© Fotografia di Claudio Sforza
© Fotografia di Claudio Sforza

Daniele Mencarelli, “Degli amanti non degli eroi” (Mondadori, 2024)

Nota a cura di Giuliano Ladolfi

Ho provato una certa emozione, dopo aver letto l’ultima raccolta di Daniele Mencarelli, Degli amanti non degli eroi, pubblicata nella collana Lo Specchio di Mondadori (2024), riprendere la presentazione della sua silloge La rossa mistura, redatta per l’antologia L’Opera Comune. Poeti nati negli Anni Settanta (Borgomanero, Atelier, 1999), dove fu incluso insieme ad altri sedici coetanei.

L’autore è noto al pubblico italiano per quattro romanzi editi da Mondadori, uno dei quali, Tutto chiede salvezza, ha vinto il Premio Strega Giovani.

Perché questo sentimento?

Così scrivevo: «Daniele Mencarelli è nato a Roma nel 1974. Ha pubblicato un gruppo di liriche su “ClanDestino” (1997), su “L’inquieto” (1999) e sul n. 11 di “Atelier” con il titolo Ammettilo che la vita. Sempre per le Edizioni Atelier è apparsa nel dicembre 1998 una plaquette, Tutti i miei.

La sua fisionomia poetica presenta una precisa originalità all’interno degli autori della generazione “decisiva”. Affine a Riccardo Ielmini per tono e per temi, se ne discosta per modalità di approccio al mondo della propria esperienza.

Anche la sua parola, pur essendo “forte”, risulta meno squadrata, meno “rocciosa”, più capronianamente melodica. Non mancano movenze di narratività che possono essere fatte risalire a Giudici e a Umberto Piersanti o l’abbassamento del linguaggio a livello prosastico come Beppe Salvia e Claudio Damiani, anche se mai si perdono equilibrio e purezza. […] Alla sua generazione lo lega il desiderio di autenticità, la fiducia umile nella poesia come mezzo per conoscere la realtà. […]

In Mencarelli il lessico raggiunge una chiarezza inusitata, anche perché egli si serve del “linguaggio ordinario”. Con [questa] denominazione intendiamo […] una modalità estremamente “ricca”, perché conserva la possibilità di mostrare tutta una gamma di espressioni che esistono, in quanto richieste dalla vita».

Sono passati venticinque anni tra l’Opera Comune e la raccolta Degli amanti non degli eroi, ma la scrittura poetica di Mencarelli è rimasta fedele alla propria “voce”.

«Due percorsi narrativi diversi, due vasti movimenti poetici che rivelano, nei termini di una insolita energia espressiva, il carattere di un autore che da sempre si è mosso con efficacia coinvolgente sul doppio registro della scrittura in versi e del romanzo» si trova scritto nel risvolto di copertina e proprio nel carattere narrativo e in uno stile comunicativo vanno individuati gli elementi caratteristici del testo, che presenta una tragica storia d’amore e una altrettanto tragica vicenda ambientata in un hotel di lusso.

A ciò si aggiunge una sana concretezza, basata sulla capacità di ponderare la realtà in tutte le sue sfaccettature. Se nella prefazione della silloge si poneva in luce il conflitto adolescenziale con la sua famiglia in un alternarsi del desiderio di indipendenza e di forte attaccamento ai valori tradizionali, nell’ultima pubblicazione Mencarelli nella prima parte rievoca la tenerezza di un amore giovanile vissuto in modo semplice tra trepidazione e gioia, concluso da un terribile incidente, mentre nella seconda demitizza la tradizione classico-romantica dell’eroe – oggi forse interpretato dai calciatori, dai divi e dai cantanti –, mettendone a nudo la fragilità in un mondo che di loro ha bisogno per continuare a crearsi falsi valori.

 

Giuliano Ladolfi

 

 

Daniele Mencarelli (Roma, 1974) vive ad Ariccia e collabora con diversi quotidiani e riviste con articoli di cultura e società. La sua produzione poetica inizia con una pubblicazione su «ClanDestino» e si afferma con la raccolta Bambino Gesù (Nottetempo, 2010). Degli amanti e degli eroi è stata pubblicata nel 2024 da Mondadori. È presente nell’antologia L’opera comune, poeti nati negli Anni Settanta (Atelier, 1999). È autore di quattro romanzi, editi da Mondadori: La casa degli sguardi (2018, premo Volponi, premio John Fante Opera Prima); Tutto chiede salvezza (2020, Premio Strega giovani, da cui è tratta per Netflix la serie omonima); Sempre tornare (2012, premio Flaiano); Fame d’aria (2023, premio Clara Sereni).

 

© Fotografia di Claudio Sforza