Luca Ariano
La memoria dei senza nome
Prefazione di Alberto Bertoni
Il Leggio, 2021
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“Un libro compatto e autenticamente esperienziale”, queste le parole di sintesi di Alberto Bertoni, che firma una prefazione utile e puntuale, rendendo merito al poeta sia per le intenzioni – “riaprire la poesia alla sua possibilità di essere per tutti” – che per l’esito letterario del suo lavoro, “una poesia polifonica e dialogica”. La raccolta s’apre evocando Gramsci – Odio gli indifferenti… – e si conclude con un’intervista all’autore condotta da Luigi Cannillo, dalla quale emergono interessanti riflessioni sull’intrecciarsi di Storia e di storie, linguaggio alto e linguaggio parlato, mito e modernità. La memoria dei senza nome è una lezione di salvataggio della memoria, la quale si salva raccontando le storie vissute e quelle ascoltate, dando voce a persone concrete, colte nelle loro passioni e nelle più diverse età, descrivendo luoghi, scorci di paesi e città della vita – capaci a loro volta di preservare il ricordo di chi li ha abitati, grazie all’imponderabile opera del genius loci. Ci sono le vite di Nena e Giggino, il mosaico di racconti della guerra, i ricordi dell’autore; molto frequente la scelta del salto temporale, con conseguente rivisitazione del luogo o di una fuga in altra età. Il disorientamento, proprio della contemporaneità, entra in scena spesso e si coglie già scorrendo l’indice delle sezioni, dove si passa da ‘Damnatio memoriae’ ad ‘Amore capitale’, dall’apocalittico ‘Arresto del sistema’ all’improprio connubio di ‘Animae digitali’. Ma alla fine, a ben pensarci, questo libro non si può ‘raccontare’ se non sgranandolo verso su verso, se non lasciandosi condurre da Luca Ariano in un percorso che risulterà insieme di alto tenore civile e teneramente amoroso, di preoccupazione e denuncia per il futuro ma anche di ostinata fiducia nelle fatiche della memoria.
Antonio Fiori
*
Partito dopo l’alba
in una mattina di scarnebbia
– un altro giorno di novembre
da marcare sul calendario;
l’auto costeggia i resti del fiume…
torri di telecomunicazioni
immaginando il suo treno accanto.
Non è lontano Rogoredo
tra edifici eretti in fretta:
in bocca il ricordo di baci notturni.
Non pensavi di vedere Giggino così:
per te eterno ragazzino
ma ora trema nel letto tra flebo e fili…
sguardo sgomento spaventato
stringendoti la mano.
*
Muglia il torrente dopo la pioggia:
non ricordano più ponti travolti…
strade tracimate.
Questa sera di quasi primavera
una tela di Latino Barilli;
sotto terra vi erano canali,
barche portarono pietre e marmi
per la cattedrale.
Sono rimasti solo i nomi
di antiche vie, resti di mulini
che non macinano più.
Giggino in quella chiesa pregò
bambino, forse con la nonna,
a San Domenico una domenica
da dopoguerra anni Cinquanta.
Sapevi che studiò Giordano Bruno?
Tra le colonne ti dissero
che ancora qualcuno vide
il suo spirito inseguito dalle fiamme.
*
Ormai quasi tradizione
ammalarti prima delle feste:
… gli esami, forse il timore
di tornare, la conta di assenze,
una tavola in meno da imbandire.
Ti diranno che lo sapevano
che prima o poi sarebbe toccato…
Che fine faranno?
Schiavi di robot come antiche plebi
in guerra per un sorso d’acqua,
per terre non ancora di sabbia
e foreste reperti di civiltà prerobotiche.
Miniere di carbone cancellano
gli ultimi villaggi,
chiese medioevali senza liturgie.
Non ti servirà prendere treni:
ancora pioggia gelida sui tuoi passi
attendendo da lei un altro Natale
prima che cumuli di plastica
sommergano siti archeologici.
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Luca Ariano (Mortara – PV – 1979) vive a Parma. Di poesia ha pubblicato: Bagliori crepuscolari nel buio (Cardano 1999), Bitume d’intorno (Edizioni del Bradipo 2005), Contratto a termine (Farepoesia, 2010, Qudu, 2018) Nel 2012 per le Edizioni d’If è uscito il poemetto I Resistenti, scritto con Carmine De Falco. Nel 2015 per Dot.com.Press-Le Voci della Luna ha dato alle stampe Ero altrove, finalista al Premio Gozzano 2015