Samantha Barendson nasce in Spagna nel 1976. È poeta francese, argentina e italiana e attualmente vive a Lione. Scrive e tiene letture o perfomances indistintamente nelle tre lingue. È considerata tra le migliori poete francesi della nuova generazione: alla raccolta Le citronnier (pubblicata nel 2014: una sorta di libro inchiesta dove l’autrice ripercorre le tracce del padre, Francisco Barendson, deceduto quando lei aveva solo due anni) viene conferito il Premio René Leynaud 2015. Nell’anno 2016 viene selezionata -assieme ad altri quattro autori- per una tournée di letture in seno alla manifestazioni le Printemps des Poètes e Versopolis. Oltre a 4 raccolte di poesia pubblicate e a diversi libri d’arte, sono innumerevoli le inclusioni in antologie, riviste, portali web. Samantha Barendson
(inediti)
traduzioni dal francese a firma dell’autrice
Le citronnier – I
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
certaines parties de mon corps sont devenues toutes blanches.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
j’ai demandé à ma tante si elle pensait que le sien et le mien étaient ensemble assis sur un nuage.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
tout le monde a beaucoup pleuré.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
une lettre a été retrouvée.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
cette lettre a été jetée.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
il dormait.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
il revenait à peine d’Espagne et toutes ses malles étaient encore sur un bateau.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
on n’a jamais pu récupérer les malles.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
il est allé au cimetière puis dans un jardin.
Il paraît que, lorsqu’il est mort,
il est devenu un citronnier.
Il limone – I
Dicono che, quando è morto,
certe parti del mio corpo diventarono bianche.
Dicono che, quando è morto,
chiesi a mia zia se lei pensava che il suo e il mio stessero insieme seduti su una nuvola.
Dicono che, quando è morto,
tutti piansero molto.
Dicono che, quando è morto,
una lettera sia stata trovata.
Dicono che, quando è morto,
quella lettera sia stata buttata.
Dicono che, quando è morto,
stesse dormendo.
Dicono che, quando è morto,
fosse appena tornato dalla Spagna con tutti i bagagli ancora sulla nave.
Dicono che, quando è morto,
nessuno potesse recuperare i bagagli.
Dicono che, quando è morto,
andò in un cimitero poi in un giardino.
Dicono che, quando è morto,
divenne un Limone.
Le citronnier – II
Je ne me souviens de rien.
Rien.
Il y a un avant, noir, vide, silencieux.
Après il y a ma tante
qui me donne de la purée
en imitant l’avion avec la cuillère à soupe.
À partir de l’avion,
à partir de la purée, tout est net.
Chaque souvenir est là, limpide, pur.
Les odeurs des placards, des gens, de la nourriture.
Les bruits, les chansons, les comptines, les voix, les rires, tout est là.
Les couleurs, les imprimés, les fleurs, les pièces de la maison, les jouets, le jardin d’enfants, tout.
Mais avant ça, rien.
Tout noir.
Il limone – II
Non ricordo nulla.
Niente.
Niente.
C’è un prima, nero, vuoto, silenzioso.
Dopo c’è mia zia
che mi da la pappa
imitando un aereo col cucchiaino.
Dall’aereo in poi, dalla pappa in poi, tutto è chiaro.
Ogni ricordo è presente, limpido, puro.
Gli odori degli armadi, della gente, dei cibi.
Rumori, canzoni, canzoncine, voci, risate, tutto è lì.
I colori, gli stampati, i fiori, le stanze della casa, i giocattoli, l’asilo infantile, tutto.
Ma prima di quello, niente.
Tutto nero.
Je ne trouve pas un seul mot,
un seul sourire, une seule image
au fond de mon crâne.
Il a bien dû me parler.
Il a bien dû me chanter quelque chose,
une berceuse, une petite chanson bête,
me fredonner un air.
Il a bien dû me donner à manger.
Me chatouiller le ventre.
Me caresser la tête.
Me bercer dans ses bras.
Je ne trouve pas la moindre miette de souvenir
au fond de ma tête encombrée
de détails,
de numéros de téléphone,
de digicodes,
de listes de choses à faire,
de noms de gens sans importance,
de protocoles bureaucratiques,
pas la moindre étincelle d’un passé ensemble.
Deux ans de vie commune,
vingt-quatre mois disparus dans le néant,
l’oubli,
le vent.
Il limone – III
Non trovo nessuna parola,
nessun sorriso, nessuna immagine
nel fondo del mio cranio.
Mi avrà parlato.
Mi avrà cantato, canticchiato, qualcosa,
una ninnananna, una canzoncina stupida,
un aria.
Mi avrà dato da mangiare.
Fatto il solletico.
Accarezzato la testa.
Cullato tra le sue braccia.
Non trovo la minima briciola di un ricordo
nel fondo della mia testa ingombrata con
dettagli,
numeri di telefono,
codici alfanumerici,
liste di cose da fare,
nomi di gente senza importanza,
protocolli burocratici,
nessuna scintilla di un passato insieme.
Due anni di vita in comune,
ventiquattro mesi spariti nel nulla,
la dimenticanza,
il vento.
Per una bio-bibliografia completa, si indirizza al sito personale dell’autrice (qui)
Fotografia dell’autrice tratta daL sito del fotografo dirk skiba