Michele Paoletti
da Casa
(inediti)
2. INGRESSO II
Si fa strada una radice
spaccando il pavimento,
punta il dito contro il ricordo
di uno specchio.
In fondo al nero intravedo
com’ero mentre cercavo
un abbraccio, il calco di una mano
da ricopiare sul quaderno
per immaginare di stringere
qualcuno prima che fosse tardi,
prima dell’inverno.
3. CUCINA
Il forno sembra una bocca nera
spalancata sulla miseria della stanza.
Cinque sedie traballanti con la paglia
sfondata e due assi come tavolino.
C’è una tazza sbeccata e un bicchiere segnato
da un solco verticale, il rigo lasciato
da una lacrima nel vetro.
La nonna strappava gli occhi alle patate
prima di pelarle, aveva una matassa
leggera di capelli e una lunga ruga
sulla fronte scura. Lei sapeva come
accendere il forno e badava alla stufa
mentre il giorno le si consumava intorno
e si portava via un pezzetto
mese dopo mese
mentre le patate continuavano
a crescere mute sotto terra.
In giardino avevamo una colonna
che, scherzando,
dicevi sorreggesse il cielo.
Mi nascondevo dietro
e trattenevo il pianto
perché nessuno veniva a cercarmi
mentre annottava in fretta
e il volo degli uccelli si faceva
rado.
Adesso il vento ha morso il marmo
scavando una fossa
tonda come lo sbadiglio
di chi ha perso il filo del discorso
e non sta più ascoltando.
Fotografia di proprietà dell’autore