Della grande imbarcazione resta una zattera;
i folli sono stati dispersi per altri ordini alti.
Un universo di piccole figure costella la mattina;
i sogni si concretizzano in incubi e nei dettagli
vedo al di là di quello che vogliono far credere.
Scrivo per non impazzire; appunti precisi che
ricostruiscono quel che si è perso per strada.
Ti farò leggere in anteprima questi righi senza
ritegno, per la pretesa di mutare le sorti, quasi
fosse possibile invertire la rotta data da altri.
(pag.11)
*
Giorni e mostri mordono le caviglie.
La prima luce è ritorno spietato
al dolore, alle incombenze,
al pericolo d’essere ancora vivi.
Non si vedono vie di salvezza,
ritorni invocati d’umanità. Eppure
in un remoto accesso tu ci sei.
Devo sopravvivere – lo sento, lo avverto
anche se non c’è voce – oltre queste onde,
al di là della tempesta c’è casa.
E un’attesa che aspetta per tenermi
ancora tra le sue braccia.
(pag.13)
*
Essere vicini è questa carezza
scambiata in modo inusuale, una parola,
il tuo profumo nell’aria. Questo sentire
immaginando il tuo viso
meravigliato mentre tenti risposte e
un’altra maniera per dire, ritornando
ad un luogo familiare.
Le stesse acque agitate, inquiete e piene
di messaggi alla deriva di questo presente,
ci avvicinano a una rinascita.
(pag.43)
*
Siamo forme che si sovrappongono
nel solstizio; luce e pietra a costruire.
Nessuna distanza vince. Torniamo noi
per quel che fa nuove tutte le cose.
Sorge la luce antica e un significato
s’accende vivo; mille anni o fiori
esplodono nel petto erboso di silenzi.
Il canto s’alterna alle ore che
trascorrono in nuove attese.
L’approdo sicuro sono i tuoi occhi e
il tuo volto oltre ogni possibile dire.
(pag.48)
*
Manca il passo arso di sole e
manca il tuo sorriso che meraviglia.
Anche chi resta ha il suo dolore da non dire.
Si fa rada la parola.
Le mani mangiate e un canto di rabbia
restano nelle trame di giorni d’assenza e di te.
Cerco quiete nel tuo viso dietro un vetro
quasi fossi ancora tra le tue braccia;
la terra brucia e non solo per il fuoco.
Si torna alle preghiere,
in un legame che unisce sospiri.
(pag.56)
Angela Greco – AnGre è nata il primo maggio del ‘76 a Massafra (TA), dove vive con la famiglia. Ha pubblicato: in prosa, Ritratto di ragazza allo specchio (racconti, Lupo Editore, con prefazione di Michelangelo Zizzi, 2008); in poesia: A sensi congiunti (Edizioni Smasher, con una nota di Roberto Ranieri, 2012); Arabeschi incisi dal sole (Terra d’ulivi, 2013); Personale Eden (La Vita Felice, con prefazione di Rita Pacilio, 2015); Attraversandomi (Limina Mentis, con una nota di Nunzio Tria, 2015, con ciclo fotografico realizzato con Giorgio Chiantini); Anamòrfosi (Progetto Cultura, 2017, con prefazione di Giorgio Linguaglossa); Correnti contrarie (Edizioni Ensemble, 2017); Ora nuda, antologia 2010-2017 (formato elettronico, Quaderni di RebStein LXVII, 2017, con introduzione di Flavio Almerighi); Ancora Barabba (plaquette, collezione Bocche naufraghe, YCP Ed., 2018); All’oscuro dei voyeur (YCP, 2019, prefazione di Franco Pappalardo La Rosa); Arcani (Achille e La Tartaruga, 2020, prefazione di Franco Pappalardo La Rosa); Ananke (Ladolfi, 2021, introduzione di Fabrizio Bregoli); Aiguiller (Ladolfi, 2022); Tornanti (Macabor, 2023). È presente in antologie, siti e blog. È ideatrice e curatrice del lit- blog di poesia, arte e dintorni Il sasso nello stagno di AnGre (https://ilsassonellostagno.wordpress.com/). Tutto quanto è stato scritto sui suoi versi è reperibile
all’indirizzo https://angelagreco76.wordpress.com/.