Serena Mansueto, “La statua inesistenza” (L’arcolaio, 2024)

Nota di Valentina Furlotti

Può qualcosa che non esiste e che, in un certo senso, non è mai esistito (ma in un altro sì) diventare oggetto di devozione? Può qualcosa che abbiamo visto solo per un secondo, per giunta nell’atto stesso di disgregarsi, assumere i contorni precisi di una statua – immobile, fredda, pesante? Una statua altrui può guardarci? E può riguardarci? 

Serena Mansueto, in questa seconda raccolta di poesie – pubblicata da L’arcolaio nella preziosa collana Φ diretta da Gianluca D’Andrea e già premiata come opera inedita alla XXIX edizione del Premio Renato Giorgi – sceglie di mostrarci, con continui cambi di inquadratura, una serie di scene legate a una gravidanza. Si tratta, credo, di un’unica storia, che l’autrice narra dall’inizio alla fine senza sconti, rimanendo ancorata alla verità anche quando fa male. Una fecondazione assistita conclusa con un aborto? Forse di questo si parla, ma Mansueto non lo scrive mai esplicitamente ed evita con cura di tracciare confini troppo netti. Il risultato è ciò che l’autrice si augura nella nota al termine del libro: il lettore migra «in un pensiero più ampio: verso l’universalità – irriflessa – della poesia». Ed è proprio grazie a questo sguardo vago e definito al tempo stesso, ma sempre autentico, che una moltitudine di persone con esperienze diverse tra loro – da aborti spontanei a IVG – possono sentirsi “cantate”, viste, e percepire nel profondo che il loro dolore sia stato finalmente detto. 

La voce della poetessa, che risuona delle sue vaste letture, ci guida per trentadue volte tra mondo interno ed esterno, passando per un paio di zone miste e di sogni, con lentezza. Il cambio costante di fuoco ha il ritmo di un respiro, di un occhio che si chiude e si apre per soffermarsi sempre sul dettaglio. Ciò che è dentro influenza ciò che è fuori e viceversa, nonostante tra le due dimensioni intercorra uno scarto potenzialmente galattico: «hanno cercato il tuo alito su Marte» scrive Mansueto, «una testa / lunare».

Nel grembo materno accadono eventi misteriosi. Eppure spesso è il mondo esteriore – fatto di mare, vento, fichi d’India e sabbioni calcarei – a ospitare risvolti imprevisti. 

 

 

Valentina Furlotti

 

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interiore n.2

 

È un’isola. Assorbe una forza
attende il fenditore nella catalessi circoscritta

aspetta un corteo di aviatori, l’imprudenza
di infoltirsi, tentare un germoglio d’acqua
                                                                  nell’utero.

È un’isola che conosce assopita i suoi squali.

 

 

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esteriore n.4

 

Ti ho dato il lato anfibio
il respiro aria-acqua al di là di un suono.

E poi ti ho presentato la confusione
il bagno nell’inquietudine
il corrimano instabile, la voce
ora è una belva digiuna e questo lato di tutto
e di niente vede la vivacità del soffio e tu
che tiri lento un legame, provi ad ammansire
le correnti dure della rabbia
ogni altalena d’umore con la stoffa del vento.

Quanto durerà il coraggio di alzare il peso
di una frase sporca di male?

                                            Sei l’eroe e il vinto.

Puoi esserne il padre accettando la nuova
altezza del disordine, godendo della parte
amorfa in una strada di congelato assenso.

Ma ogni spacco peserà aurore, tu le vedrai
                                           tra nove mesi.

 

 

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distacco placentare

 

Sono nata di notte colata
dal centro il polso
ruotava il collo, la testa
verso l’alba.
Questa volta il giorno
comincia nel meridiano
                            fortunato.

 

 

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Serena Mansueto ha esordito nel 2020 con la raccolta Travestimenti (Eretica Edizioni). È stata inclusa nell’antologia della nuovissima poesia pugliese I cieli della Preistoria a cura di Antonio Bux (Marco Saya Edizioni, 2022). Suoi inediti sono stati pubblicati nel nono Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli Editore, 2022), nella rubrica La bottega della poesia di Repubblica-Bari a cura di Vittorino Curci, su Atelier Poesia Ultracontemporanea. È redattrice per Laboratori Poesia e scrive per lit-blog e riviste letterarie. Una prima stesura de La statua inesistenza ha vinto il 3° premio, come silloge inedita, alla XXIX edizione del Premio Renato Giorgi.

 

Valentina Furlotti nasce a Parma nel 1993. È laureata in Filosofia e si è specializzata come insegnante di sostegno. Fosforescenze (Interno Libri, 2023), la sua prima raccolta poetica, con prefazione di Valerio Grutt, ha vinto la XXXVI edizione del Premio Camaiore Proposta Vittorio Grotti ed è attualmente tra i finalisti del Premio Prato. Suoi testi compaiono su vari quotidiani, lit-blog e riviste, tra cui L’anello critico 2023 (Capire Edizioni, 2024) e il nono Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, 2022). Fa parte della redazione di Atelier e collabora con Interno Poesia Blog. È condirettrice di Vianino in poesia assieme a Eleonora Conti.

 

 

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© Foto di proprietà di Giuseppe Stefano Iaconisi.