Giuliano Ladolfi - "L'orlo del tempo" (Ladolfi editore, 2018)
Lettura di Gabriella Mongardi
L’orlo del tempo: un titolo intensamente poetico per un romanzo tenero e delicato, malinconico ed elegante, che attraverso la vita di tre personaggi e i loro rapporti dipinge l’affresco di una generazione e di un’epoca, gli anni che vanno dal 1968 al 2008, caratterizzati da profondi mutamenti economici, sociali e culturali – il passaggio da un mercato nazionale a un mercato globalizzato, la contestazione giovanile, l’irruzione del relativismo – colti da una prospettiva “privata” e “provinciale”. Ambientato quasi interamente nel Piemonte orientale, tra Borgomanero e Stresa, il romanzo vale anche come testimonianza della trasformazione di un tessuto sociale che i personaggi sembrano subire senza riuscire a coglierne gli elementi di positività, legati come sono alla loro adolescenza, al rifiuto di invecchiare, alla permanenza del passato: attaccati come sono – verrebbe da dire – all’orlo del tempo, nel tentativo impossibile di fermarlo.
Nel romanzo, suddiviso in quattro parti, il tempo è scandito per decadi. La prima parte comprende tre capitoli, intitolati ciascuno a uno dei personaggi principali e a un anno: “1968 Valentino”, “1978 Guido” “1988 Luisa”: fra i tre, non ancora ventenni del 1968, esiste un aggrovigliato rapporto di amicizia-ammirazione-rivalità-amore i cui fili si allungheranno, variamente sdipanandosi e intrecciandosi, fino alla fine del romanzo.
“CLAUSTROFONIA - sfarfallii - armati - sottoluce”
(Ladolfi Editore 2018)
In apertura vi è infatti un muro, e di contro la triade lessicale sfarfallii - armati- sottoluce. Dunque si evocano subito moti di risposta (della psiche e della poesia) ad ogni contrafforte eretto della disumanità. Sono moti leggeri, ma pronti a vorticare perfino con armi, e angoli d’ombra, come riflessi dello sperdimento, ma anche del sogno.