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THE POEM
Not the sunset poem you make when you think aloud,
with its linden tree in India ink
and the telegraph wires across its pink cloud;
not the mirror in you and her delicate bare
shoulder still glimmering there;
not the lyrical click of a pocket rhyme –
the tiny music that tells the time;
and not the pennies and weights on those
evening papers piled up in the rain;
not the cacodemons of carnal pain;
not the things you can say so much better in plain prose –
but the poem that hurtles from heights unknown
– when you wait for the splash of the stone
deep below, and grope for your pen,
and then comes the shiver, and then –
in the tangle of sounds, the leopards of words,
the leaf-like insects, the eye-spotted birds
fuse and form a silent, intense,
mimetic pattern of perfect sense.
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La Poesia
Se troppo ragioni non arriverai alla poesia del crepuscolo,
col suo tiglio d’indaco, e i cavi
del telegrafo dentro al suo roseo nembo;
non il riflesso in te e la sua fragile spalla
svelata che ancora qui scintilla;
non il lirico guizzo di una rima banale…
l’inutile ritmo che annuncia il tempo;
né le monete e i tesori ammassati su quei
giornali della sera sotto il diluvio;
né i dolorosi demoni di strazi carnali
e tutto ciò che può esser detto meglio in prosa…
ma la poesia che si precipita da vette ignote
… quando attendi dall’abisso lo zampillo
lapideo, che cieco si muove verso la tua mina,
finché giunge il fremito, e infine…
dentro al groviglio di suoni, i leopardi di parole,
i fillidi, i pennuti dalle iridi chiazzate
confluiscono e creano una tacita, abbacinante
mimetica rete di autentico senso.
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LINES WRITTEN IN OREGON
Esmeralda! Now we rest
Here, in the bewitched and blest,
Mountain forests of the West.
Here the very air is stranger.
Damzel, anchoret, and ranger
Share the woodland’s dream and danger.
And to think I deemed you dead!
(In a dungeon, it was said;
Tortured, strangled); but instead –
Blue birds from the bluest fable,
Bear and hare in coats of sable,
Peacock moth on picnic table.
Huddled roadsigns softly speak
Of Lake Merlin, Castle Creek,
And (obliterated) Peak.
Do you recognize that clover?
Dandelions, l’or du pauvre?
(Europe, nonetheless, is over).
Up the turf, along the burn,
Latin lilies climb and turn
Into Gothic fir and fern.
Cornfields have befouled the prairies
But these canyons laugh! And there is
Still the forest with its fairies.
And I rest where I awoke
In the sea shade – l’ombre glauque –
Of a legendary oak;
Where the woods get ever dimmer,
Where the Phantom Orchids glimmer –
Esmeralda, immer, immer.
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Versi scritti nell’Oregon
Esmeralda, adesso sostiamo
qui, nei fatati e benedetti
alpestri boschi dell’Ovest.
Qui persino l’aria è inesplorata.
Fanciulla, anacoreta e sentinella
narrano il sogno e le insidie della foresta.
Pensavo che fossi morta!
(Dicevano in un loculo;
torturata, strangolata), e invece…
dalla favola cobalto pennuti pervinca,
orso e lepre di nero ammantati,
sulla tavola del picnic la Saturnia.
Assiepati segnali stradali sussurrano
del Lago Merlin, di Castle Creek,
e del Picco soppresso.
Riconosci quel trifoglio?
Tarassaco, l’or du pauvre?
(Ciononostante l’Europa è in rovina)
Sulle distese erbose, lungo ciò che è arso
ascendono roteando gigli latini
su gotiche conifere e felci.
Campi di grano hanno corrotto le praterie,
ma queste voragini arridono! E ancora
le fate popolano il bosco.
E resto immobile, lì dove presi coscienza,
dentro l’ombra della marea – l’ombre glauque –
di una quercia memorabile;
dove le foreste svaniscono,
dove baluginano orchidee innevate…
O Esmeralda, sempre, per sempre.
Sarah Talita Silvestri (Palermo 1982) vive a Bra, in provincia di Cuneo. È laureata in Archeologia e Storia antica presso l’Università degli Studi di Torino, si occupa di numismatica antica e collabora con associazioni culturali e musei; è docente presso la Scuola Secondaria.