Bolle di sapone – Edoardo Sant’Elia – Bolla 4 “Amore a posteriori” di Alessia Bronico

Bolle di sapone – Edoardo Sant’Elia – Bolla 4

“Amore a posteriori” di Alessia Bronico

 

Bolla 4. Alessia Bronico, Amore a posteriori, Ensemble

 

Canto a voce sola, è il sottotitolo del volume di Alessia Bronico, ripartito poi in sezioni che ne ribadiscono la voluta scansione melodica: “Parto sonoro, Voce incarnata, Voce lattea…”. Ma in che modo la musica e la solitudine e il confessato amore sono le chiavi d’accesso a questa raccolta?

Riguardo la solitudine, assistiamo di pagina in pagina ad un monologo interiore che modula svariati toni, dalle immagini casalinghe trasformate in commestibili simboli, “: esisto come basilico di ghiaccio frantumato dalle tue mani a condire un pomodoro: // rosso / logorio / fossile / la vita”, alle speranze inevase che divengono ironica profezia, “: chiaroveggenza, respiro e ripresa: // non grido / non alzo le mani / ti guardo dal basso / rimando a domani”; dalle incarnazioni fiabesche complete di un tenero desiderio, “: non voglio più che tu mi veda né che tu sia mio: // sono un petalo leggerissimo / da soffiare via”, alla constatazione apparentemente desolata  che giudica e giustifica assieme “: tutto si consuma nella inesauribile paura umana: // non ti amo / ma ti amo / è così che accade”.

Toni che si accavallano con calibrato disordine, che tentano di circuire un oggetto del desiderio forse immemore di tante pressioni, di tanti riguardi, toni che tuttavia lasciano sempre una porta aperta al dialogo, sia pure per “voce sola”. Perché questa voce è poi capace di farsi compagnia, di imbastire trame, di ammonire ricordando, “avresti dovuto saperlo / in precauzione s’anticipa il dolore / e cadendo nel luogo comune / ti lasciai la rete per le farfalle”, ed è anche capace di concedersi corroboranti benché taglienti pause, “: è ancora notte, preparo il caffè: // una linea sul mio nome / attraversi ogni lettera / sia spada nera sottile per fine”.

Quanto alla musica, è nel rapporto con la voce che si esprime, sono le tonalità, i timbri, i contesti, a renderla portatrice di emozioni, sia pure distillate. I poeti, scrive l’autrice nella Nota finale, “appaiono esseri in divenire tra le muse e la musica”. Equilibrio difficile, inseguito con tenacia e spesso con successo in questi versi che vibrano di pacata fierezza, versi aggrovigliati attorno ad un bandolo eterno, l’amore appunto, matassa da sciogliere con perizia artigianale, con cura estrema, dandosi per intero o prendendo nel caso le dovute distanze. Un amore a posteriori, come recita il titolo, un amore che sembra essere stato vissuto per poter divenire materia di racconto, dalle tinte fantastiche eppure esplicite: “: uno spiffero mi coglie tra orecchio e occhio: // uno sbuffo solleva la gonna / il respiro dilata i seni / una raffica spinge il corpo / e ondeggio un po’ più in là /dove tu prendi la forma del vento”; o per divenire materia di confronto, soprattutto con sé stessa: “: l’amore è ricrearsi dopo la screpolatura drastica della vita: // faccio piccoli passi / li rubi correndo / e di me non resta / neppure il passaggio”.

Torno alle chiavi d’accesso, ai temi portanti. Solitudine, dunque, ma animata da mille fantasmi che non si stancano di inseguire, di imitare la realtà; l’amore, che soltanto dopo diviene possibilità autentica, sbaglio consapevole della passione, pienezza di vita da proteggere, da preservare: “le persone che più amo / le tengo nella mano: / un cantuccio di futuro”; e la musica, infine, che consapevolmente, orgogliosamente finge di farsi da parte, “rinuncia allo sfogo sonoro per contemplare la fatica del sussurrato. È raggiungere la leggerezza ciò che spero, d’essere udita ovunque seppur piano, seppur pianissimo”.

 

Edoardo Sant’Elia