa –

Che si domandano
Quotidianamente, Perché essere nati per questo?
Carponi sotto il fumo
Ma senza trovare l’uscita.

Per chi sopravvive, speranza.
Per gli altri, infinito amore.

*

GHOST PRAYER

Let the ghosts greet you.
Go to the crossroads
and wait till you hear
the ruffled breath of their horses.

They are coming
because they know you’re there.
Welcome them as you would
your young self, long lost –

like breezes let them in.
Stand in the open doorways
to catch their empty sleeves
as they pass from room to room.

They’ve seen enough to know
it won’t be easy. Love
and mercy, mercy and love –
Let them speak first

and with your living body listen.

 

PREGHIERA DELLO SPIRITO

Lasciati salutare dagli spiriti.
Vai ai crocevia
e attendi d’udire
l’affannato respiro dei loro cavalli.

Stanno per giungere
perché sanno che sei lì.
Accoglili come accoglieresti
il tuo giovane te, da tempo smarrito –

come aliti lasciali entrare.
Ritto sulle soglie aperte
ad afferrare le loro maniche vuote
mentre passano di stanza in stanza.

Hanno veduto abbastanza per sapere
che non sarà facile. Amore
e pietà, pietà e amore –
Che parlino per primi

e col tuo corpo vivo, ascolta.

*

RAIN PSALM

And the clouds gave way, and the generations
of pained voices fell, exhausted, into the merciful lap

of the earth, into the furrows of the worried fields.
And the warmth of the black soil turned them

to mist, the mist to the last breath of a story
rising out of the past. And the seeds, dusty

suitcases we knew to be secreted in the land
by faeries, creaked open, raising yellow hands

into the buzz and industry of an early June morning
in Middlesex County, testing the air. And the fat robins

in orange shirts and neat grey jackets were there
to greet the young shoots, and hopped beside them,

tugging glistening worms from the ears of the ground
ripe with manure, till the sun grew hot, and the roar

of the tractor rose from the drive shed. And there
in coveralls, the man named Jake, Jacobus, stepfather

of cousin Johnny, who cared for the land like it was
his own – his own child or dog or soul. And lo,

the new day of labour and growth was begun.

 

SALMO DELLA PIOGGIA

E le nubi cedettero il passo, e le generazioni
di voci sofferenti caddero, estenuate, nel grembo pietoso

della terra, nei solchi dei campi spaventati.
E il tepore del nero suolo li mutò

in foschia, la foschia nell’ultimo alito di un racconto
uscito dal passato. E il seme, polveroso

scrigno che sapevamo essere secréto nella terra
dalle fate, dischiudersi, levando mani gialle

nel brusio e operosità di un mattina di primo giugno
nella contea del Middlesex, provando l’aria. E i pingui pettirossi

in camicie arancioni ed eleganti giacche grigie erano là
ad accogliere i giovani germogli, e saltellargli accanto,

tirando fuori dalle orecchie del terreno maturo di letame
vermi luccicanti, fino a che il sole scottava, e il rombo

dei trattori saliva dalla rimessa. E là
in tuta da lavoro, l’uomo chiamato Jake, Jacobus, patrigno

del cugino Johnny, che ci teneva alla terra come
fosse, sì – come il proprio figlio o cane o anima. Ed ecco,

il nuovo giorno di fatica e crescita era iniziato.

*

HOLY GHOST

We had no paper
then, or we had

no pen, or no words. How
to say it. We had

no voice. No listeners.
Just deaf night

and the flames that chased us
up the stairs, that

found us
panting, singed. There was

no story then, no
greater myth. It was just

our life. No big
picture. No art

but the Bible. No thought
but that the Lord must have made

some mistake, our souls
in error. We went

into the closet willingly – it was
a game –

as into a time machine.
More in hope

than faith. In there
saw only starless space.

We prayed.
When I open this door

let it be
some other place.

There was music
though, astounding.

It flowed from the stereo
and filled the house

like Jesus. It was
Aretha in raiment of gold

and Elvis the King.
It flew into us like grace and shook

our spirits loose. We fell
to the floor like change, all

scattered silver. There
gathered ourselves

into swords of light, there rose
and followed the tambourines

into the shimmering
forest-mind

 

SPIRITO SANTO

E non avevamo carta
allora, né

penna, o nemmeno parole. Come
dirlo. Non avevamo

voce. Né chi ascoltasse.
Solo notte sorda

e le fiamme che ci braccarono
su per le scale, che

ci trovarono
affannati, strinati. E allora non c’era

racconto, o
mito più grande. Era solo

la nostra vita. Nessun
grande progetto. Né arte

tranne la Bibbia. Nessun ragionamento
se non che il Signore doveva aver fatto

qualche sbaglio, le nostre anime
per errore. Entrammo

nel ripostiglio apposta – era
un gioco –

come in una macchina del tempo.
Più per speranza

che per convinzione. E là
scorgemmo solo uno spazio senza stelle.

Pregammo.
Che quando io apra questa porta

sia
altrove.

C’era musica
però, incantevole.

Sgorgava dallo stereo
e pervadeva la casa

come Gesù. Era
Aretha nell’oro della veste

ed Elvis ‘the King’.
Come grazia ci scorreva dentro e scuoteva

fino a sciogliere lo spirito. Cademmo
a terra come monete,

argento sparso. Ci
si ricompose

in lame di luce, ci alzammo
e seguimmo i tamburelli

nella selva-mente
luccicante

 

 

© Autografo estratto dalla copertina dell’opera, progetto grafico a cura di Mariacristina Colombo

© Fotografia di Alice Young