Da L’inganno della superficie
in uscita per Stampa2009
Anteprima editoriale
dal capitolo Impronte, controfigure
Le impronte sugli occhiali fanno luce
(la filigrana opaca, dicono di contrabbando)
mentre pulisci con lo spray
lenti senza neppure un graffio
(il sasso che scivola nel pozzo
la traccia che risale
e si sparpaglia per la vite
che ora non è più:
non piangere Angiolina
il secchio con lo straccio, l’acqua lapidata
i figli sono tre, di pane non ce n’è…)
*
dal capitolo Sollevare dei pesi
BUCCE
1.
Le autostrade sono ferme, assorbono porose
luci che sfrecciano a campione,
le tapparelle sono chiuse, proteggono le stanze
dalle polveri sottili che beffano i mattoni.
Puoi chiudere il cancello, amico mio,
doppie mandate e, poi,
credere le bucce, bucce di una mela
ma non è questo il tempo:
nulla è già investito
se non è ancora dato.
*
dal capitolo Nuovi vocabolari
L’UOMO-GELATINA
L’uomo, alla porta, sbuffa la farina caduta sul grembiule, non conosce “early adopters”, plance, processi di validazione. Non ha pianificato conti in “kappa” o “identikit”. Vuole soltanto vendere il suo pane, ed è perplesso dal piano di rilancio dell’uomo-gelatina, malconcio eppur firmato: pantaloni arrotolati sopra la caviglia, auricolari, lampade alogene nel fiato.
*
dal capitolo Più tardi, o domani, forse vedremo
Quando rientro la sera
e vi trovo, come petali sparsi,
sui tappeti in salotto
lui che spinge una ruspa, le ruote
lei che azzanna il tuo seno ormai gonfio
tu che badi loro con cura
e non senti il male sbattere fuori
sul muro, le grate,
penso che oggi, o domani,
potrei anche morire, farmi di lato,
lasciare che all’alba pestiate la terra
sarò polvere, un sasso.
Fotografia di proprietà dell’autore