Tommaso Meozzi (1984) è ricercatore all’Università di Graz, dove tiene corsi di lingua, cultura e letteratura italiana. I suoi ambiti di interesse riguardano la rappresentazione letteraria del lavoro, la poesia dagli inizi del Novecento a oggi, il genere della distopia e l’apprendimento linguistico. Con la raccolta di poesie La superficie del giorno (Le Cáriti, 2010), ha vinto, nel 2013, il premio Contini Bonacossi-opera prima. Nel 2017 ha ricevuto il premio della giuria nell’ambito del Premio Rimini per la poesia con la raccolta Inquieta alleanza, pubblicata nello stesso anno per Transeuropa. Sul numero 92 di «Atelier» (dicembre 2018) è uscita la sua silloge inedita Dove sei. In prosa ha pubblicato i racconti La badante (Nuovi Argomenti, n. 78, aprile 2017), Il pavimento (Risme, n. 3, settembre 2019) e Per sempre? (Fiorentini per sempre, Edizioni della Sera, 2020). Abisso e Nenni («Bollettino ‘900», n. 1-2, 2020) e Far west («Carte nel vento», n. 50, marzo 2021). È autore di un volume sulla distopia letteraria (Visioni dell’alienazione, Pacini, 2017) e, tra gli altri, di articoli su Dino Campana e Paolo Volponi.
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Poesie da “Di fuoco e fiato”
Delta3, Aeclanum
*
camminavamo in quel poco di verde
che sbocca tra piastrelle di cemento
e il vento continuava a spazzare
le nostre anime aperte,
profili di città immaginarie
inscenavano un unico dramma
e tutto era silenzio,
anche il suono argenteo delle voci
non più nostre
*
non so come tu curi la piaga
parola amata, cara,
c’è ancora tutto il veleno
ma l’anima si distende.
Io sono il serpente
contratto nelle sue spire,
e il tempo è antidoto al tempo
*
c’è stato un momento,
scaraventando il pallone a terra
mentre il vento mi carezzava la faccia
in cui ho capito
che avrei potuto uccidere?
Mio padre immobile a guardare
sentendo
che il gioco si faceva duro