27th October, 2021.Author and professor Colm Toíbín photographed at his home in Dublin city.Colm Tóibín FRSL is an Irish novelist, short story writer, essayist, playwright, journalist, critic, and poet. Tóibín is currently Irene and Sidney B. Silverman Professor of the Humanities at Columbia University in Manhattan and succeeded Martin Amis as professor of creative writing at the University of Manchester. .Photo:Barry Cronin/www.barrycronin.com 087-9598549

Colm Tóibín, «Vinegar Hill» (Interno Poesia, 2024) – Anteprima editoriale

A cura di Philip Morre e Giorgia Sensi

Colm Tóibín è nato in Irlanda nel 1955. È autore di undici romanzi, inclusi Brooklyn e Il mago, e di due raccolte di racconti. La sua opera è stata tradotta in più di trenta lingue.

 

Giorgia Sensi è traduttrice freelance dall’inglese di fiction, non-fiction e soprattutto poesia. Ha tradotto raccolte di Carol Ann Duffy, Jackie Kay, Gillian Clarke, Margaret Atwood, Eavan Boland, Kate Clanchy, Patrick McGuinness, Kathleen Jamie, Vicki Feaver, John Barnie, Philip Morre, Raymond Antrobus, H. D., Ilya Kaminsky, Mary Jean Chan, George Mackay Brown, e altri ancora, e curato diverse antologie. Tra le sue traduzioni e curatele di poesia si segnalano nel 2020: Le colombe di Damasco, poesie da una scuola inglese, antologia a cura di Kate Clanchy, LietoColle Editore, e The Perseverance di Raymond Antrobus, prefazione di Kate Clanchy, postfazione di Anna Maria Farabbi, LietoColle Editore. Nel 2021: Repubblica sorda (Deaf Republic) di Ilya Kaminsky, La nave di Teseo Editore; H. D. Poesie imagiste di Hilda Doolittle, Interno Poesia Editore. Nel 2022, La fanciulla senza mani e altre poesie, Vicki Feaver, Interno Poesia Editore. Le storiche, Eavan Boland (The Historians), Le Lettere Editore (con Andrea Sirotti). Nel 2023: Danzare a Odessa (Dancing in Odessa) di Ilya Kaminsky, La nave di Teseo Editore. Flèche, di Mary Jean Chan, Interno Poesia Editore; Incidere le Rune, poesie scelte, di George MacKay Brown, Interno Poesia Editore. Con La casa sull’albero, poesie scelte di Kathleen Jamie, Ladolfi Editore, 2016, ha vinto il Premio Marazza 2017 per la traduzione poetica. Ha inoltre ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione 2019, conferito dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MIBACT).

 

 

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September

 

The first September of the pandemic,
The sky’s a watercolour, white and grey,
And Pembroke Street is empty, and so is
Leeson Street. This is the time after time,
What the world will look like when the world
Is over, when people have been ushered into
Seats reserved for them in the luminous
Heavens.
Moving towards the corner of
Upper Pembroke Street and Leeson Street,
An elderly man wears a mask; his walk is
Sprightly, his movements brisk. I catch
His watery eye for a watery moment.
Without stopping, all matter-of-fact,
He says: ‘Someone told me you were dead.’

 

 

Settembre

 

Il primo settembre di pandemia
il cielo è un acquerello, bianco e grigio,
Pembroke Street è vuota, e così pure
Leeson Street. Questo è il tempo dopo il tempo,
l’aspetto che avrà il mondo quando il mondo
sarà finito, quando la gente sarà stata accompagnata
ai posti loro riservati nei paradisi
luminosi.
Verso l’angolo tra
Upper Pembroke Street e Leeson Street
c’è un anziano signore che indossa una mascherina;
il passo è svelto, i movimenti vivaci. Ne colgo
lo sguardo lacrimoso per un attimo lacrimoso.
Senza fermarsi, come fosse un dato di fatto,
dice: “Mi avevano detto che lei era morto”.

 

 

*

 

Vinegar Hill

 

The town reservoir on the hill
Was built in the forties.
If you lifted a round metal covering
And dropped a stone, you could

Hear it plonk into the depths.
There were small hollows in the rocks
That, no matter how dry the weather,
Were filled with rainwater.

These rock-pools must have been here
With different water in them
That summer when the rebels
Fled towards Needham’s Gap.

From the hill, as the croppies did,
You can view the town, narrow
Streets even narrower, and more
Trees and gardens than you imagined.

It was burning then, of course,
But now, it is quiet. There is,
In the Market Square, a monument
To Father Murphy and the Croppy Boy.

We can see the hill from our house.
It is solid rock in the mornings
As the sun appears from just behind it.
It changes as the day does.

My mother is taking art classes
And, thinking it natural to make
The hill her focal point,
Is trying to paint it.

What colour is Vinegar Hill?
How does it rise above the town?
It is humped as much as round.
There is no point in invoking

History. The hill is above all that,
Intractable, unknowable, serene.
It is in shade, then in light,
And often caught between

When the blue becomes grey
And fades more, the green glistens,
And then not so much. The rock also
Glints in the afternoon light

That dwindles, making the glint disappear.
Then there is the small matter of clouds
That make tracks over the hill in a smoke
Of white as though instructed

By their superiors to break camp.
They change their shape, crouch down
Stay still, all camouflage, dreamy,
Lost, with no strategy to speak of,

Yet resigned to the inevitable:
When the wind comes for them, they will retreat.
Until this time, they are surrounded by sky
And can, as yet, envisage no way out.

 

 

Vinegar Hill

 

Il serbatoio della città, sulla collina,
è stato costruito negli anni Quaranta.
Se sollevavi il coperchio rotondo di metallo
e buttavi un sasso, ne sentivi

il tonfo giù in profondità.
C’erano delle piccole cavità nelle rocce
che, per quanto asciutto fosse il tempo,
si riempivano di acqua piovana.

Queste pozze devono esserci state
con dentro un’acqua diversa
l’estate che i ribelli fuggirono
verso Needham’s Gap.

Dalla collina si vede la città,
come fecero i croppies,*
stradine ancora più strette, e più
alberi e giardini di quanto si immagini.

Era in fiamme allora, ovviamente,
ma ora è tranquilla. C’è,
in Market Square, un monumento
a Padre Murphy e il Croppy Boy.

Da casa nostra si vede la collina.
La mattina, quando da dietro
spunta il sole, è solida roccia.
Cambia col cambiare del giorno.

Mia madre sta seguendo lezioni di pittura
e, trovando naturale fare della collina
il suo punto di riferimento,
sta cercando di dipingerla.

Di che colore è Vinegar Hill?
Come si alza al di sopra della città?
È rotonda, con una gobba.
Non ha senso invocare

la Storia. La collina è altro,
intrattabile, impenetrabile, serena.
È in ombra, poi in luce,
e spesso colta fra le due

quando l’azzurro diventa grigio
e sfuma ancora di più, il verde luccica,
e poi non così tanto. Anche la roccia
brilla nella luce pomeridiana

che cala e le toglie il lucore.
E poi c’è quel piccolo gruppo di nubi
che se ne vanno sopra la collina
in un fumo bianco come fossero istruite

dai loro superiori a levare il campo.
Cambiano forma, si rannicchiano,
restano immobili, si mimetizzano, sognanti,
smarrite, senza una vera strategia,

eppure rassegnate all’inevitabile:
prese di mira dal vento, si ritirano.
Fino ad allora, sono circondate dal cielo
e ancora non prevedono una via d’uscita.

 

 

*

 

Dead Cinemas

 

I.

Dublin is a map
Of dead cinemas, once
Darkened spaces now
Demolished, made into
Shops or just closed up.

The Grafton, where I saw
‘Love in the Afternoon’,
And wondered if Bernard
Verley was right not to do
What he did not do.

The Astor, where one Friday
At the early evening show
I saw ‘Cries and Whispers’
And screamed out loud
When she cut herself.

The Academy in Pearse Street,
Where I saw ‘Amarcord’,
Or most of it, since
The censor scissored out
The whole wanking scene.

The world is divided:
Men and women; black and white;
Rich and poor; and those who
Go to the cinema alone
And those who do not.

In the Regent, on my own,
I saw ‘The Deerhunter’
And ‘Halloween 11’. It was
A bad period made worse
By going to those two films.

The International had the grace
To become the IFC,
Where I saw ‘The Stepford Wives’
And ‘Salò’. It eventually became
The Sugar Club.

In the Green Cinema, I saw
‘The Great Gatsby’, with
Robert Redford and Mia Farrow
But did not believe a single
Shot in the whole fiasco.

In the Screen opposite Trinity
Over a whole weekend
In the company of Mary Holland
I saw all of ‘Heimat’; it started
Good, then fell apart slightly.

In Abbey Street, below
The Adelphi, there was
A small cinema where late
One Sunday night
In the winter of 1975

I saw Polanski’s ‘Repulsion’
Which was not as frightening
As the walk back home to
Hatch Street, with Dublin
Damp, emptied out.

Soon, there were art films
And other films; the former
Did not have ads for
McDowell’s Happy Ring House
And were more solemn generally.

In the end I stopped
Going much because
I found it hard
Facing back out
Into the world.

 

 

Cinema defunti

 

I.

Dublino è una mappa
di cinema defunti, un tempo
spazi oscurati, ora demoliti,
trasformati in negozi o
semplicemente chiusi.

Il Grafton dove ho visto
L’amore il pomeriggio
e mi sono chiesto se Bernard
Verney avesse fatto bene a non fare
ciò che non aveva fatto.

L’Astor, dove un venerdì
al primo spettacolo serale
ho visto Sussurri e grida
e ho gridato io a voce alta
quando lei si è tagliata.

L’Accademia di Pearse Street,
dove ho visto Amacord,
o la maggior parte, dato che
la censura aveva amputato
l’intera scena delle seghe.

Il mondo è diviso:
uomini e donne, bianchi e neri;
ricchi e poveri;
chi va al cinema da solo
e chi non lo fa.

Nel Regent ho guardato,
da solo, Il cacciatore
e Il signore della morte. Era
un brutto periodo, peggiorato
dall’aver visto quei due film.

L’International si è potenziato
in “Istituto cinematografico”,
dove ho visto La fabbrica delle mogli
e Salò. Alle fine sarebbe diventato
The Sugar Club.

Al Green Cinema, ho visto
Il grande Gatsby
con Robert Redford e Mia Farrow
ma non ho creduto una singola
ripresa dell’intero fiasco.

Nello Screen davanti a Trinity
per un intero fine settimana
abbiamo guardato, io e Mary Holland,
l’intero Heimat; è partito bene
ma poi ha un po’ perso il filo.

In Abbey Street, dopo
L’Adelphi, c’era un piccolo
teatro dove,
una domenica sera sul tardi
nell’inverno del 1975,

ho visto Repulsione di Polanski
che è stato meno spaventoso
della camminata di ritorno a casa mia
in Hatch Street, in una Dublino
umida e svuotata.

Presto ci furono film d’autore
e film di altro genere; ai primi
mancavano le pubblicità per
McDowell’s Happy Ring House
ed erano complessivamente più solenni.

Alla lunga ho smesso
di andare più di tanto, perché
trovavo difficile
girarmi poi di nuovo
verso il mondo.