da Made in Italy (Atelier, 2008)
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Il mio amico Giulio si arrangiava mangiando ragni per pochi soldi,
con qualcosa in più si scolava un bicchiere di detersivo davanti
ai clienti del bar, ha impegnato la fede nuziale e ha preso lo scolo
per potere mangiare, odiava politici, froci, zingari e musulmani
non si è mai capito per cosa parteggiasse
forse solo per quell’albanese comprata e smontata
a piacere sulla branda buttata in fondo al cantiere.
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diventano dottori in legge, spacciano, pretendono il 41bis e
tu speri che qualcuno ti possa lasciare a marcire in una discarica
abusiva per uno sguardo sbagliato o un giro sfortunato
come fosse questa la costante stella cometa che indica la tua schiena
ma non c’è da stare male, nessuna donna ha annegato
il suo bimbo nella lavatrice in questo momento, nessun uomo
dagli occhi a spillo mi può fare evaporare come acido inaridito
a questa ora della sera.
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Ho incontrato un mio vecchio compagno di calcio
alcuni mesi fa in un ristorante di Torino, abbiamo giocato insieme
per circa dieci anni, da altrettanti non ci si vedeva
ci siamo abbracciati e abbiamo ordinato da bere. Vive lì adesso, almeno
così mi ha detto, genitori e fratelli morti, una zia a Garbagnate e
qualche cugino vicino a Napoli, gli unici suoi gioielli.
Era già ubriaco. Nessuna donna, lavoro interinale e monolocale.
Poi mi ha domandato come me la passavo. A quel punto è caduto
dallo sgabello del bancone e si è fratturato femore e umore.
Ho pagato il conto, chiamato una autoambulanza e me ne sono andato
sapendo che non avrei potuto fare niente di più
quella notte, né per lui né per me. Quando giocavamo
insieme, entrambi difensori, non provavamo pietà per nessuno.
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Fiera dei suoi denti d’oro,mi guarda sorridendo una vecchia ucraina
sull’autobus diretto alla Bovisasca. Parla e non capisco nulla
ma annuisco sorridendo pure io, poi mi mostra le fotografie che tiene
nel portafogli. È mia figlia dice orgogliosa, studia all’università
di Kiev e queste parole le scandisce in un perfetto italiano.
Peccato che conosca sua figlia.
Spompina dietro la stazione Garibaldi per comprarsi Chanel n°5
e imitare Marilyn Monroe. Ma suppongo che la giovane ucraina
non si scopi nessun presidente americano né qualche senatore antiabortista.
È strana la vita in primavera, i sensi si svegliano e il cielo sembra
un grande defibrillatore.
***
Era il capocannoniere acclamato dei tornei di calcio dell’intero isolato
anche se riceveva la pensione di invalidità per totale cecità,
riusciva a spaccare il parabrezza di una macchina a mani nude senza tagliarsi,
aveva la pelle delle braccia flaccida come asfalto fuso
tutti i ragazzi non più alti di così
lo chiamavano Aladino perché risolveva ogni problema di vita con un buon consiglio.
È morto straziato dal monossido di carbonio di una stufa a metano,
ha lasciato alla ex moglie una roulotte verde sbiadita e
dei cumuli di spazzatura grandi come piscine comunali.
Quando ero bambino mi ha biascicato che per innamorarsi
bisogna procedere alla molatura per ottenere una superficie liscia oppure
percorrere un’autostrada contromano in agosto.
Perché proprio in agosto non l’ho mai capito.
Simone Cattaneo è nato a Saronno nel 1974. Ha pubblicato Nome e soprannome (Atelier 2001) e Made in Italy (ivi 2008). Sue poesie sono apparse su numerose riviste, tra cui “Atelier”, “Poesia” e “Il primo amore”. È stato incluso nelle antologie L’opera comune. Antologia di poeti nati negli anni settanta (Atelier 1999), Dieci poeti italiani (Pendragon 2002), Lavori di scavo. Antologia dei poeti nati negli anni ‘70 (Railibro 2004), 100 Poesie di odio e di invettiva (Coniglio 2007) e La stella polare. Poeti italiani dei tempi “ultimi” (Città Nuova 2008). È venuto a mancare nel 2009. Peace & Love (Il ponte del sale 2012) è una raccolta postuma che raccoglie tutte le sue poesie.
*La foto di Simone Cattaneo è tratta da www.pangea.news.