© Fotografia di Dino Ignani

Vanni Schiavoni – Inediti

Vanni Schiavoni (Manduria, 1977). Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte. Nascita di un solstizio d’inverno (Firenze Libri, 1996), Il balcone sospeso (Lisi editore, 1998), Di umido e di giorni (Lietocolle, 2004), Salentitudine (Lietocolle, 2006), Guscio di noce (Lietocolle, 2012), Quaderno croato (Fallone, 2020). Ha pubblicato i romanzi Come gli elefanti in Indonesia (LiberArs, 2001) e Mavi (Emersioni, 2019). Come performer si esibisce con gli spettacoli: Quaderno croato e alte province (in solo), L(‘)at(t)itudine (in trio con la cantante Martina Alberi e il chitarrista Renato Minguzzi) e Gli atleti (in duo col chitarrista Gregorio Pasanisi). Dirige il laboratorio di scrittura in versi (e altre creatività) SoloXpoetry, con Giuseppe Alemanno. La sua nuova raccolta poetica, Gli atleti, dedicata al mondo magnogreco, è in uscita a novembre per Interno Libri.

 

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Delfin

 

L’esule cubano dietro i gradi di aviatore
e gli incisivi da cambiare, la voce dell’uomo
meraviglioso di Rosario racconta o dei nipoti
che non vede e aspetta un visto, il culo delle donne
che gli passano a un profumo dagli occhi
mentre i suoi di tabacco senza filtro se ne vanno
gironzolando per calles quemadas ma è una vista passata
ed aggiorna il ricordo della pazzia
che la figlia di Korda portava nella bocca.

Ma il canto arranca e la morte che ha già appeso alle rughe
l’attende nel cicchetto dignitoso che alza alla mia salute
un ron blanco prima di premere con i palmi sulle ruote
di quella sedia che un male gli ha lasciato in pegno
delle sue maledizioni.

 

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Lungo la litoranea

 

Ogni cosa sapeva di azzurro
persino l’orizzonte
la litoranea che cavalcammo assieme
e serpeggiava per chilometri
lontani dalle ansie pedemontane
lasciate sul catrame come briciole per il ritorno
e risplendeva la ruota
oltre il bagnasciuga squarciato
ed ogni molo sempre stato creato
come fosse per noi
perché questo immaginavamo
e tutto questo è tuo e mio
è sempre stato
e tutto è perfetto
tutto sembra perfetto anche la notte
o trovare ancora in un mio respiro
l’eco vicina del tuo.

 

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L’amore al tempo della rivoluzione

 

Non fu una scelta romantica la destinazione
piuttosto improvvisa la decisione di partire
cartolina fredda il saluto alla stazione e tu
le braccia conserte mentre la pazienza collimava
il limite delle cose che non avresti detto
mentre la mancanza già ti assaliva
delle nostre piccole dispute di un tempo.
Il campo oltre i binari rifrangeva la brughiera
e il tuo profilo alimentava un lamento
col mento che portavi in alto
come una bandiera o una barricata
come l’incendio putrido di un copertone
quel puzzo che infesta la storia
al corrodersi di tutte le rivoluzioni.
La memoria si ritrovò piegata
un pensiero sbiadito su un muro
una foto a bassa definizione
la rilevante limpidezza di una vertigine
che non bastava a confonderci
poggiare il peso nel vuoto come fosse cadere
fu ciò che ci lasciammo
riscrivendoci da zero.

Oggi è un secolo da allora
e ancora continuo a girarmi
a ogni schiocco di dita
per ogni ombra.

 

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Siccome a strappi

 

Siccome a strappi
su una rotta sconosciuta si procede
e senza presunzione nelle vele
e il detto col non detto si corrode
nel mezzo che la fuga ormai rallenta
evasi con la voglia di rientrare
ma precari nel vestire le accezioni
che l’abbandono all’ emozione ci concede
lasciamo che basti per domani l’inatteso
ritorno del tuo limpido esitare.

Non tradire
questo momento pure impreciso
cercando una direzione che non tocchi nulla
una bolla che resti sospesa
che fermi l’andare più in fondo
di quanto al tuo amore conceda
il respiro di un dubbio o soltanto
lo stare alla vita in apnea.