Vanna Carlucci (1987) si occupa di poesia, cinema e fotografia. Ha vinto il contest nazionale letterario 2014 battute per un anno di teatro indetto dal Teatro Kismet di Bari (2014), partendo da un incipit scritto da Mariangela Gualtieri per l’occasione. Ha pubblicato su alcune riviste di cinema (La Furia Umana, Lo Specchio Scuro, Filmcritica, Filmparlato) e di filosofia (Logoi.ph). Scrive per la rivista di critica cinematografica Uzak. Involucri (LietoColle, 2017) è la sua opera prima in poesia.
Vanna Carlucci
Inediti
*
Ogni parola è l’immagine di una mancanza che viene trattenuta
È il gesto di uno sguardo che cerca nel vuoto una rientranza
l’alchimia di una carezza e
la notte si fa più interna se la mano resta esile e sola
e gli occhi cedono al ricordo dello stormire remoto degli uccelli
quando disgregano il cielo beccando l’aria.
Questi occhi, due pesi oltre il buio,
cadevano senza ritorno
in un piccolo silenzio pieno di sassi.
*
La tua voce è una spia luminosa
scuce la notte
tocca i pensieri, i giorni scoperti, gli anni.
Sento qualcosa cadere
come Bach adesso nella mia stanza
con le sue mani a tagliare l’aria nelle mie mani.
Se il silenzio è
un movimento bianco che fa eco nel petto,
un’improvvisa accelerazione di battito, un tonfo,
tu porgimi gli occhi
e fammi vedere
quanto affanno c’è nella distanza,
di questo viso che cerca la tua direzione
per una formazione cava che scava gli zigomi,
le labbra ancora senza suono
e divarica le ciglia non usurate dal mondo.
Fai in modo che io sia
la parola che ti manca
un suono piccolo all’altezza del tuo fiato.
È qualcosa che arriva da lontano
perché non c’è nitidezza nel ricordo,
è senza origine
il lento approssimarsi
di un addio.
Fotografia di proprietà dell’autrice.