Raffaela Fazio (Arezzo, 1971) lavora come traduttrice a Roma. I suoi titoli accademici sono: lingue e politiche europee (Grenoble), traduzione e interpretariato (Ginevra), scienze religiose e arte cristiana (Roma). Le ultime raccolte di poesia pubblicate comprendono: “L’arte di cadere” (Biblioteca dei Leoni, 2015); “Ti slegherai le trecce” (Coazinzola Press, 2017); “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018); “Midbar” (Raffaelli Editore, 2019); “Tropaion” (Puntoacapo Editrice, 2020); “A grandezza naturale 2008-2018” (Arcipelago Itaca, 2020); “Meccanica dei solidi/ Solid Mechanics” (Puntoacapo Editrice, 2021); “Un’ossatura per il volo” (Raffaelli Editore, 2021). Nel 2021 è uscito il suo primo libro di racconti, “Next Stop. Racconti tra due fermate” (Fara Editore, 2021). Si è inoltre occupata della traduzione di Rainer Maria Rilke, in “Silenzio e Tempesta. Poesie d’amore” (Marco Saya Edizioni, 2020), e di Edgar Allan Poe, in “Nevermore. Poesie di un Altrove” (Marco Saya Edizioni, 2021).
* * *
per D.
Se avessi saputo
quanto è vera la morte
avrei silenziato
l’assalto alle tempie
usato altre armi
avrei in me spogliato
fino all’ultima maglia il nemico.
Se avessi capito
che la morte non rende ciò che porta via
in battaglia
sarebbe stato il colpo
non questo suono bianco
incessante distorto
di corno
nelle retrovie.
*
Non trovo la misura
del tempo che fu nostro.
Mi pare cambi peso nel pensiero.
So solo che in te tutto era vivo
e che ci tenevamo
come venuti entrambi da burrasche.
Se il tempo esiste là
dove s’infrange (e non altrove)
noi pure siamo stati il suo innesco:
sbalzati nell’impatto
feriti
felici
rinati ogni volta
e più per desiderio
che per scelta.
*
Nessuno ha detto tutto in vita.
Chi muore soffia
attraverso la fessura
un vapore di nubi
per chi resta
per chi alzando la testa
di volta in volta
nel bianco ritrova
un profilo
e nel silenzio il farsi
di un discorso
più lento, a prova
di tempo
ma ormai privo
di punti cardinali
un bianchissimo buio
in cui tutto è leggibile
tranne l’essenziale
forma della gioia.
*
Quello che adesso cresce
non esce dalla pietra.
Non più l’ansia feconda
filo di ragno o salto
del seme che si affida.
Ogni affiorare è squama
di sasso nella pigna.
Ha smesso
di andare verso forme in cui spiegarsi
si aggiunge a ciò che è muto.
Sei in me come la vita
che nessuno vede
la sete
il fuoco
che non condivido.