COAGVLA II – Stefano Modeo, “La terra del rimorso” (Italic, 2018)

A cura di Carlo Ragliani

L’opera, come l’autore medesimo intende chiarire da principio, trae nome dalle parole di Ernesto De Martino: il rimorso, come espresso, parrebbe essere ciò che trae origine dalla necessità di una scelta di ripiego, e tuttavia sbagliata, che possa riparare nell’unico modo possibile ciò che è sottoposto al conflitto imposto.

In questo, La terra del rimorso sembra profilare tanto il luogo di origine di Modeo, quanto idealmente il destinatario della poesia.

Intensamente lirico e tragicamente attagliato alla sofferenza, il dire dell’autore sempre si imbeve dell’atmosfera stigmatizzata e umiliata del proprio luogo di origine.

A volte ricordandola con tenerezza, a volte abbandonandola al proprio destino, il verso e l’autore si fan portatori dell’incarico di osservare e documentare questa originarietà, contestualmente condannandosi a ricordare ed a testimoniare gli elementi che lo compongono tanto nell’esterno, quanto nell’intimo interno di ciò che lo abita.

La riflessione si incardina nel rammarico di ciò che non è avvenuto, una tensione che sfiora il proprio apogeo senza mai poterlo raggiungere.

E così, la terra di Modeo si manifesta come una sorta di veicolo di umanità che però non può più rassicurare nella sua saldezza, né può contenere una vita.

L’unica possibile scelta è migrare e più non tornare; il che se da un lato si traduce nell’abbandono dei propri luoghi, dall’altro consiste nel portarsi dentro un bruciare che contiene la speranza che altri intuiscano il perché del rimorso.

Questo, assieme al perché della ferita: una risoluzione che si manifesta oltre la parola, nella capacità statutaria di aderire al mondo ed alle riflessioni, volontarie o meno, di chiunque.

 

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I.

Ecco: Impegno: nulla
Ora et labora
gli Umiliati hanno
silenzi notevoli
E se fossimo un suono
saremmo per le orecchie di un sordo.
Sullo spartito:
eserciti di semibiscrome
con le cediglie tra le gambe
Quando bambini
eravamo sudati dal gioco
Fuggivamo furbi
ogni coprifuoco della realtà

Guardavamo le botte degli altri
e nascondevamo
poesia nella paura
Madre, padre
vostro figlio è
un eterno inetto
Lo sa bene l’adesso che
aspetto e non viene.
Rassegnati gufi, vittime
gli Umiliati sono
portatori di medioevo e scaramanzia.

Analfabeti di futuro
in questa epoca delle passioni tristi.
Abbandoniamo le gambe per salire
più leggeri di una montagna di rifiuti
verso il cielo, Marte, buchi neri,
flessibili.

Fummo generati epici in questa terra
per veleggiarcene lontano
in un orbitale atomico
di incertezze.

 

*

 

Adesso:

Volo all’altro capo del Paese
ciò che lascio ogniqualvolta
è un verso che risuona straniero
un’onda di mare che brucia salina
quella ferita mal ricucita di spina.
Un’umanità indecorosa e piena di grazia
dalla faccia istruita alla violenza del sole.
Torno all’altro capo del Paese
lascio una lingua, una gestualità.
la vita fatta a rottami dove rullano i tamburi
e le notti randagi
di giovani padri
di baci rubati.
Arrivo all’altro capo del Paese
mio nipote è già un uomo con delle parole
lo sentirò comprendere e descrivermi dove vive
mi dirà forse un giorno a che punto è la guerra
riconoscerà a fondo ciò che io chiamo: la terra

del rimorso.

 

*

 

XXV.

 

[Caro mio,]
tua moglie ha dei figli dello Stato.
Tra di noi non ce lo diciamo
chiniamo la testa – non ci guardiamo
della paura di morire che abbiamo
che quasi è una vergogna.
Niente è giusto (qui)
tua madre lo sa
i tuoi figli lo sanno
le bestie lo sanno.
Eppure dopo giorni si pacifica tutto
rimane la luna nel mare dipinta e
[Caro mio,]
dimentica di te [di me, di lei, di noi]
neppure il vento freddo delle parole testimoni
i volti fotografati nei cortei disorganizzati.
Salutami tutti, abbraccia quei cari.

 

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Stefano Modeo (Taranto, 1990) vive e lavora come insegnante a Treviso. “La Terra del Rimorso” (ItalicPequod 2018) è la sua opera prima. Compare nelle antologie “Abitare la parola – Poeti nati negli anni ’90” (Ladolfi editore 2019) e “I cieli della preistoria. La nuovissima poesia pugliese” (Marco Saya 2022). Fa parte della redazione della rivista di poesia Atelier e della redazione del blog Universo poesia – Strisciarossa. Si occupa di poesia italiana contemporanea per la rivista di critica letteraria norvegese Krabben – Tidsskrift for poesikritikk.

 

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