Annamaria Ferramosca
Per segni accesi
Prefazione di Maria Grazia Calandrone
Giuliano Ladolfi Editore, 2021
pp.92, euro 12,00
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Annamaria Ferramosca, per parlarci di questi potenti ‘segni accesi’ dentro le nostre vite, ha trovato la giusta voce ed affinato ulteriormente il proprio stile: ha adottato lo spazio-virgola, rinunciato alle maiuscole e alla punteggiatura, creato folgoranti e improvvisi accostamenti di parole, dato ai testi un ritmo semplice ed armonico.
Tolto ogni orpello alla parola, ci conduce per mano in un cammino iniziatico (‘le origini l’andare’ è il titolo della prima Sezione) che parte dal mistero della maternità e della nascita (un tendere misterioso del seme), affronta il primo panorama ancestrale del pianeta (una rete di valichi e sentieri), quindi l’inspiegabilità di quanto accade (il senso è oscuro o uno scuro/ disegno governa), della domanda infantile che ci sgomenta ma pure ci consente ogni tanto la ricomposizione del nostro rapporto col mondo (il sogno semplicemente s’avvera). Iniziamo però presto a capire che molti comportamenti e molte spensieratezze non sono altro che i piccoli trucchi/ del mondo per illuderci/ di essere vivi darci a intendere/ che lontanissima sia ancora quella riva. Una delle grida più dolorose viene ‘dalla fossa dei migranti’, un racconto straziante senza vera possibilità di risposta; inviano essi continuamente ‘segnali dal mare dal bosco’ e ci fanno sentire noi veri migranti/ verso l’abisso/ la nostra barca è al porto/ al sicuro ma/ il rimosso serra la gola/ già tocchiamo il fondo. Ed il poeta vuole salvare quel grido – a voce bassa ti parlo/ nell’orecchio/ perché solo tu possa sentire/ salvare un grido/ perché lo porti con te/ pure nel sonno// conservarlo marchiato in gola – ridare dignità a quelle vite in pericolo. La prima parte della raccolta si chiude con noi molecole delusetristi davanti al maremistero e ai luoghi non scelti per nascervi e per vivere.
Si riprende quindi il cammino e la meditazione. La seconda Sezione – ‘i lumi i cerchi’ – è introdotta dalle parole di Claudia Ruggeri sulla capacità di attrazione degli occhi dell’ultimo nato, sul miracolo rinnovato della vita. Qui la poesia prende coraggio e fiducia – verrà l’oceano/ verranno le sue vele/ saremo nuovi/ per nuovi continenti. Dice a un certo punto Annamaria Ferramosca: prima che faccia notte/ prima che la bambina impari a sillabare/ dobbiamo/ ricomporre l’asse spezzato/ liberare il volo aprire/ nuove misure all’orizzonte; come si vede ritorna il compito della ricomposizione, che l’infanzia miracolosamente compie o per il cui bene dobbiamo noi compiere. Tutta la realtà ci interroga in questa sezione: le nostre città virtuali, gli oggetti capaci di parlare, la musica di Garberek e sopratutto la natura, le acque, la flora: culle intrecciate con erbe di savana/ lasciate andare alla deriva/ – verrà salvezza dalle acque -/ a navigare verso un luccichio di nevi. Anche Eros s’affaccia, sempre imprevedibile e inafferrabile – poi arriva a me amore/ col suo segreto e s’allontana/…/ t’amo ti perdo t’amo ti perdo. E il testo poetico diventa spesso canto: imparare dal ghiaccio/ a splendere da vivi/ e a morire rinascendo in cascata limpida/ perché mai muore/ chi nel gelo del mondo/ mantiene accesa una lanterna/ mai muore/ chi in ascolto resta sulla soglia.
La terza Sezione – ‘per segni accesi’ – è introdotta da Amelia Rosselli, misteriosamente affermativa: visione di uno strazio con uno strazio/ tutto si rifà,/ e da capo e di nuovo. S’apre con una bellissima poesia dedicata (a Nicole) ed un nuovo omaggio all’amore, al mito di Adone (sempre lo inseguo lo raggiungo lo blocco/ sempre lo trovo senza passaporto); incontriamo quindi ‘una vita da riscrivere’ dopo l’esperienza dell’errore, della violenza degli spari. Ed arriviamo all’oggi, al ‘2020 di buio e password’: attesa ormai/ soltanto amara attesa/ dare un nome al prossimo tornado/ al prossimo virus/ rinchiudersi in casa ad ascoltare/ dati norme statistiche. Fatica a farsi spazio, nel poeta, la fiducia nei tempi venturi, se a un certo punto si chiede – chissà se anche gli animali avvertono/ questo scompiglio entropico del mondo/ lo spazio esatto delle cose/ divenuto caos/ l’assenza di ogni valico per l’arca. In questo scenario sconfortante, l’ultima speranza sembra venire dalla bellezza imperitura della musica: so che una scia di note come fiaccole/ ci verrà incontro nel buio dell’altrove. Si, perché anche la poesia sembra ora impotente, le voci dei poeti mute in stranita attesa. La poesia infatti, pure immensa viene dai minimi/ e ai minimi ritorna.
Alla fine, un congedo volutamente leggero: il mio allenarmi per il grande volo/ è sostare su vecchie foto in bianconero/…/ salgo mi metto comoda sui cirri/ sotto il capo un cuscino/ di foglie di limone all’uso greco. Le ultime parole sono per i libri: fieri ben stretti/ ricordate vorrebbero di tanto in tanto respirare/ esigono come tutti/ di avere incontri essere aperti/ (non solo spolverati). Ed anche se la poesia, l’arte, il racconto, non hanno mai salvato nessuno dalla fine mortale, col tempo abbiamo imparato a lasciarci educare da loro – e così da questo libro, che portandoci nel mito e nei cicli vitali e della storia, ci dice il senso dell’andare e del finire.
Antonio Fiori
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Annamaria Ferramosca è nata nel 1946 a Tricase (Lecce) e dal 1970 vive a Roma. Ha pubblicato: Il versante vero (Fermenti, 1999, Premio Opera Prima Aldo Contini Bonacossi, in e-book su LaRecherche.it), Porte di terra dormo (DialogoLibri, 2001), Porte/Doors (Edizioni del Leone, 2002, prefazione di Paolo Ruffilli, Premio Internazionale Forum-Den Haag), Curve di livello (Marsilio 2006, Premio Astrolabio, in e-book su LaRecherche.it), Paso Doble – Dual poems (coautrice Anamaria Crowe Serrano, Empiria, 2006, traduzione di Riccardo Duranti), La Poesia Anima Mundi (monografia a cura di Gianmario Lucini, con la silloge Canti della prossimità, Puntoacapo, 2011), Other Signs, Other Circles-A Selection of Poems 1990-2009 (traduzione e introduzione di Anamaría Crowe Serrano, Series Contemporary Italian Poets in Translation, Chelsea Editions, 2009, Premio Città di Cattolica), Ciclica (La Vita Felice, 2014, introduzione di Manuel Cohen), Trittici – Il segno e la parola (Dot.comPress, 2016), Andare per salti (Arcipelago Itaca, 2017, introduzione di Caterina Davinio, Premio Arcipelago Itaca). Fa parte della redazione del portale poesia2punto0, dove dal 2011 cura la rubrica di poesia internazionale Poesia Condivisa di cui è ideatrice. Ha curato la versione poetica italiana dell’antologia di percorso del poeta rumeno Gheorghe Vidican 3D–Poesie 2003-2013, CFR, 2015). È presente in varie antologie e su riviste italiane e straniere. È voce inclusa nell’Archivio della voce dei Poeti, Multimedia, Firenze.